Madonna di Campiglio è un appuntamento atteso per mesi da tutti gli appassionati di sci alpino. Da lì sono passati tutti i più grandi campioni della Coppa del Mondo; tuttavia, non vanno escluse celebri rimonte come quella del giapponese Naoki Yuasa quando nel 2012 risalì sino al terzo posto.
Nessuno potrà mai battere l’impresa di Albert Popov, slalomista in grado di riportare la Bulgaria sul gradino più alto del podio quarantacinque anni dopo Petar Popangelov, a segno l’8 gennaio 1980 a Lenggries davanti a una leggenda come Ingemar Stenmark.
Fautore di uno stile “alla garibaldina”, molto schiacciato sulle gambe e con il baricentro basso come nessun atleta in epoca moderna, il 27enne di Sofia ha dovuto far i conti con una storia drammatica che ha rischiato di interrompere anzitempo la sua corsa.
Nel 2015, all’età di diciotto anni, Popov rischiò di morire a Soelden a causa di un incidente stradale che coinvolse l’allenatore della nazionale bulgara, l’ex atleta sloveno Drago Grubelnik, e del tecnico Dimitar Hristov. Salendo verso il Rettenbach per un allenamento l’auto perse il controllo precipitando per trecento metri lungo una scarpata e causando la morte di Grubelnik.
Albert e Hristov riuscirono a uscirne miracolosamente illesi, ma per lo slalomista bulgaro la vita non sarebbe più stata la stessa. La Coppa del Mondo è diventata una sorta di riscatto per un giovane che ha visto morire davanti ai propri occhi il proprio punto di riferimento.
Una corsa lunga, piena di insidie e soprattutto di delusioni, a causa di quella sciata così particolare che lo ha spesso esposto a uscite e critiche tanto da esser considerato al cospetto di un funambolo. Un atteggiamento che predilige il “tutto per tutto” con prime manche eccellenti e seconde disastrose.
Il primo squillo emerse a Palisades Tahoe quando, grazie alla squalifica dubbia del greco AJ Ginnis, Popov riuscì a conquistare il podio ex aequo con il francese Clement Noel. Da quel momento una lunga altalena di risultati fra top ten sfiorate e cocenti uscite sino a Madonna di Campiglio quando, a quarant’anni da Popangelov, Albert Popov ha riportato la Bulgaria in paradiso.