Il 26 giugno per Vanessa Ferrari raccoglie in sé l’alba e il tramonto, lo squillo trionfale che annuncia al mondo una nuova campionessa e il suono sgraziato di una caduta che spezza muscoli, tendini e speranze.
In quel giorno del 2005, la ragazzina Vanessa ha cominciato a vincere ori ai Giochi del Mediterraneo, ad Almeria, in Spagna. Ha solo 15 anni e supera atlete sulla carta più forti, in particolare le francesi. E’ la grande rivelazione. Alla fine di quelle gare, il 28 giugno, diventerà la più medagliata: 5 ori (concorso a squadre, concorso individuale, corpo libero, trave e volteggio) e un argento (parallele asimmetriche). Meglio di lei, in una edizione di questi Giochi, solo un fuoriclasse come Jury Chechi, 6 ori nel 1991 ad Atene.
Nello stesso giorno del 2024, una caduta in allenamento, una lesione al polpaccio sinistro, l’addio al sogno della quinta Olimpiade. A quasi 34 anni, è la fine della carriera? Obbiettivamente, sì. Ma lei dice che ci penserà, confermando un’altalena di emozioni, risultati, infortuni e rinascite, momenti bui e ottimismo, relazioni difficili con i giornalisti, lunghi silenzi e improvvisi risvegli comunicativi, che hanno caratterizzato tutta la sua carriera.
E poi, a contrastare l’ipotesi di un prolungamento della carriera, l’amara constatazione che, anche senza quest’ultimo infortunio, la quinta Olimpiade per lei non sarebbe stata un traguardo realistico. Comunque già qualificata insieme alla squadra, il suo stato di forma, tecnico e fisico, già non appariva più sufficiente a garantire una prestazione all’altezza delle migliori. E andare a Parigi senza alcuna prospettiva di un piazzamento adeguato alla sua storia personale non avrebbe avuto senso. Questo, però, non toglie alcunché al valore della sua carriera e delle medaglie, al significato che lei ha avuto nella storia della ginnastica artistica, italiana e mondiale.
In effetti, anche se il suo medagliere appare ridotto rispetto ad altre grandi atlete (un solo argento olimpico, nel corpo libero a Tokyo nel 2021; un oro, un argento e 3 bronzi ai Mondiali), Vanessa Ferrari ha contribuito a innalzare il livello tecnico e spettacolare, in particolare nel corpo libero. Basti pensare, in proposito, che è dovuto a lei, anzi, è dovuto al tentativo di andare contro di lei, di frenare la sua superiorità in un esercizio, il cambio di regolamento voluto dalla Federazione internazionale, che ridusse a 3, da 4 che erano prima, le “diagonali” consentite nel corpo libero. La diagonale acrobatica, con l’atleta che attraversa tutta la pedana con combinazioni di salti e piroette, è il punto di forza di Vanessa, che accumula punti preziosi per la vittoria. Il suo oro nel concorso generale individuale ai Mondiali 2006 ad Aarhus induce la Federazione a imporre la riduzione delle diagonali acrobatiche. Non sono molti gli atleti, in qualsiasi sport, ad aver indotto le Federazioni a cambiare i regolamenti per tentare di arginare la loro superiorità.
Che sia stata frenata o no da questo cambio di regole, Vanessa Ferrari si ritrova un elenco di medaglie inferiore al suo valore per un altro motivo, quello dei tanti infortuni e interventi chirurgici che l’hanno bloccata anche per lunghi periodi, come da ottobre 2017, per la rottura del tendine di Achille nella finale del corpo libero ai Mondiali di Montreal, all’inizio del 2019, anno in cui dovette sottoporsi ad altre due operazioni alle caviglie. In più, anche la beffa dell’Olimpiade di Londra 2012 quando nel corpo libero finisce terza con lo stesso punteggio della russa Mustafina, ma in classifica è quarta perché il regolamento prevede che, a parità di punteggio, viene privilegiata l’atleta che ne ha uno superiore nella “esecuzione”, uno dei due elementi, insieme al “coefficiente di difficoltà”, che determina il totale. Tanta sfortuna, ma il numero di successi rimane comunque impressionante, oltre a essere la prima ginnasta italiana a vincere una medaglia individuale olimpica, con l’argento nel corpo libero a Tokyo nel 2021. Oltre alle medaglie mondiali e olimpiche, infatti, ne conquista 8 agli Europei assoluti (4 ori, 2 argenti, 2 bronzi), 3 agli Europei junior (un argento e 2 bronzi), 14 in Coppa del Mondo (6 ori, 3 argenti, 5 bronzi) e 10 ai Giochi del Mediterraneo (8 ori, un argento, un bronzo).
Accanto ai giorni di gloria e a quelli neri, c’è però un altro aspetto della carriera e della vita di Vanessa Ferrari che stona rispetto alle imprese sportive, quello dei rapporti con la stampa e, in alcuni casi, di dichiarazioni che suscitano polemiche. Eppure, ai Giochi del Mediterraneo, nel 2005, quando viene intervistata dai giornalisti per aver vinto 5 ori, si mostra sì timida, con parole che le escono a fatica, ma non arrogante, anzi, fa tenerezza e si intenerisce lei stessa quando dice che ha due fratelli più piccoli, gemelli, e poi specifica, sempre con un filo di voce, “gemelli, ma diversi”. E ha quasi timore di esultare per quell’impresa che l’ha portata vicina a eguagliare un campione come Jury Chechi in quelle stesse gare. Sorride e si schermisce, il ritratto della simpatia. Poi, inspiegabile, ecco la trasformazione dopo un paio d’anni e dopo l’oro mondiale del 2006. Comincia col rifiutarsi qualche volta di parlare con i giornalisti, anche con quelli che l’avevano intervistata ad Almeria nel 2005 e che le avevano dedicato articoli nei quali esaltavano la sua bravura. Addirittura, nel 2010, agli Europei, per obbligarla a parlare con l’inviato di un giornale sportivo, deve intervenire il responsabile delle relazioni esterne dell’Esercito, cui lei appartiene col grado di Primo Caporal maggiore. E in tante altre occasioni esprime pubblicamente il suo disagio con i giornalisti, francamente difficile da capire. In più, un episodio che provocò pesanti polemiche, alla vigilia dell’Olimpiade di Londra 2012. Intervistata da “Brescia Oggi”, Vanessa Ferrari tira in ballo la ginnastica ritmica e dice: “Non so perché non hanno ancora cancellato la ritmica dal programma olimpico. Un’ingiustizia, ad esempio, che il rugby ai Giochi non ci sia. È uno sport vero. Io non amo la ritmica, non ha i sacrifici di noi dell’artistica, è per ballerine fallite”. E’ la tempesta perfetta quella che si scatena su lei. La Federazione ginnastica, in poche ore, tenta di metterci una pezza e sul suo sito appare un chiarimento della stessa Ferrari: “Quando ho parlato della ginnastica ritmica sono stata fraintesa. Nell’esprimere, infatti, il rammarico per l’assenza ai Giochi Olimpici del rugby, ho detto che ci sono discipline come la ritmica che stanno dando un pessimo esempio di sé attraverso giudizi discutibili, spesso a danno delle nostre Farfalle”. Che poi si creda o no a questa nuova dichiarazione è un altro discorso. Quello che è certo è che il giornalista di “Brescia Oggi” che ha intervistato la Ferrari, quando gli viene chiesto di dare la sua versione dei fatti, conferma che la Ferrari ha detto esattamente le cose che sono poi state pubblicate. La polemica, per fortuna, si chiude lì.
Chiusa questa parentesi di Vanessa Ferrari “fuori pedana”, rimane la sua versione migliore, quella di un’atleta che ha dato tanto alla ginnastica e in generale allo sport italiano, con meriti innegabili e risultati che sono una spinta per tutte le ragazze che vorrebbero percorrere la stessa strada, tant’è che dopo di lei e grazie al suo esempio è venuta fuori, sotto la guida del c.t. Enrico Casella, la più forte e completa nazionale italiana femminile di ginnastica artistica che ci sia mai stata. Anche dopo il ritiro dalle gare, l’eredità di Vanessa Ferrari non andrà perduta. E’ forse il miglior complimento che le si possa fare.
Vanessa Ferrari s’era arresa prima dell’ultimo infortunio
La più grande campionessa azzurra della ginnastica artistica ha dovuto rinunciare alla sua quinta Olimpiade, ma le speranze di ben figurare a Parigi erano comunque quasi inesistenti. Restano in suo onore i grandi risultati e l’esempio di un’atleta, anche controversa, che ha sempre lottato contro la sfortuna