Campione in carica della Moto2, Enea Bastianini si giocherà negli ultimi due round della stagione – domenica a Portimão e settimana prossima a Valencia – il titolo di rookie dell’anno con Jorge Martín. Il rider del team Avintia Esponsorama Racing, 24 anni a dicembre, è tredicesimo in classifica e sta disputando una seconda metà del campionato eccellente, grazie ai consecutivi due podi e quattro piazzamenti tra i primi sei conquistati tra Aragón e Misano. “Jorge è un rivale tosto, battagliamo dai tempi della Red Bull MotoGP Rookies Cup” dice il riminese.
Manca poco alla fine del Mondiale: com’è stato guidare la Desmosedici?
Molto impegnativo, perché la Ducati ti mette sempre alla prova: ha un motore potentissimo. E va forte come nessun prototipo: la velocità è la sua grandissima qualità.
La qualità che apprezzi in Luca Marini, tuo compagno di squadra?
L’ottimo rapporto con i tecnici. Lavora molto bene con la telemetria e, così, migliora turno dopo turno.
Tre aggettivi per definirti come pilota?
Veloce, imprevedibile e… non lo so!
Frequenti il ranch di Valentino Rossi: dal “Dottore” hai ricevuto consigli?
Teorici, no, non faccio parte della VR46 Academy e non ho avuto grandi occasioni di confrontarmi a voce con lui. Pratici, sì: sulla pista flat-track ci siamo allenati molto insieme e ho imparato non poco, vedendolo in azione.
Il tuo sogno, escluso quello di diventare campione del mondo della classe regina?
Confermare il titolo. Prima lo vinco, poi lo rivinco (ride, ndr).
Oltre alla moto quali sono le tue passioni?
I motori in generale, dai go-kart alle auto, la pesca, lo sci e le scarpe. Collezioni? Nessuna: spero di iniziare presto quella dei trofei.
L’anno prossimo monterai in sella alla Ducati della Gresini Racing, scuderia con cui avevi debuttato nel 2014.
Sono felice di tornare nella squadra che per prima ha creduto in me e considero una famiglia. Certo, sarebbe stato meraviglioso avere Fausto (Gresini, ndr) a fianco. La sua scomparsa, l’anno scorso, è stata devastante.
Un ricordo di Fausto?
Ne ho tantissimi, a partire dal primo podio in Moto3. Abbiamo festeggiato in hospitality la sera, tirandoci tutto quello che c’era sulla tavola.
Un suo insegnamento?
Il più importante è senz’altro il metodo di lavoro. Con lui sono cresciuto come pilota e come persona: sento molto la sua mancanza.
Domenica rivivrai le emozioni del 2020: proprio a Portimão ti eri laureato campione del mondo e avevi riportato in Romagna un titolo iridato che mancava da 12 anni (Marco Simoncelli vinse nel 2008 nella 250, ndr). Avevi fatto qualcosa di speciale per celebrare la vittoria?
Purtroppo c’era poco da fare perché non si poteva uscire a causa delle restrizioni legate alla pandemia. Però, poi mi sono fatto un bel regalo: ho comprato casa, dove andrò a vivere con la mia fidanzata.
Il titolo della Moto2 è stato il momento più bello della tua carriera: il più brutto?
Nel 2011, quando temevo di dovere appendere il casco al chiodo: non c’era più possibilità di continuare e ogni giorno era difficile svegliarsi.