L’anno del Giubileo coincide con un altrettanto anno “santo” per il mondo ovale azzurro: un quarto di secolo fa, infatti, il rugby italiano è entrato nell’Olimpo del rugby mondiale facendo il suo ingresso nel torneo più prestigioso che si potesse sognare: il 5 Nazioni, divenuto poi il 6 Nazioni. E quest’anno, in occasione di un anniversario così speciale, il torneo stesso ha deciso di rendere omaggio all’Italia, scegliendo per la prima volta Roma come palcoscenico per la sua presentazione. “Il Six Nations è un evento unico nel panorama sportivo, l’occasione annuale più amata del rugby, un torneo che ogni anno diventa più grande” ha rimarcato il CEO 6N Tom Harrison. Così il Colosseo si è trasformato in un palcoscenico naturale per presentare le squadre che danno vita al torneo: Irlanda, Italia, Francia, Galles, Inghilterra e Scozia e i loro campioni, i capitani Carelan Doris, Michele Lamaro, Antoine Dupont, Iac Morgan, Maro Itoje e Rory Darge (co-capitano con Finn Russell dopo che il capitano Sione Tuipulotu ha dovuto rinunciare al Torneo per un infortunio rimediato durante gli allenamenti).
Una presentazione che è stata l’occasione per annusare e percepire sentimenti ed aspettative a poco più di due settimane dall’avvio del Sei Nazioni 2025. E l’Italia? Certo, 25 anni su 143 (era il 1882 quando nacque il 4 Nazioni) sono da celebrare, ma sono ancora pochi. E molte ancora le differenze con le altre nazionali come ha rimarcato l’allenatore azzurro Gonzalo Quesada, incalzato dai giornalisti: “Abbiamo meno di tutto rispetto gli altri, di giocatori, di tempo, di strutture. L’obiettivo è trovare la nostra identità per andare sempre più lontano. E non mi riferisco solo al possesso, è anche la gestione del gioco. Quindi non ho molto da aggiungere. Per noi parleranno i risultati.” A fargli eco è stato il capitano azzurro Michele Lamaro, che è ben consapevole quanti sono gli occhi che hanno puntati addosso: “Penso che l’aspetto mentale in questo momento sia la parte più importante perché abbiamo dimostrato tante volte che tecnicamente quando siamo con la mente accesa e siamo tutti connessi riusciamo a fare le nostre migliori prestazioni. Quindi è fondamentale in questo momento adattare quella che è la preparazione per arrivare il più pronti possibile mentalmente e per poter veramente partire a bomba.” È altrettanto vero però che gli allenatori avversari, in primis l’head coach del Galles Warren Gatland, in conferenza stampa hanno riconosciuto agli Azzurri di avere grande passione e coraggio. È il risultato di quanto seminato negli anni e nell’ultima edizione, la migliore di sempre (due vittorie con Scozia e Galles, un pareggio a Lille con la Francia e una sconfitta di misura in casa con l’Inghilterra; solo con l’Irlanda a Dublino l’Italia non è riuscita a giocare alla pari).
Risultati che hanno anche creato oggi tante aspettative, non solo tra i tifosi. “Per noi che amiamo il rugby in Italia – ha detto Andrea Duodo, presidente FIR – il 5 febbraio 2000 è una data che non dimenticheremo mai, entravamo in un torneo che vedevamo solo in TV. Ed entrammo con il botto vincendo con i campioni uscenti, gli scozzesi (i primi avversari nell’edizione di quest’anno, ndr). Sono stati 25 anni entusiasmanti, non sempre facili. Ogni partita, ogni sconfitta ci ha permesso di crescere. Per questo per noi oggi è un’occasione certo per ricordare il passato, ma anche per guardare al futuro” e poi ha aggiunto una piccola anticipazione sul migliore numero 8 azzurro di sempre, Sergio Parisse, il Capitano azzurro appena entrato nella Hall of Fame di World Rugby, “Avremo modo di celebrarlo come merita durante il torneo”. Parole che hanno tradito l’emozione che ci aveva già confidato la sera prima alla presentazione della seconda stagione di “Six Nations: Full Contact”: “Sono molto emozionato e fiducioso. Viviamo un po’ dell’onda lunga dei risultati dello scorso anno, Sei Nazioni, Tour Pacifico e test match autunnali: speriamo di riconfermarli perché sarebbe molto importante. Un altro risultato eccezionale è stato l’inserimento di Sergio Parisse nella Hall of Fame. Un riconoscimento giusto arrivato al termine di una carriera stupenda di una persona che meriterebbe sempre di più per quello che ha dato: 94 volte capitano su 142 partite con la maglia azzurra. Ma soprattutto con le sue 69 presenze nel Sei Nazioni detiene la maggiore longevità in un torneo che ha quasi 150 anni: abbiamo un bel pezzo di italianità scritta nella storia della Championship nonché un bell’esempio e una bella sfida cui mirare per i presenti e futuri capitani della nostra nazionale”.
Il Presidente FIR non ha dimenticato che anche le donne giocano a rugby: “Abbiamo una nazionale che oggi è riconosciuta tra le potenze mondiali del rugby femminile. Anche lì siamo fiduciosi e speriamo che le ragazze confermino il trend di crescita avuto negli ultimi otto anni. Fabio Roselli (il nuovo allenatore, ndr) ha le competenze necessarie per tirare fuori il loro meglio”. Ora non resta che aspettare il 31 gennaio quando il torneo più atteso prenderà il via e nuovi ricordi verranno creati. Ed esserne parte non può che essere motivo di orgoglio. Per tutti.
Le partite dell’Italia (che verranno trasmesse da Sky e in simultanea dalla Rai)
Prima giornata: sabato 1 febbraio, ore 15.15, Scozia-Italia, Stadio Murrayfield di Edimburgo
Seconda giornata: sabato 8 febbraio, ore 15.15, Italia-Galles, Stadio Olimpico di Roma
Terza giornata: domenica 23 febbraio, ore 16, Italia-Francia, Stadio Olimpico di Roma
Quarta giornata: domenica 9 marzo ore 16, Inghilterra-Italia, Allianz Stadium di Twickenham, Londra
Quinta giornata: sabato 15 marzo ore 15.15, Italia-Irlanda, Stadio Olimpico di Roma