Quando i giocatori del Vado Calcio toccano l’erba del Campo di Leo, quasi non ci possono credere. A differenza di quanto gli esperti avevano previsto, una squadra di Promozione è arrivata sino alla finale della Coppa Italia, a discapito delle big della Prima Divisione.
E’ vero che alla prima edizione del torneo tricolore mancano le principali formazioni del movimento italiano, in aperta polemica con la FIGC e per questo trasferitisi alla Confederazione Calcistica Italiana. Eppure il Vado è partito dal fondo, affrontando anche il terzo turno dove hanno eliminato la più quotata Juventus Italia.
Il momento decisivo è arrivato ai quarti: i rossoblu sconfiggono la Pro Livorno, fra le favorite per la vittoria finale, mentre in semifinale arriva il successo di misura sulla Libertas Firenze. Un percorso più che generoso, ma che si dovrebbe concludere inevitabilmente con l’eliminazione visto che al Campo di Leo arriva l’Udinese.

Quel pomeriggio del 16 luglio 1922 qualcosa di magico sta per accadere e lo si capisce sin dai primi minuti quando i liguri attaccano a oltranza, spinti dal calore dei tifosi presenti sugli spalti. Il Vado attacca, ma alla lunga il talento dell’Udinese esce, consentendo ai bianconeri di andare vicino al titolo.
Il primo tempo si chiude però a reti bianche e lo stesso si può dire per i secondi quarantacinque minuti dove la difesa del Vado tiene duro sotto i colpi dell’Udinese. I tempi regolamentari si chiudono sullo 0-0, motivo per cui l’arbitro decide di far proseguire il match a oltranza.
All’epoca non esistono i rigori, motivo per cui la partita prosegue finché qualcuno non segna, tuttavia il Campo di Leo non ha l’illuminazione adatta. I giocatori dell’Udinese si lamentano e chiedono l’interruzione per rigiocare il giorno successivo. Il direttore di gara non ci sta e decide di proseguire sino al “golden gol”.

I calciatori friulani sono furiosi, provano a chiudere la sfida, ma si sbilanciano eccessivamente in attacco. L’Udinese perde palla e Lino Babboni, centrocampista del Vado, riesce a dare il via al contropiede ligure. Il giocatore rossoblù si invola verso la porta avversaria quando vede Virgilio Felice Levratto, bomber del Vado che con quattro gol ha trascinato la squadra sino alla finale.
“Sfondareti”, come viene simpaticamente soprannominato dai tifosi, non si fa impensierire e colpisce così potentemente il pallone tanto da rompere la rete della porta. E’ il 118° minuto della finale di Coppa Italia e il Vado, al primo tentativo, vince il trofeo alzando l’unico trofeo della sua storia plurisecolare.