Il primo Slam vinto non si scorda mai, anche per Jannik Sinner il numero 1 del mondo più freddo di qualsiasi altro 23enne: “Melbourne è una città stupenda ed ovviamente è un posto molto speciale per me, dove sono iniziate molte cose, dentro e fuori del campo, sono felice di essere qui. E’ bello tornare in un posto dove adoro giocare. Tornare da campione in carica dove hai vinto il primo Slam è una bella sensazione”.
Il primo boato del pubblico all’ingresso in campo gli strappa un sorrisetto compiaciuto, la prima intervista pre-esibizione contro Alexei Popyrin, sulla stessa Rod Laver Arena dove domenica sarà subito impegnato nel primo turno degli Australian Open, non lo coglie impreparato: “Il torneo non è ancora cominciato. Speriamo di essere pronto, sono qui per ritrovare il feeling della partita, questa è la prima che gioco, speriamo di essere pronto fra qualche giorno quelle ufficiali”. L’imperativo è centellinare le energie e anche le parole, e monitorizzare tutti gli ingranaggi già alla luce delle indicazioni del 7-6 6-4 che prelude al primo atto ufficiale del Major d’apertura della stagione, domani, al sorteggio del tabellone, e quindi venerdì alla seconda esibizione, contro Stefanos Tsitsipas: “Cerco di vivere giorno per giorno, il feeling è abbastanza buono, non sarà questo risultato a dire le risposte ma quello fra una settimana, per noi è importante provare a sentire il campo e il ritmo”.
LAMPI E CALDO
La macchina da guerra-Sinner che l’anno scorso ha prodotto 73 vittorie in 79 partite si sta rimettendo in moto nei tempi e nei modi concerti col team, nel quale sono subentrati in corsa la stagione scorsa il preparatore atletico Marco Panichi e il fisioterapista Ulisse Badio, coi quali a dicembre ha svolto la prima preparazione invernale. Popyrin è lo sparring partner ideale per il primo numero 1 italiano del tennis mondiale. Nel primo set il servizio dell’altoatesino non concede palle-break all’allampanato australiano, nel secondo sale di livello il dritto, scende un po’ la battuta e, nell’equilibrio da assestare, cala anche l’intensità causando il break del 2-4. Ma appena Popyrin balbetta quando serve per il set, Jannik rialza subito concentrazione e qualità e brilla anche con una stop volley di rovescio e la decisiva smorzata di dritto. Contento? ”Il primo Slam della stagione può essere carico di tensione, ma so quanto abbiamo lavorato in queste settimane. Sono fiducioso”. Il Profeta dai capelli rossi ha già archiviato il 2024: “E’ stata una stagione fantastica ma è il passato. Abbiamo cercato di prenderne il meglio. A Natale ero sulla neve, il primo giorno qua a Melbourne c’erano 40 gradi…”. Nella meticolosa programmazione non è ancora previsto l’esame degli avversari, che sono famelici e temibili, ma sono ancora lontani.
L’attesa per l’appello Wada
L’appello della WADA (il massimo organismo antidoping) al CAS (la Cassazione degli sportivi) fa sempre più paura. E per Jannik Sinner non è facile concentrarsi sul tennis mentre gli aleggia sulla testa, a febbraio, lo spettro di una sospensione di 6 mesi-1 anno, paventata anche da Karen Moorhouse, CEO dell’ITIA (il Tribunale Indipendente di primo grado), che l’ha assolto dopo i due test positivi all’antidoping di marzo a Indian Wells. “Il motivo del ricorso si concentra sul fatto che il giocatore possa avere una responsabilità, rispondendo all’articolo in cui si parla di “nessuna colpa o negligenza significativa”, ha puntualizzato la Moorhouse. “I casi Swiatek e Sinner sono diversi. Se risulti positivo a una sostanza vietata, il punto di partenza per una possibile squalifica è di 4 anni. Se dimostra che non sia stato intenzionale, la pena si riduce a 2. Per Iga Swiatek si trattava di un prodotto contaminato (medicinale), per Sinner il prodotto vietato non era contaminato e il fisioterapista l’ha usato sul suo dito, per curarsi. Perciò, la squalifica passa da uno a due anni“. E i nervi di ferro di Jannik sono già a tie-break contro un nemico impalpabile ma spaventoso. Sperando che il pubblico non ci metta lo zampino.
Nole e Carlos
Djokovic e Alcaraz, in quest’ordine, sono i rivali che Sinner teme di più agli Australian Open. Jannik conosce bene la storia di Nole I di Serbia nel torneo – 10 trionfi in 10 finali -, e l’enorme esperienza non solo nella gestione della parte tennistica, da super-veterano, ma delle condizioni ambientali dell’estate “down under” e del pubblico, aperto, sportivo ma anche molto deciso nel tifo. Anche se quello che l’altoatesino teme di più del primatista di 24 Slam – che fa comunella col “bad boy” locale Nick Krgios – è l’abilità strategia, unita all’ancora intatta fame di successi. E questo aldilà del 4-4 nei testa a testa, col recente 3-0. Il saldo con Carlos Alcaraz è 4-6, con due cocenti ko Slam, ma al quinto set. Ma, fisicamente, Jannik si sente sempre più pronto alle maratone e quindi fiducioso nella gestione soprattutto mentale contro lo spagnolo. Che ha mille frecce al suo arco, ma si concede drammatiche pause anche in chiave da show-man. Il terzo grande avversario, se non disperderà energie preziose e sarà propositivo con continuità, è il potente Sasha Zverev, che è 4-2 nel bilancio con Sinner, 2-0 sul cemento di New York. E attenti a Taylor Fritz: il 4-1 non illuda, è in crescita e non è più solo servizio.
I giovani che potrebbero togliere lo scettro a Sinner
Quali sono i giovani che possono davvero insidiare il campione uscente di Melbourne? La nuova grande speranza brit, il coetaneo 23enne Jack Draper (bilancio 1-1), ha sicuramente le credenziali giuste sia come tennis che come temperamento, anche se manca di esperienza a livello Slam e dovrebbe fare miracoli contro risposte e passanti dell’italiano, sempre che Jannik non lo sfianchi da fondo. Lo stesso vale per il 21enne mancino Usa, Ben Shelton che Sinner ha già battuto 4 volte su 5, ma che può sfoderare una potenza impressionante con l’uno-due servizio-dritto: è in grandi produrla con continuità per 5 set? Lo stesso quesito vale per l’altro bombardiere 21enne, il 2.03 francese Giovanni Mpetschi Perricard, anche lui micidiale al servizio ma, sulla carta, non abbastanza continuo e comunque solido da fondo. Il 20enne connazionale Artur Fils è più completo come gioco e come atleta, ma ancor più volatile come tenuta di nervi. E due anni fa a Montpellier Jannik l’ha gestito al meglio. L’outsider? Ci piacerebbe che fosse un altro italiano, magari Matteo Berrettini, due anni fa primo azzurro di sempre semifinalista agli Australian Open, stoppato da Rafa Nadal. Con un sorteggio favorevole, potrebbe rinascere ancora.
Vincenzo Martucci (tratto dal messaggero del 8 gennaio 2025)