Marco Branca è l’esempio lampante che, nell’Italia degli Anni ’90, esser un attaccante prolifico non basta per vestire la maglia della Nazionale. Il “Cigno di Grosseto” vanta solo una fugace, quanto incisiva, presenza nell’Italia Olimpica ai Giochi di Atlanta 1996; un’esperienza maledetta per gli azzurri, ma non per lui che vive in terra americana uno di quei momenti lampanti di una carriera a “corrente alternata”.
Branca inizia la sua carriera da professionista a metà degli Anni Ottanta in Serie B con la maglia del Cagliari prima di finire nel mirino dell’Udinese che nel 1986 gli dà la chance di esordire in A e segnare i primi gol nel campionato maggiore. E’ solo un lampo perché l’anno dopo viene girato in prestito alla Sampdoria dove non trova molto spazio, ma riesce a distinguersi tanto da esser richiamato a Udine dopo una sola stagione per affrontare nuovamente il campionato di Serie B.
Marco trascina i suoi alla promozione, tuttavia in A l’Udinese non trova il giusto ritmo per salvarsi finendo nuovamente in cadetteria. Per Branca è il momento di cambiare nuovamente aria e tornare ancora una volta alla Sampdoria dove si trova al cospetto dei gemelli del gol Gianluca Vialli e Roberto Mancini con cui vince il primo storico scudetto blucerchiato.
Se per i compagni di squadra si aprono le porte della Nazionale, per lui non resta altro che cambiare per l’ennesima volta club finendo nel 1991 alla Fiorentina, ma è soltanto un momento di passaggio perché, come un “eterno ritorno”, è costretto a far nuovamente tappa a Udine dove rimane per altre due stagioni contribuendo alla salvezza a suon di gol.
A quel punto nel 1994 Marco si trasferisce al Parma dove rimane una sola annata senza lasciare il segno, ma vincendo la Coppa Uefa, ennesimo trofeo conquistato da totale comprimario, trovandosi in estate alla Roma in compagnia di un giovane talento come Francesco Totti. Branca è ormai all’apice della carriera, ma i giallorossi stanno imbastendo uno scambio che gli cambierà la carriera.
In cambio di un conguaglio economico e di metà del cartellino di Marco Delvecchio, nell’agosto 1995 finisce all’Inter fortemente voluto da Massimo Moratti. E’ subito amore per la maglia nerazzurra tanto da realizzare diciassette gol in ventiquattro partite concludendo al quarto posto nella classifica cannonieri. L’Inter chiude con un deludente settimo posto in campionato, ma poco importa, per lui si aprono le porte della Nazionale.
A chiamarlo in azzurro è Cesare Maldini, alla guida della squadra olimpica che si appresta ad affrontare i Giochi con ambizioni di medagli. Branca è un fuoriquota, ma si prende subito il posto da titolare al fianco del giovane Cristiano Lucarelli.
Le cose non vanno però come ci si aspetta: contro il Messico l’Italia soffre sul piano atletico e all’83’ deve soccombere a causa di un rimpallo di Fabio Galante che serve Francisco Palencia, lesto a battere dai sedici metri Gianluca Pagliuca. L’Italia va in crisi e negli ultimi minuti rischia l’imbarcata, ma l’esperienza la salva da una figuraccia perdendo “soltanto” per 1-0.
Contro il Ghana ci si gioca il tutto per tutto e Branca, forte di una stagione da protagonista con l’Inter, si fa trovare presente. All’ottavo minuto sblocca la sfida con un potente destro su cross di Alessandro Nesta, tuttavia gli africani non ci stanno e al quindicesimo ritrovano il pari con un siluro dalla distanza di Christian Simba.
L’Italia non si fa sorprendere e al 44’ si riporta in vantaggio complice un fallo da rigore subito da Massimo Crippa. Branca va sul dischetto e conduce l’Italia all’intervallo in vantaggio per 2-1. Il riposo non riporta però la concentrazione fra gli azzurri che al 63’ subiscono l’ennesimo rimpallo in area del torneo. Galante è costretto a stendere Augustine Ahinful subendo così l’espulsione e il rigore del pareggio, segnato dallo stesso giocatore africano. In dieci gli uomini di Cesare Maldini crollano e al settantreesimo subiscono il gol del k.o. su prodezza di Christian Saba.
Gli highlights di Ghana-Italia del 23 luglio 1996
La corsa alla medaglia finisce qui, ma per l’Italia c’è un’ultima occasione di riscatto: la sfida con la Corea del Sud. Gli azzurri continuano a faticare tremendamente sotto il punto di vista fisico, ma Branca, questa volta sostenuto da Delvecchio, tocca il suo picco: doppietta agli asiatici e vittoria per 2-1 nell’unico successo tricolore nella competizione.
Per Marco ci sarà spazio per ancora una stagione in nerazzurro prima del trasferimento nel gennaio 1998 in Inghilterra al Middlesbrough dove contribuisce alla promozione del club britannico in Premier League. Nell’estate 1998 il grossetano subisce un infortunio al ginocchio che lo costringe a due operazioni al menisco prima di tornare in campo il 13 settembre con il Tottenham per uno sprazzo di partita.
Il Middlesbrough non ne può più e, secondo il consulto di un suo specialista, dice che la carriera di Branca è finita lì. Il toscano non si dà pace e, pagando di tasca propria un’operazione e la seguente riabilitazione, inizia una lunga causa con la squadra inglese giungendo sino alla commissione FIFA prima di rescindere il contratto e tornare in campo nella primavera del 2000 con la maglia del Lucerna.
E’ la fine di una carriera che ha dato meno di quanto ci si poteva aspettare, visto che per lui ci sarà spazio ancora per una stagione al Monza in Serie B prima di appendere gli scarpini al chiodo. L’esperienza da dirigente dell’Inter ripagherà in gran parte il grande lavoro svolto, tuttavia nella sua testa rimarrà il rimpianto per non aver potuto vestire più volte la maglia azzurra.