Poco meno di 365 giorni fa, l’uomo ha morso il cane per ben due volte, quasi tre, tenendo conto della scorrazzata all’ombra della Tour Eiffel. Le due poderose azzannate hanno avuto luogo a Cardiff e a Roma: due morsi nella carne viva di un mite Scott terrier, malinconico come il suono di una cornamusa, e di un mansueto Welsh corgi pembroke, (proprio quelli preferiti dalla regina Elisabetta), feriti ed esterrefatti. La sconfitta di sabato scorso con la Scozia ha in parte rimesso a posto le cose. Lo Scott terrier è tornato a mordere naturalmente l’uomo italico, e non viceversa. Per leggere un’altra vera notizia al posto del solito resoconto dell’ultima sconfitta azzurra (per carità, con molto onore, ma non ci basta piú), l’uomo deve seguire il pronostico. Proprio così, il pronostico dice che nel prossimo turno è più probabile che l’uomo morda ancora il povero Welsh corgi, piuttosto del contrario.
OBIETTIVI AZZURRI
È questo l’obiettivo dichiarato dell’Italrugby? Non esattamente. Come ribadito in diverse interviste da coach Quesada, capitan Lamaro e compagni, “dobbiamo arrivare al 60’ in partita, poi a quel punto può succedere di tutto…” Invece a Edimburgo è successa una sola cosa: la Scozia ha ingranato la sesta e lasciato un pugno di mosche agli Azzurri, peraltro bravi a metabolizzare le due mete iniziali degli avversari e ad avere la giusta pazienza per rimontare, fino al 19-19.
Quindi un Sei Nazioni 2025 fatto di 5 sconfitte sofferte e sfortunate, tutte maturate negli ultimi 20 minuti di partita, sarebbe da considerare positivo? No, per lo meno non quest’anno. A prescindere dal risultato arrivato in Scozia, l’Italia deve assolutamente vincere a Roma contro il Galles.
VINCERE E BASTA
Magari anche giocando male, con qualche errore in touche o in qualche maul, ma la vittoria deve arrivare. Perché è l’unico match che gli uomini di Quesada giocano da favoriti. Stanno attraversando un lungo periodo di buone prestazioni e anche, finalmente, di buoni risultati. Al di là della linea di centrocampo, c’è invece una squadra che ha fatto la storia di questo sport. Senza ricordare i mitici tour nell’Emisfero Sud degli anni ’70 e ’80 e il massiccio contributo dei giocatori gallesi alla selezione irlandese e britannica dei Lions, il Galles è attualmente, con l’ Inghilterra, la squadra che ha vinto più volte il Sei Nazioni, 39.Oggi però è l’ombra di se stessa, afflitta da mille problemi e da una drammatica striscia di sconfitte.
TESTA A TESTA
Le ultime due partite dell’Italia in Galles sono state due vittorie entusiasmanti. La prima, 22-21 nel 2022, arrestò la drammatica emorragia di sconfitte consecutive nel Sei Nazioni, 36! La seconda è quella dell’anno scorso, caratterizzata da un’inizio di fuoco degli azzurri e poi dalla battaglia per impedire la rimonta dei gallesi. In mezzo, però, la sfida casalinga del 2023 fu persa da un’Italia schiacciata dalla responsabilità di dover vincere. Per meglio dire, dover vincere a Roma.
LA CITTÀ ETERNA, LA SCONFITTA PURE
Nella città eterna, infatti, sembra tale anche la sconfitta: non battiamo il Galles a Roma dal 2007 e il successo l’anno scorso contro la Scozia ha interrotto un digiuno lungo undici anni: nel 2013 superammo l’Irlanda (prima e unica volta nel Sei Nazioni), poi solo sconfitte. Solo in apparenza paradossalmente, gli azzurri si esprimono al meglio lontano dall’Olimpico. Perché il pubblico aggiunge pressione alla pressione più dichiarata di poter solo vincere. Il risultato, gli spettatori, la conferma dei nostri miglioramenti davanti a giocatori e osservatori avversari.
COME COL CALCIO
Nel lontano 1997 la Nazionale di calcio di Cesare Maldini dovette giocarsi all’Olimpico di Roma la qualificazione ai Mondiali francesi dell’anno dopo contro l’Inghilterra, con la vittoria come unico risultato utile. Pareggiare o perdere avrebbe significato dire addio al primo posto e lottare per finire nel purgatorio degli spareggi. Quella sera l’Italia purtroppo non dette mai l’idea di poter fare male all’avversario, se non in qualche occasione aerea da calcio da fermo. A parte quei pochi momenti, il pubblico azzurro da tutto esaurito seguiva la squadra in un silenzio passivo, figlio della tensione del risultato e poco utile ai giocatori in campo. Ancora prima del match, Maldini padre parlò del pubblico dell’Olimpico come arma a doppio taglio, intuendo che la vittoria contro i Tre Leoni era alla portata degli azzurri, ma inevitabilmente avendo tutto da perdere: la qualificazione diretta ai Mondiali, l’occasione di dare soddisfazione agli spettatori, la possibilità di mettere a tacere le critiche.
Un’Inghilterra solida e attenta fece il resto: partita a reti bianche e Italia condannata a giocarsi la qualificazione (vincendo, meno male) contro la Russia.
Le stesse condizioni del ’97, sullo stesso campo gioco, con un pallone più ovalizzato, si ripresentano prima di Italia-Galles. Possiamo aspettarci una ripetizione della notizia da prima pagina, con l’uomo che morde il cane? Difficile, come con gli inglesi nel ’97, l’Italia sabato può vincere, ma ha tutto da perdere.