Luca Sito è molto sereno, nonostante qualche settimana fa la sua vita è letteralmente cambiata. All’esordio in Nazionale, davanti a migliaia di spettatori pronti a tifare per lui, il 21enne milanese ha ammutolito lo Stadio Olimpico realizzando il nuovo record italiano sui 400 metri e guadagnandosi così la qualificazione alla finale degli Europei.
Un traguardo del tutto inaspettato per i principali esperti di atletica leggera che non si sarebbero mai aspettati di vedere un balzo del genere da parte del portacolori del CUS Pro Patria Milano, ma non per il suo allenatore Alessandro Simonelli che dall’inizio del 2023 lo segue a Giussano dove si allenano alcuni dei migliori talenti del movimento tricolore.
Seguendo le orme del suo idolo Davide Re, Sito ha fermato il cronometro in 44”75 diventando il secondo italiano a scendere sotto il muro dei 45 secondi e mettendosi al collo due argenti continentali nella staffetta 4×400 e nella 4×400 mista. Forte di queste prestazioni, il giovane azzurro è pronto a vivere un’Olimpiade da protagonista dopo aver improvvisamente bruciato le tappe nel giro di pochissimi mesi.
Com’è nato il record italiano sui 400 metri?
Dopo che il primo giorno ho affrontato la staffetta mista e, partendo dalla prima frazione, ho fatto segnare un tempo sotto i 45 secondi, ho capito che avrei potuto fare il primato. Farlo a Roma, davanti a tutte quelle persone che sono lì per tifare per te, è un plus rispetto a questo record e sono fiero di esserci riuscito in quel contesto.
A inizio stagione si sarebbe aspettato di partecipare agli Europei e fare il record?
Partecipare agli Europei, soprattutto nell’individuale, sì perché era uno degli obiettivi che ci siamo preposti, anche se sono stati cambiati di volta in volta. Questo perché mi sono progressivamente migliorato e abbiamo dovuto adeguarci al livello di forma che arrivava di volta in volta. Il livello ha toccato dei picchi superiori al previsto visto che pensavamo di scendere sotto i 46 secondi e invece ci siamo ritrovati sotto i 45.
Come si è sentito quando si è ritrovato tutti gli occhi addosso dopo il record?
In realtà l’ho vissuta con serenità perché, con il passare dei giorni, ero sempre più gasato. Prima della finale non avevo per nulla ansia nonostante in curva ci fossero centinaia di persone a fare il tifo per me. Questo è stato probabilmente il punto di forza di questo Europeo che probabilmente sarà difficile da replicare in futuro visto che sarà impossibile ritrovare una carica del genere.
Il record apparteneva a Davide Re, un pilastro dell’atletica italiana. Vi siete sentiti dopo il primato?
Dopo l’Europeo mi ha fatto i complimenti e poi ci siamo rivisti a La Spezia dove abbiamo approfondito la nostra amicizia che è nata già durante i vari raduni per le staffette. Per me lui è un grande esempio da seguire, al pari di Vladimir Aceti, perché è un idolo per i 400 italiani. Battere il suo record è stato un onore e sono convinto che posso migliorarlo ancora.
In futuro sarà possibile andare sotto i 44?
Tutto è possibile. Vediamo cosa riesco a tirar fuori, però andare sotto i 44 in questa stagione vorrebbe dire essere il leader stagionale mondiale dei 400. E’ un passo da gigante però quest’anno siamo scesi già di due secondi, quindi nulla è impossibile. Mi alleno con uno dei gruppi più importanti d’Italia, motivo per cui non escludo che in futuro ciò sia fattibile.
A Giussano si allenano fra gli altri Filippo Tortu, Vladimir Aceti, Arianna De Masi ed Elena Bellò. Quanto l’aiuta lavorare al loro fianco?
E’ uno stimolo lavorare con loro, soprattutto con Vladimir che per me è un fratello maggiore e per questo favorisce una sana competizione. Con Elena e Arianna ovviamente facciamo dei lavori differenti, però comunque abbiamo modo di essere fianco a fianco, motivo per cui ci diamo una mano e ciò mi consente di alzare ulteriormente il livello.
Com’è arrivato ai 400 metri?
In realtà per caso perché avevo fatto un 400 indoor a Machelen con l’Atletica Meneghina da allievo e avevo fermato il cronometro in 53 secondi. L’anno successivo ho fatto 52 e da lì ho iniziato a scendere, motivo per cui l’ho provata anche outdoor ed è diventata la mia specialità. E’ una gara difficile da interpretare perché ti uccide, ma è bella da vedere e sono fiero di rappresentare l’Italia in una specialità così complicata da essere nota come il “giro della morte”.
Ora ci saranno le Olimpiadi dove sarà nuovamente di scena sia nell’individuale che nella staffetta. Cosa si aspetta dalla prova a “cinque cerchi”?
Per Parigi sono super tranquillo soprattutto per l’individuale, con la semifinale che è fattibile, mentre la finale sarebbe un sogno. Per quanto riguarda la staffetta, soprattutto la mista, siamo molto forti e possiamo puntare in alto. La squadra è in grande crescita così come in generale il movimento dei quattrocentisti. La dimostrazione è arrivata ai Campionati Italiani dove in quattro sono andati sotto i 46 secondi rendendola la finale più veloce di sempre. Per questo ritengo che possiamo puntare in alto.
Agli Italiani l’abbiamo vista di scena sui 200. Vuole tenerli come seconda specialità per il futuro?
Sì, anche perché credo che lo siano visto che gli 800 li escluderei. I 200 sono la mia gara preferita da correre anche se devo capire un attimo come affrontarli al meglio. Devo dire che posso limare ancora qualche decimo rispetto a La Spezia, anche se sono comunque soddisfatto perché ho portato a casa un bronzo in un contesto che prevedeva atleti molto forti come Fausto Desalu, Diego Pettorossi e Andrea Federici. Un traguardo che mi ero prefissato e posso dire che il 20”72 mi può ritenere abbastanza soddisfatto.
Come caratteristiche assomiglia un po’ a Fausto Desalu. Si aspira a lui?
A livello personale assolutamente sì visto che abbiamo un ottimo rapporto, a livello atletico sì anche perché pure lui lo scorso anno ha provato i 400, nonostante io sia più un quattrocentista prestato ai 200. Rispetto a Filippo Tortu che è più un centista, mi rivedo in lui, anche se siamo atleti diversi.