Alessandro Sibilio ha imparato che il corpo è come un’automobile: è necessario utilizzarla con parsimonia per evitare che il motore subisca dei danni che a lungo andare possano rallentare la corsa. E’ quindi necessario valutare quando spingere sull’acceleratore e quando fermarsi per fare incetta di carburante.
Per questo motivo il portacolori delle Fiamme Gialle ha deciso di saltare la finale dei 400 metri ostacoli ai Campionati Italiani di atletica leggera dopo aver strabiliato tutti agli Europei di Roma conquistando l’argento e cancellando il primato italiano di Fabrizio Mori risalente al 2001.
Quel 47”50 è però frutto di un lavoro certosino da parte del 25enne napoletano che a Tokyo 2020 ha rappresentato una delle sorprese più belle dell’atletica nazionale con una finale conquistata combattendo tenacemente. Un po’ come accaduto con gli infortuni che hanno costellato le ultime stagioni, ma non gli hanno impedito di vincere sia in pista che fuori dove si è laureato in ingegneria gestionale.
Come sta dopo l’infortunio ai Campionati Italiani?
In realtà abbastanza bene. Sabato ho affrontato la batteria e poi la sera mi sono sentito un po’ affaticato. Dalla risonanza che abbiamo svolto dopo la gara, non sembra esser uscito niente. Visti i miei precedenti infortuni, abbiamo deciso di prenderci una settimana di scarico completo preferendomi concentrare sulla fisioterapia e sull’allenamento in piscina.
Esiste il rischio di saltare l’Olimpiade?
Non c’è nessun rischio. Per fortuna manca ancora circa un mese alla gara, motivo per cui posso recuperare senza problemi.
Dopo esser stato fermo quasi nove mesi, questo stop quanto è pesata sul morale?
Sinceramente l’appuntamento più importante di questa stagione erano gli Europei, quindi saltare la finale degli Italiani non ha avuto tutte queste ripercussioni sul morale anche se dispiace. Nel corso di questi mesi ho imparato come bisogna a volte ascoltare il corpo e assecondarlo. Questo perché in passato ero più abituato a gareggiare maggiormente prima dei grandi eventi e di conseguenza a fare più turni, ora un po’ meno e quindi possono andare incontro a situazioni simili.
Per lei si tratterà della seconda Olimpiade dopo la finale di Tokyo. La finale è alla sua portata oppure si può puntare a qualcosa di più?
Senza dubbio, anche se il podio appare in questo momento lontano visto che davanti ci sono tre mostri sacri. La finale è fattibile visto che ho il sesto tempo al mondo, anche se sarà comunque una battaglia visto che ci sarà da affrontare i turni precedenti e di conseguenza vedere come stanno gli altri.
Quanto sono lontani Karsten Warholm e Alison Dos Santos?
Warholm è circa 5-6 metri davanti a me quindi ci vorrà ancora del tempo per prenderlo. Quest’anno non so se sia fattibile. Io mi alleno per poter dare il massimo visto che non si sa mai cosa possa succedere, soprattutto visto che ci sono degli ostacoli di mezzo. Staremo a vedere, intanto continuo a lavorare.
A Parigi farà anche la staffetta 4×400 metri?
E’ in programma, anche se bisogna capire bene come gestirla visto che è in programma dopo la finale individuale. Arriverei dopo tre turni di 400 ostacoli, qualora ci si riuscisse a qualificare, e poi bisognerebbe valutare la mia condizione. Per ora ho dato la mia disponibilità, poi vedremo cosa succede durante l’Olimpiade.
Come si è sentito quando ha conquistato l’argento europeo a Roma davanti al suo pubblico, battendo il record di Fabrizio Mori?
Già l’argento e il record erano un’emozione importante. Gareggiare a Roma però mi ha caricato ulteriormente perché lì c’era il mio pubblico. Avevamo un obiettivo importante, però non pensavo di arrivare così in forma. Fortunatamente ci siamo allenati bene nell’ultimo periodo e siamo arrivati al meglio.
Dopo gli Europei, in molti vi considerano come gli eroi dello sport italiano. Non vi pesa questa responsabilità?
No, perché siamo sempre abituati a far il nostro. Ci sono stati anni in cui l’atletica non andava come si sperava. Noi però abbiamo cercato di continuare ad allenarci e, dopo Tokyo, abbiamo cambiato marcia. Abbiamo imparato da chi ha vinto che, per ottenere quei risultati, serve dare quel qualcosa in più. Ovviamente servono dei leader per spronare gli altri a ottenere certi risultati e trascinare così un’intera squadra.
A Parigi dove può arrivare l’atletica italiana?
A Tokyo ci presentavamo praticamente da sconosciuti e siamo riusciti a prenderci cinque medaglie d’oro. Ora ci sono tanti ragazzi che accompagneranno i nostri big che andranno lì per difendersi. E’ vero che non sarà facile ripetere i cinque ori di Tokyo, ma proveremo a garantire tante medaglie all’Italia Team.
Come ha scelto di gareggiare nei 400 metri ostacoli?
Già da piccolo ho iniziato a gareggiare sui 300 metri ostacoli. Pian piano mi sono accorto che miglioravo e da lì è nata quasi una passione per gli ostacoli. Non è arrivata per caso visto che mi piaceva saltare gli ostacoli, però è cresciuta pian piano.
Come gestisce lo studio e un impegno atletico di alto livello?
L’atletica occupa tanto tempo, però in futuro non so se voglio rimanere in questo campo. Deciderò alla fine e quindi vorrei aver un’alternativa. Per gestire bisogna saper capire quando sono i tempi morti da utilizzare per lo studio, ma anche gestire le energie che ci servono poi in campo. E’ un mix di aspetti da fare, che però se uno ha passione, riesce a far coesistere.
La matematica utilizzata in ingegneria può tornare utile nell’affrontare una gara?
Sì, ma anche nel modo di accendere il cervello studiando ed essere quindi più svegli quando si va in campo. Lo studio ti aiuta quindi sia sul fronte delle conoscenze, ma anche in campo sportivo.
Quali sono i prossimi obiettivi di Alessandro Sibilio?
Servirà fare un recap di questi tre anni perché a volte si ragiona step by step e per questo bisogna valutare come siano andati. Da settembre in poi si valuterà come prepararsi in vista della prossima stagione e dei Mondiali all’aperto.