Terzo in classifica, davanti al Ducati Factory Alvaro Bautista di cui è candidato successore nella prossima stagione, sulla sua Ducati Panigale V4 R Danilo Petrucci punta a entrare “nei primi cinque, se non a salire sul podio” nel round di Misano in corso. Il rider del Barni Spark Racing Team, l’unico della storia ad avere vinto in MotoGP, nella Dakar, nel campionato MotoAmerica e nella WorldSBK, non pensa alla posizione finale nel ranking generale, ma aggiunge: “Mi piacerebbe conquistare il titolo di migliore scuderia indipendente, come nel 2024” dice il campione italiano della Superstock 1000.
A ottobre compirai 35 anni: come affronti la data?
“Con tranquillità; sono a metà cammino della vita. Come Dante nella ‘Divina Commedia’ proprio a 35 anni. Mi piacerebbe che la cifra fosse più bassa per quanto riguarda il fisico, sotto questo punto di vista mi sento più vecchio: ormai sono anni che corro e accuso fatica e dolore. Non si ringiovanisce. Mi sento più giovane di spirito, invece.
L’incidente dell’anno scorso ad aprile, frattura di mandibola e clavicola destra durante un allenamento a Cingoli, era stato serio: ti crea ancora problemi?
“Per fortuna non ho avuto danni permanenti nonostante la caduta pesante, ma le placche si sentono comunque”.
Hai già pensato ad appendere il casco al chiodo?
“Sì, senza progetti, programmi o scadenze, però. Da una parte vorrei smettere perché sentire la fatica e il dolore tutti i giorni è tosto. Però la difficoltà è più giorno per giorno che per le gare: finché me la sentirò e questa vita mi piacerà, continuerò. Anche se la paura di farmi male c’è e questo è sintomo che sto invecchiando; però, davvero, finché mi sentirò veloce e il piacere supererà il dolore, andrò avanti”.
Dalla MotoGP alla Dakar ti sei messo alla prova in diversi modi: hai in programma altro?
“No. Però sono sicuro che continuerò ad andare in moto anche quando avrò chiuso la carriera. La passione è grandissima e girare con gli amici mi piace tanto; la libertà, l’aria che mi accarezza mi danno un gusto enorme. Moto da enduro, cross: in strada vado di rado, giusto per praticità del mezzo. Altro in programma di completamente diverso, sì: ho avviato un ristorante e un bar che mi terranno impegnato. Ho sempre bisogno di stimoli nuovi, tenere la testa occupata”.
Corri nel Mondiale delle derivate da 3 anni: sei d’accordo che il pubblico sia quello dei veri appassionati?
“Sì, si capisce che i tifosi se ne intendono: conoscono bene le moto e le seguono molto, sanno come si svolge il weekend, sono motociclisti. La MotoGP, grazie a Valentino Rossi, ha coinvolto tutti, a ogni età, Rispetto ai prototipi le derivate raccolgono meno pubblico, ma sicuramente è più appassionato e fedele”.
Età, infortuni, esperienza: il tuo stile di guida è cambiato?
“Sì, mi adatto continuamente. Mi piacerebbe avere qualche anno in meno per essere più scattante, forte, fresco e utilizzare i miei punti forti. Non posso più permetterlo, quindi sfrutto la testa per raggiungere il massimo in pista. Con il tempo che passa, mi rendo conto che imparare è molto più difficile. Devo mettermi in gioco ed essere intelligente, cioè adeguarmi a ogni situazione per ottenere il risultato. A 34 anni hai dei limiti fisici, non puoi spingerti dove arrivavi a 23 anni”.
Hai modificato anche la routine?
“Sì. Passo molte più ore dal fisioterapista, sto attento all’orario in cui vado a dormire, mangio meglio. Perché noto di più che, se non faccio il bravo, il corpo ne risente. Allenarmi troppo non paga, scelgo la qualità alla quantità: se una settimana sono molto motivato e tiro la corda, la successiva ne risento parecchio. Gestirmi tutto l’anno è dura: prima mi permettevo vacanze più lunghe, adesso devo fare attenzione alla dieta, dare spazio alla fisioterapia, per esempio, anche nei periodi di pausa. Parlo di benessere personale, non di performance. La testa vorrebbe fare esattamente il contrario”.
Sei un ottimo cuoco, ci avevi raccontato ricette deliziose: il tuo stappo alla regola, considerato che sei a regime ora più che mai?
“Diciamo cuoco decente, non esageriamo (ride, ndr). Ne ho due: pizza e gelato. Per il gelato vado matto, non riesco a fermarmi, arrivo anche a finire una vaschetta; il problema è che sono intollerante al lattosio e mi distrugge. Quindi lo mangio quando so che il giorno dopo faccio poco o niente. Gusto preferito? Le creme in generale”.
Credit foto: Alex Photo Sas