Monica Trinca Colonel ha preso spesso scelte tanto complicate, ma quanto curiose nella vita. Dopo aver gareggiato fianco a fianco di fuoriclasse come Elisa Balsamo o Chiara Consonni nelle categorie giovanili, la ciclista valtellinese ha deciso di lasciare da parte lo sport agonistico e dedicarsi allo studio diplomandosi come optometrista.
Una professione che l’ha condotta a lavorare per due anni e mezzo a Livigno, patria degli sport invernali, ma non certo il luogo ideale dove svolgere continuativamente la passione per il ciclismo. Una spinta che nell’estate del 2023 è tornata a farsi sentire con forza tanto da spingerla a svolgere alcuni test e ritrovare la via maestra.
Tutto ciò ha consentito alla 25enne di Grosotto di diventare professionista con la maglia della BePink-Bongioanni e conquistare il titolo italiano nella cronosquadre oltre a partecipare sia alla Vuelta di Spagna che al Giro d’Italia. Ad attendere Monica c’è ora il salto nel World Tour con la Liv AlUla Jayco per coronare quel sogno a lungo inseguito.
Qual è il bilancio della sua prima stagione fra le professioniste?
E’ stato l’anno più bello della mia vita per ora perché ho compiuto un vero cambiamento. Non potevo sapere se questa esperienza mi sarebbe piaciuta o meno, ma posso dire ora di aver fatto la scelta giusta.
Com’è nata l’idea di tornare al ciclismo?
Avendo corso da piccola, mi sono sempre chiesta dove sarei potuta arrivare se avessi continuato. In questi anni ho comunque continuato ad allenarmi, anche se per divertimento, tuttavia dentro di me è rimasto quel dubbio che è esploso nell’estate del 2023 quando ho deciso di riprovarci. Avendo lavorato due anni e mezzo ho capito come funzionava il mondo del lavoro e, cambiando vita, mi sono accorta che sarebbe stato decisamente meglio.
Com’è entrata in contatto con la BePink di Walter Zini?
Ci sono arrivata grazie a un test che ho svolto per provare a rientrare in questo mondo. Ho provato a fornire gli esiti di questa prova a diverse squadre, ma soltanto Walter si è interessato veramente a me e da lì è ricominciata la mia carriera.
Qual è stato il cambiamento più forte che ha incontrato?
Sicuramente il fatto di viaggiare molto, anche perché mi è sempre piaciuto. Chiaramente quando sono partita a gennaio per il ritiro ho avuto un po’ di paura perché non sapevo quando sarei tornata a casa. Durante l’anno si è spesso via, ma comunque ci sono tanti momenti in cui ci si può allenare a casa, motivo per cui quello è stato un grande cambiamento. L’altro grande fattore che ho dovuto affrontare è stato dover concentrare tutta la propria vita sulla bicicletta. Già prima non ero una ragazza che avesse molti vizi, però ora sono diventata molto rigorosa ponendo grande attenzione anche al sonno. Fondamentalmente non posso dire che la vita mi sia cambiata moltissimo sotto questo aspetto, però le differenze le noto.
Come ha appreso la famiglia questa decisione?
Bene, anche se inizialmente mia madre si è un po’ preoccupata visto che si è trovata di fronte una figlia che ha deciso di lasciare un lavoro a tempo indeterminato per andare a correre in bicicletta. Dopo pochi giorni si è però convinta visto che essendo sempre stata appassionata di ciclismo e questo l’ha spinta a sostenermi nel mio percorso.
Come si è trovata a gareggiare con le più grandi atlete del ciclismo femminile?
Quando te le trovi al tuo fianco, non te ne rendi nemmeno conto, eppure sino a qualche giorno prima le seguivo alla tv e mi sembravano irraggiungibili. Quando ti trovi lì, fai fatica, ma realizzi che ci sei anche tu e cerchi di esser al loro stesso livello. Essere al fianco di queste campionesse è stato senza dubbio una fortuna.
Si sarebbe aspettata di salire sul podio già alla prima stagione?
Sinceramente non l’avevo messo in conto perché non avevo grosse aspettative, quindi è stata una grande sorpresa per me. Avevo messo in preventivo di faticare il primo anno, invece il mio fisico ha reagito bene e quindi sono riuscita a chiudere la stagione in crescita.
Cosa si aspetta dall’approdo nel World Tour?
Mi aspetto di esser all’altezza, ma soprattutto di migliorare sia a livello fisico che di affrontare una gara anche a livello psicologico. Vorrei che l’allenamento possa esser messo in pratica anche in gara e ottenere qualche risultato importante, potendo fare meglio di quest’anno. A inizio stagione correvo, ma non sapevo ancora dove mi trovassi, senza la convinzione di far risultato. Nel finale invece l’ho fatto con maggior comprensione.
Per il futuro si vede come un’atleta per corse a tappe?
Sì, ma non solo perché alcune gare da un giorno mi piacciono molto, anche se mi sono accorta che sono molto portata per le corse a tappe. Il sogno è quello di vincere un grande giro come il Tour de France, però ci sono gare che amo come le Strade Bianche.