Ci sono le altre, e poi c’è lei. Unica, lontana dalle realtà delle virago del tennis moderno, da Sabalenka a Rybakina, come dalla precocità della 17enne Mirra Andreeva, dalle aspettative ancora inevase di Gauff e della miriade di guerriere che, dall’Europa dell’Est, invadono il WTA Tour. Unica, e inimitabile, con una storia fulgida alle spalle e ancora tanto da scrivere nel futuro, con l’obiettivo Olimpiade di Parigi, Sara Errani, è diversa da tutte le altre partecipanti agli Internazionali d’Italia di Roma. Lo è nel gioco e nell’età, 37 anni, che la fanno la più anziana in gara. Lo è nel cervello fino che significa tecnica completa e tattica sopraffina, resilienza e capacità di interpretare al meglio il match e trovare le contromosse per rovesciarlo anche quando sembra impossibile.
SUPER STAR
Saretta è uno dei miti del tennis donne, italiano e anche mondiale per le imprese dal 2012 al 2014: è esplosa coi quarti agli Australian Open poi ha vinto 3 titoli sull’amata terra arrivando in finale al Roland Garros sia in singolare, che ha perso contro super-Sharapova, che in doppio, che ha vinto con la abituale partner, Roberta Vinci. Insieme alla quale ha trionfato anche agli US Open e poi anche due volte a Melbourne, chiudendo il Grande Slam, almeno al numero 1 della specialità (con 29 titoli WTA), contribuendo a 3 titoli di Fed Cup.
E quindi salendo al 5 del mondo in singolare, con 9 urrà. Passando alla storia per tanto altro ancora, a cominciare dalla determinazione nel trovare la sua strada transitando fra più esperienze in giro per il mondo fino a trovare l’Eldorado all’Accademia Tennis Val, di Silla, Valencia, in Spagna, e nell’abbattere qualsiasi pregiudizio di una tennista alta 1.64 e con un servizio molto vulnerabile. Spesso anche troppo.
PERSONALITA’
Sara è talmente unica che le ex colleghe, quelle con cui ha duellato trovando la quadra del gioco e della maturità con estrema fatica, ma poi mantenendo d’equilibrio nel tempo, quando la incrociano la travolgono di complimenti per quello che ha significato e significa per loro e per il tennis. Estasiate dalla capacità della bolognese di mantenersi ancora in condizione fisica e soprattutto di motivazioni, dopo un cammino pro iniziato nel 2002 che l’ha portata a guadagnare 14,5 milioni di euro di soli premi.
Il suo primo allenatore è il coach di sempre Pablo Lozano che, pur potendo lavorare con altri spagnoli dell’ATP Tour, ha sempre rifiutato per continuare il percorso con la Errani. “Qui Sara ha aspirazioni più in doppio, accanto a Jasmine Paolini con la quale si integra al meglio, in uno scambio tecno-tattico importante per entrambe”, racconta. “Quello che mi affascina e mi conquista di lei è la motivazione, la capacità di sostenere la routine dell’allenamento e di ripartire ogni giorno e ogni settimana più volitiva. E’ un esempio per tutte, soprattutto per le più anziane che, quando l’incontrano, l’abbracciano convinte e impressionate dalla sue capacità”.
IERI, OGGI E DOMANI
Sara sarà, ma in effetti è già, anche una giocatrice di padel. Uno sport che l’affascina e che rischia di trascinarla lotta dal tennis dove potrebbe essere un ottimo coach. Dopo però essersi dedicata totalmente, come fa lei, per l’obiettivo Olimpiade in coppia con Jasmine Paolini. Anche se prima, in questi giorni, c’è ancora Roma, dove l’italiana che visse due volte, è arrivata in finale nel 2014. Come a Parigi incrociò, sfortunatamente, quel mostro della Sharapova, al Foro – handicappata da uno stiramento alla coscia sinistra, giocando praticamente tutti i giorni nel torneo che all’epoca si disputava in un’unica settimana per la parallela corsa fino alla finale di doppio – si trovò la strada sbarrata da quel mostro di Serena Williams.
Contro la quale, nel 2015, agli US Open, si prese una rivincita storica a domicilio dell’americana, per interposta persona – attraverso l’amica e compagna di doppio Roberta Vinci, piccoletta come lei, ma tecnicamente abilissima – lanciando la prima finale azzurra nella Slam contro Flavia Pennetta. Quell’anno, in quella corsa magica, Sretta superò Li Na e Jelena Jankovic: l’ultima italiana ad arrivare così lontano era stata addirittura 29 anni prima Raffaella Reggi nell’85, ma nell’edizione ridotta di Taranto. C’è un segreto del tennis che Sara Errani non conosce? Magari a 37 anni, con meno energie, può essere un limite: può sognare un’altra impresa con leggerezza, senza calcolare, valutare, pensare?
da SuperTennis TV