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Sport, Tennistavolo

Gaia Monfardini, la promessa per un podio azzurro

Da Gennaro Bozza 09/06/2025

Ai Mondiali di Doha è stata di nuovo l’italiana migliore, nelle prime 32 come nel 2023 a Durban. Dopo aver giocato alla pari con le più forti asiatiche, adesso può puntare a una medaglia agli Europei, più di venti anni dopo quelle conquistate da sua madre Tan Wenling

Gaia Monfardini mantiene le promesse. Nel 2023, ai suoi primi Mondiali individuali di tennistavolo, a Durban in Sud Africa, è l’azzurra che va più avanti, fino ai sedicesimi, battendo giocatrici di più alta classifica, fino alla tedesca Sabine Winter, n.38. Potrebbe anche sembrare un singolo e casuale risultato, lei addirittura non doveva partecipare e l’iscrizione le era stata concessa solo grazie alla disdetta di un’altra giocatrice, ma Gaia annuncia sin da quel momento di avere tutta l’intenzione di fare ancora meglio. E due anni dopo, ai Mondiali di Doha, in Qatar, ripete quella prestazione, di nuovo i sedicesimi di finale, ma battendo giocatrici più forti, come Doo Hoi Kem, di Hong Kong, n.37, e arrendendosi soltanto alla n.10 del mondo, la sudcoreana Shin Yubin, in un match equilibratissimo. Non è solo la conferma di un vero talento, ma anche la certezza che l’Italia potrà contare su lei per risultati ancor più importanti.

Del resto, se non è predestinata lei non si vede chi altri possa esserlo. Figlia di Tan Wenling, cinese naturalizzata italiana per matrimonio con Alfio Monfardini, che è stata campionessa europea a squadre con l’Italia nel 2003 e argento nel singolo in quella stessa edizione dei Campionati, a Courmayeur, Gaia ha trovato davanti a sé una strada “obbligata”, prima come “accompagnatrice” della mamma, sin da quando aveva 4 anni, in tanti viaggi nel mondo per i vari tornei e per i Mondiali, poi come sua allieva (https://www.sportsenators.it/05/07/2023/gaia-monfardini-una-figlia-darte-fra-la-cina-e-litalia/), in un cammino che, dopo venti anni, promette altre belle soddisfazioni.

A Doha, il tabellone le ha riservato avversarie difficili sin dal primo turno, tutte molto più esperte di lei, nessuna delle quali era mai stata affrontata prima da Gaia, che perciò è partita svantaggiata. Ma, a cominciare dalla slovacca Balazova (4-2 tirato), la 24enne azzurra ha dimostrato una maturità notevole nella gestione tecnica della partita e in quella mentale. E, soprattutto, ha dimostrato di non farsi intimorire dalla caratura delle avversarie, come nel caso di Doo Hoi Kem, 37 del mondo, di Hong Kong, nazione in cui vanno a giocare tante cinesi, pur fortissime, che non riescono a trovare posto nella Nazionale della madre patria. Questa partita è stata, in pratica, un esame di laurea per la giovane Monfardini: al meglio dei 7 set, in vantaggio 2-0, subisce il sorpasso dell’avversaria che sul 3-2 sembra avere la strada spianata per la vittoria. Ma proprio in questo momento, quando la bravura tecnica, l’esperienza e la cattiveria agonistica della giocatrice “più scafata” sembrano avere la prevalenza, ecco che vengono fuori le doti di carattere di Gaia, che prende a comandare il gioco, imponendosi nello scambio veloce e vincendo 11-6 e 11-7 negli ultimi due set.
E’ la prova di forza che dimostra come Monfardini sia in grado di giocare alla pari con chiunque. Lei stessa non crede di essere arrivata a tanto. Ripensando a quella prestazione, fa notare: “Ancora adesso non riesco a crederci, alle volte ci penso e dico: Ma ero io? L’ho fatto davvero io? Delle volte ancora mi chiedo se ho fatto davvero io questo risultato, delle volte ancora mi devo convincere che sono stata io”.
Eppure, i segnali, oltre a quelli di Durban 2023, c’erano già stati, come nei Mondiali a squadre del 2024 a Busan, in Sud Corea. C’era già il motivo per sentirsi più forte. “Questo sì, sicuramente, perché a Busan avevo fatto buoni risultati, me l’ero giocata con la portoricana Adriana Diaz, top 20, ma il suo gioco non è asiatico, quindi avevo bisogno di una riprova con altri tipi di avversarie. Comunque, a quei Mondiali nel 2024 mi sono detta che forse c’è qualcosa di concreto, sono migliorata tanto”.
E che sia migliorata lo si è constatato a Doha, perché è arrivato il banco di prova con le asiatiche e lei l’ha superato. Dopo aver battuto Doo Hei Kem, suo miglior risultato di sempre, Gaia ha affrontato la n.10 del mondo Shin Yubin in un incontro che, a dispetto del 4-1 finale per la sudcoreana, è stato sempre sul filo (5-11, 11-8, 9-11, 12-14, 14-16), in un equilibrio spezzato soltanto da singoli colpi vincenti, ma con scambi assolutamente alla pari, soprattutto sul gioco veloce. “Sul gioco veloce sul tavolo sono sempre stata brava – dice Gaia -. Sono migliorata mentalmente, sopporto la pressione, lo stress. Tecnicamente, sono più elastica, prima mi trovavo male quando l’avversaria rallentava, adesso riesco ad alternare lo scambio veloce con una pausa lenta per poi riprendere in velocità”.
C’è ancora da migliorare: il rovescio è da prime dieci nel mondo, il diritto ha bisogno di lavoro. “Il rovescio è nel mio sangue, l’ho sempre sentito così. In confronto al mio rovescio è evidente che serve migliorare il diritto, deve diventare più stabile. In realtà, il mio diritto non è scarso, ha anche tanta forza, ma sembra meno efficace perché è paragonato al rovescio. Inoltre, devo stare più attenta all’effetto che l’avversaria dà alla pallina nel servizio”.
E sono proprio gli aspetti su cui si è decisa la partita con Shin Yubin, con diverse occasioni per Gaia di puntare al 3-3 e di giocarsi tutto al settimo set. Se si pensa che al turno successivo, la sudcoreana ha impegnato in uno strenuo confronto la cinese Sun Yingsha, n.1 della classifica e poi confermatasi campionessa del mondo, si capisce ancor più che l’azzurra ha raggiunto un livello tale da poter giocare alla pari con chiunque. Per lei, l’aspetto più importante è convincersi di questa nuova realtà. “Dentro di me vorrei convincermi che posso giocare alla pari con tutte, che posso essere sicura di me, che posso farcela. Se all’inizio ero abituata ad aver paura di tutte le altre, adesso le altre devono stare attente a me, questo deve cambiare nella mia mentalità”.
Nuovi traguardi: classifica più alta, ora è 101 del mondo, e medaglia agli Europei, come la madre, anche se lei, su quest’ultimo punto, non vuole pensarci (“Aiuto! Aiuto!”). In realtà, quello della classifica del tennistavolo è un sistema molto “bloccato”, la salita è lentissima anche in caso di risultati clamorosi. “Sinceramente, penso sia ancora presto per guardare alla classifica. Secondo me, è una conseguenza del lavoro, non necessariamente un traguardo a sé stante. Anche perché tante volte la classifica non è sempre veritiera, quindi non penso troppo a che numero voglio arrivare. Adesso per me l’importante è migliorare, parlare con i risultati, di conseguenza la classifica salirà”.
Resta il discorso sul podio agli Europei. E anche se Gaia preferisce non parlarne, la realtà è che il suo potenziale, ormai, è quello. Nella classifica mondiale, sono poche le europee che le stanno davanti. E, come ha detto lei stessa, è arrivato il momento che siano le altre ad aver paura di affrontarla.

Gennaro Bozza

Tags: Gaia Monfardini, la promessa per un podio azzurro

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Nota sull’autore: Gennaro Bozza

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