Qual è il colmo più grande per un pilota di Formula 1? Ricevere in regalo per Natale un corso di scuola guida. Chiedere a Lorenzo Bandini che nel 1964 si trovò questo grazioso cadeau inviato dal collega Graham Hill. Un modo simpatico per chiudere una diatriba iniziata qualche mese prima a Città del Messico in occasione del Gran Premio del Messico.
Si tratta dell’ultimo atto di un Mondiale particolarmente combattuto che vede al comando proprio Hill con trentanove punti, cinque in più del ferrarista John Surtees e del rappresentante della Lotus Jim Clark. L’inglese della BRM ha tutto da perdere visto che, a differenza dei colleghi, sarà costretto a scartare un risultato, tuttavia le cose partono subito male per lui visto che in qualifica la sua guida pulita lo blocca in sesta piazza.
La pole position va al rivale Clark che, grazie alla sua precisione, ferma il cronometro in 1’57″24 anticipando di ottantasei centesimi l’americano Dan Gurney (Brabham). Alle loro spalle, in seconda fila, ecco le Ferrari di Lorenzo Bandini e John Surtees, per l’occasione dipinte di bianco e blu.
Enzo Ferrari è in quel momento in aperto scontro con la Federazione Internazionale che non ha accettato l’omologazione della sua vettura per la 24 Ore di Le Mans. Per questo motivo restituisce la licenza di costruttore e in Messico non potrebbe partecipare. Per risolvere il problema e giocarsi il titolo mondiale, il Drake escogita un trucco: decide di appoggiarsi al North American Racing Team, scuderia satellite guidata da Luigi Chinetti, schierandosi così regolarmente al via.
La gara sembra però totalmente ad appannaggio di Clark che allo scatto fugge immediatamente inseguito a distanza da Gurney e Hill, in grado di sorpassare entrambe le Ferrari e portarsi comunque sul podio. Surtees parte invece male retrocedendo al tredicesimo posto vedendo di fatto spegnersi il sogno iridato.
Al trentunesimo giro arriva però il colpo di scena: cercando di riconquistare il terzo posto, Bandini tampona al tornantino Hill mandandolo in testacoda contro le barriere e costringendolo a una sosta ai box. La BRM ha uno scarico piegato e così il britannico è costretto a ripartire in fondo al gruppo, rallentato dal problema tecnico.
La gara prosegue senza interventi da parte della giuria con Bandini che sale sul podio davanti al collega Surtees, risalito nel frattempo grazie a una serie di ritiri. Tuttavia davanti Clark continua imperterrito e il Mondiale sembra ormai nelle sue mani quando la Lotus rompe un tubo dell’olio grippando il motore.
Lo scozzese vede andare in fumo la possibilità di conquistare il Mondiale a pochi chilometri dalla conclusione perdendo posizioni preziose. Per il gioco degli scarti, Hill a questo punto sarebbe campione del mondo se non fosse che Bandini, da vero gregario, cede la posizione a Surtees e gli consente di conquistare il titolo.
A vincere la gara è Gurney con oltre un minuto di vantaggio sull’inglese della Ferrari e su Bandini, mentre Clark termina al quinto posto, beffato dalla sua vettura. Per Hill l’undicesima piazza finale non cambia nulla, se non fosse per la questione degli scarti che lo costringe a perdere un quinto posto nel Gran Premio del Belgio e i due punti che aveva incamerato.
Così soltanto per una lunghezza lo scozzese deve inchinarsi al connazionale e dire grazie soprattutto a Bandini che, complice la sua “toccata”, gli ha fatto perdere il secondo titolo della carriera. Nei giorni successivi l’Associazione Piloti (GPDA) scrive una lettera a Bandini accusandolo di scorrettezze, ma Hill non fa una piega, anzi, per Natale invia al collega italiano un corso di scuola guida in dieci lezioni chiudendo così la diatriba con immensa classe.