Carlos Sainz lascia la Ferrari con il percepito generale che il meglio debba ancora arrivare. Lo spagnolo in questa stagione ha conosciuto ascesa e consolidamento in termini di risultati. L’abbraccio di Sainz senior non è stato di conforto, tutt’altro. Voleva essere uno sprone, un monito a continuare a lottare per rimanere in alto nelle gerarchie del circus. Un gesto per instillare nell’animo del figlio voglia di sana rivalsa nei confronti di chi non ha creduto in lui. Un abbraccio del quale Carlos si ricorderà anche quando i risultati, si accettano però sorprese, non arriveranno. La Williams, infatti, dà ancora la sensazione di essere incapace di uscire dall’anonimato; diciassette punti conquistati e penultima piazza quest’anno per la scuderia fondata dal duo Williams – Head.
L’addio di Sainz alla scuderia di Maranello è totalmente diverso rispetto a quelli di Raikkonen e Vettel tra 2019 e 2020. Allora, sia il finlandese che il tedesco avevano concluso la loro storia in Ferrari. La carta d’identità e le prove cronometro parlavano chiaro. Le motivazioni, poi, per entrambi erano ai minimi storici. Il meglio era alle spalle e anche fronte monoposto il Cavallino si preparava ad annate zoppicanti.
Se Utopia di Thomas More fosse realtà, in griglia di partenza la prossima stagione avrebbero dovuto esserci tre monoposto a tenere alta la bandiera Ferrari. Unica soluzione per tentare di dare un senso alle motivazioni (valide) dell’ingaggio di Lewis Hamilton e rispettare al tempo stesso il responso della pista in merito al valore di Sainz. L’iberico ha affilato più che mai la punta della lancia e ha dato la sensazione di essere in grado di lottare anche contro i mulini a vento e uscirne vittorioso. Nessuna telemetria calante, una storia italiana interrotta sul più bello. Il sapore di cenere che solo certi gregari di successo sanno lasciare quando se ne vanno. Il retrogusto amaro di un caffè in una trattoria modenese che non rende giustizia alle sontuose libagioni dei mesi precedenti.
Nel 2021 Carlos arrivò a Maranello con soli due podi all’attivo e una valigia piena di dubbi. Quattro anni più tardi, Ferrari ha forgiato un solido professionista da scuderia di vertice. E qui spunta la contraddizione più grande, l’aspetto più infelice. Ciò che probabilmente stona di più nel 2024 di Sainz non è tanto l’addio alla rossa, giustificato in soldoni dall’allure di chi erediterà il suo sedile, quanto le porte chiuse nei confronti del madrileno di Red Bull, Mercedes ed Aston Martin, che hanno preferito a Carlos Lawson ed Antonelli, entrambi promettenti ma pur sempre giovanissimi, ed un over-40 che risponde sì al nome di Fernando Alonso ma che al termine del suo nuovo contratto biennale con la scuderia di Lawrence Stroll avrà pur sempre 45 anni. Uno scenario che ha costretto Sainz ad accasarsi così alla Williams, facendo un passo indietro in termini di ambizioni. Un’involuzione innaturale e potenzialmente frustrante per lo spagnolo che uscirà, almeno per un breve periodo, dal giro elitario di chi scende in pista solo per puntare al podio.
Sainz ha concluso il suo ultimo GP da ferrarista salendo sul podio e sa che il prossimo trofeo potrebbe arrivare tra molto tempo. Ne è cosciente e questo è l’importante. Sospiro di sollievo per in suoi avversari, Norris in testa, che hanno scherzato nel corso della conferenza di fine stagione:
“Carlos lo conosco bene, quando ho iniziato a correre in Formula 1 è stato il mio compagno di squadra e so quanto vale. Ma tornerà, la Williams sta crescendo, porterà molta esperienza e aggiungerà qualcosa di importante. Vedrete, tornerà prima di quanto si creda a farci compagnia”.
E, allora, ecco che tornano utili le parole di Thomas More:
“Gli uomini, se qualcuno gli fa un brutto tiro, lo scrivono nel marmo; ma se qualcuno gli usa un favore, lo scrivono sulla sabbia”.
Carlos Sainz, sportivamente parlando, non sarà da meno.