Quando Nigel Mansell vede il traguardo dell’Estoril è come se fosse un toro posto davanti a un drappo rosso. Sale in macchina e diventa una furia, come se non esistessero limiti. Forse perché quella pista esalta la sua caparbietà, forse perché il caldo lusitano gli dà alla testa. Scuse che non possono spiegare quanto accade nel Gran Premio del Portogallo 1989 con il “Leone” inglese batte ogni record di negatività.
Il weekend non inizia nel migliore dei modi per il pilota della Ferrari che in qualifica deve arrendersi ad Ayrton Senna che conferma il dominio della McLaren nel Mondiale. Il brasiliano infligge quasi sei decimi sul giro secco a Gerhard Berger, al volante dell’altra Ferrari, mentre Mansell è costretto a subire ben sette decimi dal brasiliano e partire dalla terza casella al fianco di Alain Prost. Quinta piazza a sorpresa per la Minardi di Pierluigi Martini, mentre fra Alex Caffi riesce a piazzare la Dallara in settima posizione alle spalle della Williams di Riccardo Patrese.

Sembra tutto apparecchiato per l’ennesimo successo della McLaren, ma l’Estoril sembra favorire l’aerodinamica della Ferrari disegnata da John Barnard, coadiuvata dal potente 12 cilindri e da un cambio elettroattuato. Berger sfrutta tutta la potenza della Rossa in partenza bruciando Senna che dopo otto giri è costretto a cedere il passo a uno scatenato Mansell. L’inglese non si accontenta e alla ventiquattresima tornata riprende anche l’austriaco passando così al comando della competizione.
La gara va nel migliore dei modi per la Ferrari che, se si eccettua il giro percorso da Martini al comando (il primo storico per la Minardi), mantiene senza problemi la vetta. Sembra che la doppietta sia già in ghiaccio quando al quarantacinquesimo giro Mansell rientra ai box per cambiare le gomme. Forse per la fretta, forse per l’emozione, il britannico va lungo e manca la piazzola della scuderia di Maranello. Come se niente fosse, innesta la retromarcia e si posiziona correttamente per consentire ai meccanici di svolgere il proprio lavoro.
Peccato che in pit-lane quella manovra sia vietata e, fra l’incredulità di tutti, i commissari gli comminano una squalifica. Mansell non vuole sentir ragioni e riparte più arrabbiato che mai, alle spalle di Berger e Senna. Dal box la Ferrari continuano ad avvisare via radio il proprio pilota di fermarsi, mentre dal muretto la direzione gara continua a sventolare la bandiera nera, ma Mansell non ha alcuna intenzione di fermarsi.
Le immagini dell’incidente fra Nigel Mansell e Ayrton Senna
Al quarantanovesimo giro Mansell raggiunge Senna e tenta un sorpasso impossibile alla prima curva, ma il brasiliano chiude la traiettoria e i due si toccano. Per i due la gara finisce lì, ma ad aver la peggio è Senna che rischia di dire addio alle proprie speranze mondiali. Dopo il contatto Ron Dennis corre nel box delle Ferrari per chiedere spiegazioni a Cesare Florio, ma fra i due volano parole grosse, arrivando quasi a mettersi le mani addosso.
Berger non si accorge di nulla e mantiene così il comando della gara sino alla fine anticipando nettamente Prost e lo svedese Stefan Johansson che regala alla Onyx-Ford il primo storico podio in Formula 1. Quarta posizione per Alessandro Nannini con la Benetton che precede Pierluigi Martini, al miglior piazzamento in carriera dopo il quinto posto in Gran Bretagna.
E Mansell? Nel dopo-gara prova a giustificarsi con i giudici sostenendo di non aver visto la bandiera nera, ma nessuno gli crede a partire dal presidente della FISA Jean-Marie Balestre. Il dirigente francese è furioso e infligge al pilota della Ferrari 50.000 dollari di multa e l’esclusione del Gran Premio di Spagna.