Fantaelezioni di una Federazione sportiva mondiale. Nell’Assemblea elettiva, viene annunciato, che ci sono 185 delegati presenti in persona e 16 collegati online, anche questi con possibilità di votare: totale 201. Alla fine della votazione, il risultato è di 104 voti per il presidente uscente e 102 per l’altro candidato: totale 206. Ci sono 5 voti online in più. Si scatena la protesta di chi sostiene lo sfidante, si chiede conto di questi “misteriosi” voti in più che hanno sovvertito il risultato (che era di 98 a 87 per lo sfidante coi i voti dei presenti). Nel pieno della protesta, il presidente uscente e “rieletto” si alza e abbandona l’assemblea, scappa letteralmente e va a rifugiarsi nell’Ambasciata del suo Paese, chiedendo aiuto perché “si è sentito in pericolo”. Dall’Ambasciata contattano l’assemblea, parlano con alcuni delegati che restano sorpresi: incidenti? minacce? clima di pericolo? Ma qui è tutto regolare, si sta solo protestando. L’Assemblea viene sospesa e vengono rinviate le elezioni del vicepresidente e del “Board”, in pratica il Comitato direttivo. Le opposizioni annunciano reclamo. Si rimane con un presidente eletto, ma senza che ci siano le altre cariche per garantire la funzionalità della Federazione mondiale e si comincia a pensare a un’altra Assemblea per eleggerle. Riconvocare più di 200 persone da tutto il mondo per votare di nuovo! E’ il caos totale.
NON E’ UN FILM DI FANTASCIENZA
Beh, può apparire come un film. E invece è tutto reale, è successo davvero, a Doha, in Qatar, subito dopo la conclusione dei Mondiali di tennistavolo. E questo sport, che si è sempre distinto come alfiere di pace e comprensione fra i popoli, adesso sprofonda nel ridicolo per i motivi opposti. Giusto per ricordare alcuni momenti che hanno portato il tennistavolo all’attenzione del mondo, sportivo e no: il disgelo fra Stati Uniti e Cina grazie alla partita fra le due nazionali nel 1971 con la conseguente stretta di mano fra Richard Nixon e Mao Zedong; la squadra unita delle due Coree nei Mondiali del 1991; la partita fra un palestinese e un israeliano ai Mondiali giovanili del 1994. E adesso, tutto oscurato da una lotta che è venuta alla luce nel modo più clamoroso, ma che covava da tanto tempo all’interno dell’Ittf.
La protagonista assoluta è una donna, la svedese Petra Sorling, presidentessa uscente e “rieletta” secondo il risultato della votazione contestata. Di fronte a lei, il qatarino Khalil Al-Mohannadi, candidato dell’opposizione e favorito per la vittoria. Sorling è davvero scappata quando sono cominciate le proteste, è andata nell’Ambasciata svedese a Doha e ha chiesto protezione come se fosse stata davvero in pericolo. La scena da film, anche in questo caso, era realtà, comprese le telefonate del personale dell’ambasciata ad alcuni delegati, tutti presidenti di Federazioni nazionali, per chiedere cosa stesse accadendo, ricevendone risposte che contraddicevano clamorosamente la versione della Sorling. Da quel momento in poi, non c’è più stata alcuna comunicazione ufficiale da parte della Sorling, dalla quale tutto il mondo del tennistavolo si aspetta un cenno su come intenda procedere.
LE SCHEDE FANTASMA
Il nocciolo della questione è nelle 5 schede online apparse all’improvviso dopo la fine della votazione. Il presidente dell’assemblea, l’australiano Graham Symons (vicepresidente esecutivo uscente dell’Ittf), si è distinto per non aver gestito a dovere i lavori, rilasciando praticamente tutta l’incombenza al segretario dell’assemblea, lo spagnolo Raul Calin (segretario generale uscente dell’Ittf), a sua volta accusato di scorrettezza dai delegati dell’opposizione. Quando è cominciata la votazione manuale dei 185 delegati presenti, si era rimasti alla prima comunicazione ufficiale dei partecipanti online, 16, senza altri aggiornamenti. Al momento del voto, si blocca la forza assembleare, per cui si deve bloccare anche il numero di partecipanti online. Questo, accusano i 98 delegati che hanno votato per il qatarino Khalil Al-Mohannadi, non è stato fatto. E non è stato fatto nonostante in fase precedenti della stessa assemblea, per altre questioni procedurali, il blocco dei partecipanti al voto era stato attuato. Per la votazione più importante no.
Così, quando si arriva al risultato della votazione, Al-Mohannadi ottiene 98 voti, contro gli 87 della Sorling, dei presenti in persona. Poi viene comunicato il risultato di quelli online e Sorling ottiene 17 voti contro 4 di Al-Mohannadi: 21 voti invece di 16. Sorling arriva a 104, Al-Mohannadi si ferma a 102. Viene dichiarata eletta Sorling. E qui scoppia la contestazione: da dove sono venuti fuori quei 5 votanti in più, che non sono mai stati comunicati? E’ il via alle proteste, poi alla fuga della Sorling e alla sospensione dell’assemblea, decisa dal presidente Symons.
LA SPACCATURA INSANABILE
Proprio la sospensione dell’assemblea accende ancor più le proteste dell’opposizione, che non la ritiene lecita. Non si sono verificati incidenti, c’è una contestazione in atto, qual è il motivo di fermare tutto? Si vuole assecondare la fuga di Sorling nell’ambasciata svedese e mettere sotto processo chi protesta? Si ha il timore che le votazioni per il vicepresidente e il Board possano dare un esito contrario? In ogni caso, una volta che l’assemblea è stata chiusa, la lotta prosegue in altre sedi ed è una lotta durissima.
La prima mossa la fa l’Ittf, con un comunicato ufficiale in cui si dice che tutto si è svolto regolarmente, che i 5 voti in più sono venuti da delegati che si sono uniti all’assemblea dopo l’inizio, e aggiunge che questo è stato comunicato ufficialmente, fatto che viene contestato. Di qui si passa alla promessa di punizioni: “L’ITTF condurrà un’indagine per determinare le diverse responsabilità e adotterà misure, in particolare, per evitare che simili interruzioni si ripetano in futuro”. Si conclude con l’annuncio che l’assemblea generale dovrà essere riconvocata per le votazioni che non si sono svolte.
LA GRANDE ONDA DEI RICORSI
A questo punto, ecco la reazione degli oppositori. Comincia la Federazione del Kuwait, con una lettera a Raul Calin in cui dice: che ci sono ricorsi contro l’esito della votazione, che non può essere considerato “definitivo e incontestabile”; che c’è bisogno di una indagine trasparente; che Raul Calin, come segretario Ittf, dovrebbe astenersi dal rilasciare dichiarazioni pubbliche, che il risultato non sarà considerato esecutivo finché non saranno esaminati i reclami. Stessi concetti vengono espressi in un comunicato ufficiale del Myanmar.
E poi il superbotto, con un comunicato ufficiale delle Federazioni nazionali che hanno votato per Khalil Al-Mohannadi e dichiarano: che Al-Mohannadi è stato eletto presidente dell’Ittf e che riconoscono lui come presidente eletto, non Petra Sorling.
L’iniziativa più importante, comunque, deve essere quella del Qatar a sostegno del suo rappresentante Khalil Al-Mohannadi e arriva con un messaggio ufficiale a tutte le Federazioni dell’Ittf in cui annuncia: di non riconoscere valida l’elezione di Petra Sorling; di aver invitato il Comitato Nomine a deferire il caso all’Unità di Integrità per svolgere le opportune indagini; di effettuare una valutazione indipendente delle elezioni; di presentare ricorso contro la decisione di riconoscere l’elezione di Petra Sörling a Presidente dell’ITTF, utilizzando tutti i mezzi legali disponibili ai sensi di legge e dello statuto dell’ITTF”.
UN COMMISSARIO PER L’ITTF
Gli argomenti non finiscono qui, perché bisogna anche capire come potrebbero essere entrati quei 5 voti nel sistema se prima non c’erano. La Federazione del Qatar non va oltre il comunicato ufficiale, ma è ugualmente possibile avere un’idea precisa dei dubbi che esprime e di come intenda procedere.
Tanto per fare un esempio: se si mettono in dubbio quei 5 voti, si può anche tentare di sapere a che ora sono entrati nel sistema e, ma questo può venir fuori solo da una indagine esterna allo sport effettuata da organi di polizia e sicurezza statale del Qatar, se sono stati trasmessi da strumenti che si trovavano nelle nazioni di riferimento o da altre posizioni interne del Qatar, perché questo vorrebbe dire che chi aveva i codici per entrare nel sistema e votare li ha ceduti a qualcun altro che si trovava in Qatar. Un’ipotesi inverosimile? Ma allora, perché la Federazione del Qatar e altre Federazioni hanno chiesto la pubblicazione dei timestamp e dei log di accesso di tutti gli elettori online? Richiesta che, si lamentano queste Federazioni, non è stata accolta.
In generale, la questione dei voti fantasma può essere riassunta così:
I Delegati online, non presenti all’inizio, ma accreditati, a che ora sono risultati presenti? L’Ittf non lo dice. Nessuno è stato informato del loro collegamento. Nessuno ha chiesto ai delegati online di confermare la propria identità tramite una conferma vocale, un breve video o una foto sullo schermo, per la visione pubblica.
La conclusione è scontata. Il Qatar farà ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), ma è pronto anche a trascinare la questione in tribunali penali. In ogni caso, quello che è davvero necessario in questo momento, è che il Comitato olimpico internazionale decida di nominare un Commissario per l’Ittf, perché non è più pensabile che questa incresciosa situazione possa essere gestita da una presidentessa che è parte in causa nella vicenda, né da qualsiasi altro organo dell’Ittf. Ma il Cio si risveglierà finalmente dal suo grande torpore che ha permesso che si arrivasse fino a questo punto? Il futuro del tennistavolo mondiale è davvero sull’orlo dell’abisso.