Vincere quattro medaglie d’oro in altrettante gare era un bottino impensabile anche per Daniel Pedranzini. Il 17enne di Valdisotto è stato il grande mattatore dell’edizione 2025 del Festival Olimpico della Gioventù Europea (EYOF) che sono andati in scena a Bakuriani (Georgia) aggiudicandosi tutte le prove a disposizione dello sci di fondo. Un risultato che dimostra la grande versatilità del portacolori delle Fiamme Gialle, in grado di passare dalla tecnica classica alla libera senza particolari difficoltà, emergendo come uno dei migliori prospetti dello sci nordico italiano.
Si sarebbe aspettato di portarsi a casa quattro medaglie su quattro?
Quattro medaglie d’oro non avrei mai pensato, soprattutto per la sprint perché non ne avevo mai vinta una, nemmeno a livello italiano. Sulle distance potevo pensarci, ma sicuramente non di vincere tutte le gare.
Quanto l’ha aiutata aver al fianco Luca Pietroboni?
Luca ci ha aiutato molto, anche nella finale della sprint, perché lo conosco molto meglio degli altri concorrenti con cui ho gareggiato solo con qualcuno. Anche vedere in semifinale come si prestava sugli altri, si vedeva che era più forte e quindi mi ha aiutato tantissimo.

Quali stranieri teme di più?
Ci sono atleti molto forti, ma anche guardando i Mondiali Junior siamo messi molto bene. Siamo alle spalle della Norvegia, però poi ci siamo noi. Ci sono atleti forti soprattutto fra le nazioni scandinave come la Finlandia, però anche noi siamo forti.
Come ha vissuto la prima esperienza importante fuori dall’Italia?
Per fortuna avevo qualche prova di FESA Cup in Italia e una in Francia, ma questa è stata la prima veramente all’estero. È stata un’esperienza fantastica questa in Georgia, penso la più bella che abbia mai fatto. Essendo uscito dai confini nazionali, ancor di più.
Soffre la differenza fra tecnica libera e classica?
In passato la tecnica libera era quella dove andavo meglio, mentre quest’anno mi sono difeso egregiamente in skating. Se dovessi fare un paragone forse sono ancora un pochino più portato per il pattinato, ma la differenza è minima.
Qual è la distanza preferita?
Quest’anno la gara più lunga che abbiamo fatto è la 10 chilometri, però più sono impegnative, più mi piacciono. Abbiamo fatto qualche 20 e qualche 30 lo scorso anno e mi sono difeso bene. Non ho una distanza preferita anche se forse il format che amo meno è la sprint.
Le è dispiaciuto non esser convocato per i Mondiali Juniores?
Ne avevo già parlato con i miei allenatori e abbiamo valutato di puntare sugli EYOF che sono ogni due anni e questa sarebbe stata l’unica mia possibilità. Per i Mondiali ho ancora tempo per partecipare visto che c’è anche la categoria Under 23 e non c’è fretta di avvicinare i passaggi.

Cosa si aspetta dal proseguo della stagione?
Ci sono alcune tappe di Coppa Italia prima delle finali a Dobbiaco. Ci saranno poi gli OPA Games a Planica, ma per quello molto dipenderà come andrà la prova di Coppa Italia a Forni Avoltri. Spero di chiudere bene e mantenere la forma che ho avuto in Georgia perché mi sono presentato veramente in forma anche se la settimana prima mi sono ammalato e ho dovuto fare una cura antibiotica.
Quali sono i suoi obiettivi per i prossimi anni?
Non li ho ancora fissati, se non cercar di migliorare la tecnica e andar sempre più forte.
Nel 2030 si vede una delle stelle dell’Italia alle Olimpiadi?
Sì, nel 2030 avrò ventitré anni, quindi si può già pensarci, se le cose andranno bene.