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Calcio

Distinti Saluti – Uno squillo di riscossa al Filadelfia: Oreste Bolmida e quel “quarto d’ora granata” contro la Lazio

Da Marco Cangelli 16/10/2024

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Quando Oreste Bolmida suona la tromba, sono dolori per tutti. Lo sanno i giocatori del Torino che, al richiamo del condottiero presente sugli spalti del Filadelfia, devono iniziare a macinare gol per regalare i due punti ai granata. Lo sanno gli avversari della squadra piemontese, costretti a far i conti con la furia sabauda divenuta celebre nel Secondo Dopoguerra.

Quando il pomeriggio del 30 maggio 1948 suona la tromba, fra il pubblico granata c’è incredulità perché a sorpresa il Torino sta perdendo in casa per 3-0 contro una Lazio attestatasi a metà classifica dopo un campionato sulle montagne russe. La squadra di Orlando Tognotti ha alternato momenti esaltanti, come i pareggi con la Juventus e la vittoria sull’Inter, a brutti scivoloni come quello nella prima giornata di ritorno con il Milan o il 5-0 patito a Bergamo dall’Atalanta.
 
Il Torino è invece la schiacciasassi che, dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale, sta dominando il calcio italiano volando al comando della classifica grazie a un girone di ritorno senza precedenti, in grado di costringere alla resa anche il Milan che si era laureato campione d’inverno ed era riuscito a tenere la testa della classifica per otto giornate a metà della stagione.
L’undici del Grande Torino nel 1947-48

La Lazio si presenta quindi al Filadelfia come una vittima sacrificale di Valentino Mazzola e compagni, ma quel pomeriggio le gambe dei granata sembrano non girare a fronte delle geometrie dei biancocelesti, in grado di sfruttare il momento d’oro di Flavio Cecconi. Dopo soli tre minuti Leandro Remondini sfrutta un’uscita fuori area da Valerio Bacigalupo costringendo l’estremo difensore a gettare il pallone in angolo dopo una spinosa punizione.

Passano altri tre giri di lancette e Costantino De Andreis riparte velocissimo saltando di netto prima Mario Rigamonti e poi Sauro Tomà presentando al centro una palla deliziosa per Aldo Puccinelli che da due passi non può far altro che spedire la sfera in rete.

La Lazio sembra indemoniata e al 13′ un’azione serrata fra Cecconi, Romano Penzo e Puccinelli porta quest’ultimo a un cross all’indietro per il centrocampista laziale che tira verso Bacigalupo, ma la palla sfiora la testa di Giuseppe Grezar ingannando l’estremo difensore torinista. E’ 2-0. Al 22′ è ancora una volta Bacigalupo protagonista in negativo sbagliando un passaggio a Grezar che non controlla e consegna il pallone a Penzo che insacca per il 3-0.

La partita sembra ormai finita, ma il Torino ha uno scatto d’orgoglio e al 25′ trova Eusebio Castigliano pronto a spezzare la difesa opposta da Uber Gradella per realizzare il 3-1. Un gol che non fa paura ai laziali che però qualche minuto dopo perdono per infortunio Cecconi. La Lazio si scompone, perde l’attenzione mostrata fino a qualche minuto prima e al 43′ arriva il 3-2 del Torino con Franco Ossola che serve Romeo Menti su calcio d’angolo che rimette in mezzo e consente a Guglielmo Gabetto di sfoderare una delle sue proverbiali rovesciate.
La Lazio nella stagione 1947-48

La situazione sembra più tranquilla, eppure nell’intervallo arriva lo squillo di Bolmida che scuote gli animi di tutti e soprattutto da’ il via al cosiddetto “quarto d’ora granata” accompagnato dal proverbiale gesto di Mazzola che si tira su le maniche e accende il gioco del Torino. Al rientro in campo la squadra di Roberto Copernico sembra rivoluzionata, imprendibile come dimostrato dal palo di Mazzola che arriva nei primi minuti del secondo tempo. Al 55′ però arriva il pareggio: Aldo Ballarin porta avanti la palla dalle retrovie, la passa a Menti che una volta la passa a Ossola. Cross in mezzo a spiovere e tocco risolutivo in mischia di Castigliano.
 
A quel punto la Lazio è sopraffatta, rimasta in dieci a causa dell’infortunio di Cecconi e costretta a rinchiudersi in difesa a fronte della furia granata. Gli uomini di Copernico non si accontentano e colpiscono ancora una volta al 61′ con un’azione fotocopia rispetto al terzo gol, ma con Mazzola come marcatore. Il risultato a quel punto non cambia più, però questa è la dimostrazione che quando Bolmida suona la sua tromba, non c’è n’è più nessuno. E’ il “quarto d’ora granata”, il simbolo di un calcio pronto a cambiare volto.
Tags: #torino, Eusebio Castigliano, Flavio Cecconi, Franco Ossola, Giuseppe Grezar, Guglielmo Gabetto, Oreste Bolmida, Orlando Tognotti, Roberto Copernic, Romano Penzo, Romeo Menti, Stadio Filadelfia, Valentino Mazzola, Valerio Bacigalupo

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Nota sull’autore: Marco Cangelli

Nato il 4 giugno 1997 a Bergamo, svolge il ruolo di giornalista pubblicista dal 2016 collaborando con una serie di testate online. Laureato in Scienze Storiche con un Master in Radiofonia, lavora attualmente nella redazione di SportMediaset svolgendo conducendo una serie di programmi presso Radio Statale e Radio RBS. Appassionato di sport a 360 gradi, ha seguito 3 Olimpiadi e un giorno sogna di poterlo fare dal vivo.

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