Una cosa è certa, se Guido Vianello, peso massimo romano, fosse stato in attività una ventina (ma facciamo anche una decina) di anni fa oggi l’Italia sportiva parlerebbe di lui. Invece credo di essere stato uno dei pochi appassionati che nella notte di sabato 17 agosto, quando la maggior parte degli italiani era impegnata al massimo con i tasti del condizionatore, si è messo al computer alla disperata ricerca dello streaming del suo match contro il russo naturalizzato canadese Arslanbek Makhmudov.
Un evento ignorato non solo da chi segue abitualmente lo sport (è pugilato, non tennis!) ma anche dai boxofili che a Vianello assegnavano nei pronostici un X2, magari anche un 2 fisso. Insomma chi vuoi che punti la sveglia alle 3 di notte, mentre si profila una domenica in spiaggia, per vedere un incontro di pugilato che si disputa laggiù a Quebec City in Canada e che è snobbato perfino dalle tv italiane a pagamento (la boxe che conta è trasmessa da Dazn per di più in pay per view, quindi doppio esborso) e che come tutta l’attività che fa capo al promoter Bob Arum e a Espn viene dirottato su Mola tv, una piattaforma indonesiana che trasmette anche da noi con commento in italiano per la modica cifra (in questo caso veramente modica) di 2,99 al mese? Più che altro la fatica di registrarsi e di navigare a vista su una piattaforma che ha una caratteristica un po’ ostica: se schiacci sull’icona dell’evento che ti interessa entri in un mondo di highlights dei match precedenti e non trovi nessuna indicazione di una possibile diretta. Insomma, nessun segnale del previsto live dell’evento alle 3 di notte, un’oretta a “logarsi” e “slogarsi” finché sul computer o il telefonino dei più appassionati (per non dire dei più pazienti) alle 4 di notte spaccate si è palesato il live di Makhmudov-Vianello che non era neanche il clou della serata affidato al titolo American Continental Wbc dei supermedi Mbili-Derevyanchenko.
Di riffa o di raffa eccoci in diretta con il nostro Guido Vianello reduce da due sconfitte (una propiziata da una ferita, l’altra da un verdetto che più ingiusto non si può) negli ultimi 4 match. Insomma, il romano a 30 anni era già chiamato alla prova del nove, probabilmente considerato dal suo stesso promoter vittima sacrificale per rilanciare la carriera del gigante russo (1,97 di altezza su un fisico imbolsito) reduce dall’inopinata sconfitta a Riyadh contro il più longilineo Agit Kabayel, una specie di sfida fra Davide contro Golia di cui il pugilato mondiale ha parlato a lungo.
Ma dal primo secondo si è capito che le parti erano invertite rispetto alle previsioni: il nostro Vianello, in forma smagliante e con quel sopraffino bagaglio tecnico che gli impartisce da sempre il suo maestro Simone D’Alessandri, che comincia a danzare attorno al gigante russo e non gli fa toccare palla. Combinazioni e montanti che non solo gli assegnano ripresa dopo ripresa ma aprono progressivamente un taglio sull’occhio sinistro del russo-canadese che rimane praticamente chiuso: il match potrebbe già chiudersi alla quarta ripresa ma arbitro e medico di riunione ritengono che non ci sono rischi e consentono a Makhmudov di presentarsi all’ottava ripresa prima di fermarlo per ferita.
Buon per noi (pochi) spettatori perché i 2,99 euro dati a Molla tv sono stati il miglior investimento televisivo degli ultimi anni: Vianello (dirà poi che dopo l’ultimo furto subìto sapeva di dover vincere prima del limite) ci ha regalato un vero show pugilistico che ci ha riconciliato non solo con la boxe in generale ma soprattutto su quanto visto all’ultima Olimpiade di Parigi (non parlo dei verdetti azzurri ma del livello mondiale della boxe dilettantistica, veramente inguardabile).
Ma a questo punto devo fare un passo indietro. Da molti anni considero Guido Vianello il miglior pugile italiano. Non era tale quando combatteva da dilettante e fu eliminato al primo match disputato all’Olimpiade di Rio 2016 senza riuscire a brillare particolarmente neanche nelle World Series (9 anni fa perse proprio da Makhmudov) ma da quando nel 2018 ha avuto il coraggio di lasciare la comfort zone del celebre circolo tennistico di famiglia e dei Carabinieri (a entrambi continua a esprimere gratitudine) per trasferirsi in America alla corte del mitico Bob Arum il suo è stato un crescendo continuo.
Chi ha avuto la bontà di seguirlo ha potuto apprezzare l’incredibile lavoro di Simone D’Alessandri che anno dopo anno lo ha affinato nel fisico e nella tecnica trasformandolo nel “Gladiatore” che anche la raffinata platea di Las Vegas ha avuto il modo di apprezzare. “Nemo proheta in patria” perché nell’unica incursione in Italia, nel 2022 a Roma, Vianello ha capito di essere incappato nel peggior momento del pugilato professionistico italiano, ai minimi storici della popolarità. Bene ha fatto quindi a riprendere la strada dell’America anche se le due sconfitte avevano dimostrato che Bob Arum non ha nessuna intenzione di tutelarlo, semmai di sfruttarlo sul consueto solco dello “Stallone italiano” che piace al pubblico yankee.
Con questa vittoria però Guido ha rimesso le cose a posto e con un ranking fra primi 30 nelle classifiche mondiali (che è già qualcosa) potrà giocarsi le sue carte in una categoria presidiata da fenomeni come Usyk, Fury e Joshua. Insomma, l’assalto al Mondiale sembra francamente difficile ma finora gli eccellenti guadagni (le borse americane sono altissime anche per i sottoclou) gli hanno permesso di vivere agiatamente e di coltivare una passione (il pugilato) che oggi in Italia non basta da sola a sopravvivere.
Per cultura (Vianello è uno dei pochi pugili vicini alla laurea), parlantina, eleganza e struttura fisica Guido mi ha sempre ricordato Matteo Berrettini,. Perché non abbia seguito le orme di famiglia (papà Fabrizio, mamma Chiara, il fratello Giacomo e la sorella Elena sono impegnati a tempo pieno nel rinomato circolato “Tennis Team Vianello”) non è dato saperlo perché col suo fisico avrebbe potuto sfondare anche con la racchetta in mano ma visto che ha scelto i guantoni tanto vale proseguire con l’incoronazione virtuale: a Quebec City Guido non ha vinto nessun titolo ma si è autoproclamato “miglior pugile pro’ d’Italia”.