Se le Olimpiadi sono la casa dei sogni, per trasformarle in realtà bisogna esser pronti a tutto, anche a rinunciare alle proprie comodità. Per arrivare a Parigi 2024 Diego Pettorossi ha messo da parte le ferie accumulate con il lavoro per continuare l’attività ad alto livello nell’atletica leggera e conquistare il pass nei 200 metri.
Un risultato che ha spinto il portacolori dell’Unicusano Libertas Livorno a lasciare gli Stati Uniti e la propria occupazione per tornare in Italia sfiorando la qualificazione alle semifinali dei Giochi. Traguardo che si aggiunge ai due master in amministrazione aziendale e in analisi dei dati ottenuti in America e che potrebbe accompagnare il 28enne bolognese sino a Los Angeles 2028.
Guardando al passato, si sarebbe mai immaginato di partecipare alle Olimpiadi?
Fino allo scorso anno era più un sogno, anche se nel 2022 ho vinto i Campionati Italiani e l’argento ai Giochi del Mediterraneo. Fino all’ultimo è stato difficile qualificarsi per Parigi, tuttavia dopo una lunga rincorsa ci sono riuscito.

Com’è stata l’esperienza a Parigi 2024?
Sono stato uno dei pochi che non ha fatto raduni pre-olimpici. Sono arrivato in Francia tre giorni prima della gara e probabilmente quello è stato anche un bene perché mi sono allenato tranquillamente a casa quasi fino all’ultimo e me la sono vissuta molto più serenamente rispetto ad altri. Quando sono arrivato lì è stato molto emozionante, anche più di quanto mi aspettassi. Ogni giorno mi sono sempre più reso conto del passo che avevo fatto e per questo è stata una bella esperienza.
Come sostiene gli impegni economici senza esser in gruppo sportivo militare?
Io lavoro full-time e per l’atletica mi appoggio sulla Unicusano Libertas Livorno di cui faccio parte dal 2020. Loro mi danno un po’ la mano ad attutire i costi, anche per gli spostamenti e per questo sono loro grato. Come struttura, abitando a Modena, posso usufruire dell’impianto de La Fratellanza 1874 allenandomi al caldo tutto l’anno senza dover fare spostamenti incredibili durante la settimana. Lavorando da casa, appena finisco vado subito al campo e questo è stato fondamentale anche per le Olimpiadi.
Per partecipare alle Olimpiadi ha dovuto rinunciare alle ferie. Perché?
Dal novembre 2022 al marzo 2024 ho lavorato a San Antonio, negli Stati Uniti. Non c’erano permessi speciali per fare le gare, anche perché per loro era più un’attività legata a una passione. Ho dovuto fare delle scelte difficili. Avevo praticamente dieci giorni di ferie e le ho usate tutte per fare un paio di gare. E’ stato un investimento su di me che ha pagato, ma al tempo stesso è stato molto difficile.
Perché ha deciso di lasciare l’Italia per trasferirsi negli Stati Uniti?
Mi sono trasferito nel marzo 2020 perché ho vinto una borsa di studio per l’atletica in un College e volevo far un’esperienza all’estero. Lì avevo la possibilità di gareggiare in un mondo ad altissimo livello, soprattutto nella velocità, continuando a studiare e portando così avanti entrambe i binari. Ho poi iniziato a lavorare lì perché era una cultura che mi piaceva conoscere meglio anche sotto questo aspetto, però quando ho visto che c’era questo bivio, se proseguire e andare alle Olimpiadi oppure rinunciare, ho deciso di tornare in Italia. Le ultime gare prima dei Giochi sarebbero state in Europa e l’azienda non mi avrebbe dato l’opportunità di proseguire la mia strada, così l’ho mollata e ho dato priorità ai miei sogni.

Come viene vissuta l’atletica negli States?
Lo sport ha tutta un’altra connotazione, non solo per l’atletica, ma anche per il basket o il football americano. Non è solo agonismo, ma anche intrattenimento per loro. Ho fatto queste gare in giro per gli Stati Uniti e c’è sempre molto seguito, anche da parte dei media, per tutte le prove, un po’ come da noi con il calcio. Il College è un’istituzione molto grande e questo ha permesso di commercializzare tutti gli sport, non solo quelli principali.
Secondo lei in futuro ci sarà la possibilità di fare sport e studio ad alto livello?
La possibilità c’è, ma la mentalità è diversa. Deve esserci una spinta dal Ministero che possa coordinare i vari istituti perché la forza degli Stati Uniti è l’esistenza di varie leghe che uniscono le diverse scuole. Questo rende molto più facile distribuire il prodotto facendo passare il concetto che si possa studiare e al contempo gareggiare. In Italia si può fare, però bisogna organizzarsi tutti insieme. Finché ogni università guarda per sé, non c’è soluzione.
Quali sono i suoi prossimi obiettivi?
I Mondiali outdoor, anche perché agli Europei Indoor non ci sono più i 200 metri. In funzione della rassegna iridata sto comunque facendo delle gare al coperto per guadagnare posizioni nel ranking e poter centrare così la qualificazione.
C’è spazio per inserirsi nella staffetta 4×100 metri?
Spero moltissimo di sì perché mi piacerebbe far la 4×100 in un grande evento. Il livello non è mai stato così alto, anche se spero che ci possa esser la possibilità di entrare in Nazionale e fare i vari raduni. Io mi rendo disponibile, anche se dovrò andar molto forte perché sono solo in quattro che gareggiano.