Quando Jole Galli è tornata ad aprire il cancelletto di Coppa del Mondo, è stata come tornare nel suo ambiente ideale. La 29enne di Livigno ha superato il grave infortunio al ginocchio tornando in pista dopo oltre un anno e conquistando il secondo podio in carriera a San Candido. Già bronzo nella gara a coppie ai Mondiali di skicross 2023, la portacolori dei Carabinieri punta forte sulle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 dove scenderà davanti al suo pubblico.
Com’è stato riaprire il cancelletto dopo l’infortunio?
È stato emozionante sotto diversi punti di vista, nel senso che sono ripartita dalla pista dove mi ero fatta male, con le aspettative abbastanza alte perché è stato difficile e travagliato, ma sono arrivata lì pronta. Non l’ho presa subito alla prima gara, ma alla seconda. È stato emozionante, ma è andata bene.
Si sarebbe aspettata di centrare subito il podio in Coppa del Mondo?
Era più una speranza che un’aspettativa. Le aspettative erano più basate sull’aver lavorato bene ed essere in forma, anche psicologicamente. Sapevo di poter fare il mio e, quando succede, so di poter esser fra le prime.
Non ha avuto paura di cadere nuovamente?
Ho avuto “paura di aver paura” nei mesi precedenti. Ho lavorato per arrivare pronta all’evento e così non ho avuto paura in gara. Ho ricevuto tante emozioni, gestibili, che mi hanno dato la carica giusta.
Quando ha rotto il ginocchio cos’ha pensato?
Ho pensato che mi stesse crollando il mondo addosso perché in estate avevo lavorato sodo, con obiettivi ben precisi, in particolare uscire più forte dal cancelletto. Non aver avuto modo di testarmi nemmeno una volta è stato complicato. Quando sono caduta mi sono subito resa conto di essermi fatta male e, pian piano, nei giorni successivi mi è crollato il mondo addosso. All’inizio ho realizzato di aver finito la stagione, poi di aver chiuso in anticipo l’inverno e vedere le gare da casa è stata dura.
Vedendo le avversarie gareggiare, non ha avuto la sensazione di mollare tutto?
No, perché un ginocchio ce l’hai per sempre e la volontà di tornare al top era l’obiettivo principale. Tuttavia, ho avuto momenti in cui ho pensato che stesse succedendo tutto a me, ma ho avuto attorno a me persone che mi hanno saputo aiutare.
Il bronzo ai Mondiali del 2023 le ha cambiato la carriera?
Sì, mi rendo conto che ogni allenamento miglioro molto e in quel momento non ero ancora al top della mia forma come forse non lo sono ora. Come ogni risultato, mi ha dato fiducia confermandomi di aver intrapreso la strada giusta come penso per tutta la squadra.
Quanto l’aiuta allenarsi in alta quota come a Livigno?
Nel mio sport non serve così tanto l’allenamento in altura non essendo uno sport di endurance, però le gare durano un minuto e mezzo per cui penso che fa un po’ di differenza. Io forse non me ne accorgo però visto che sono nata qui.
Allenarsi sulla pista olimpica è un vantaggio in vista dei Giochi?
Purtroppo, la pista è ancora in costruzione. Non vediamo l’ora di poterla vedere e studiare, però sono dell’idea che se nessuno la prova, partiamo tutti sullo stesso piano.
Gareggiare davanti al proprio pubblico non aumenta la pressione?
Non ho ancora ben realizzato che affronterò un’Olimpiade in casa. È abbastanza vicina, però il focus era sul rientro e ora è sui Mondiali, per questo non ho sentito la pressione. Sicuramente arriverà, ma cercherò di lavorarci, anche se sono sicuro che il sostegno del pubblico sarà una spinta.
In futuro c’è la possibilità di ampliare lo skicross femminile?
Sarebbe bello averlo da subito perché aver un riferimento da subito potrebbe aiutare anche me. Con i risultati abbiamo un po’ più di stabilità, l’unica cosa che posso fare con i risultati e ampliare quindi il numero di praticanti.