Di sicuro, con la qualità della Premiership inglese e del Top14 francese, con protagonisti i nostri Matteo Minozzi e l’eterno Sergio Parisse anche nelle coppe europee appena concluse, con le buone prestazioni di Benetton e Zebre nel Pro14 – il campionato una volta noto come Celtic League che mette di fronte le migliori squadre irlandesi, scozzesi e gallesi e le due franchigie italiane del Benetton Treviso e delle Zebre Parma – , col Super Rugby Unlock nell’Emisfero Sud, le sfide della Bledisloe Cup tra All Backs e Wallabies, il Rugby Championship alle porte (in versione Tri Nations visto il forfeit del Sudafrica), non perderemo il nostro tempo con quella manica di perdenti in maglia azzurra… Stanno tornando. Bene, buon per loro. Non si stancano mai di perdere loro, noi sí. Anche se l’amore per questo sport e per la maglia azzurra…
No, ora basta, l’elenco sopra è peraltro incompleto (sebbene non proprio breve!), davvero abbiamo ancora tempo di star dietro a quelli là? Beh… Sì, accidenti a loro! Non se lo meritano proprio, eppure… La bandiera è la bandiera e il rugby è il rugby. Passionaccia ovale, bandieraccia tricolore… Maledetti!
Avevamo già avuto modo di dire, nel raccontare la storia di un bolognese emigrante nella terra degli All Blacks, come il rugby ti entri dentro, vogliamo raccontarci che dal rugby dei nostri Azzurri ci possiamo disintossicare? Una parte di noi lo vorrebbe, o almeno così ci piace credere. La realtà è un’altra. Non bastano 25 sconfitte consecutive al Sei Nazioni (l’ultima all’Olimpico con la Scozia appena prima del lockdown, le altre qui) per disinnamorarci. Eh ma l’hanno fatto in molti dai fasti della nazionale di Pierre Berbizier, due vittorie al Sei Nazioni 2007, l’ultimo di capitan Troncon. Lo sappiamo, lo vedevamo ben prima della pandemia, l’Olimpico sempre più vuoto. Solo che ce la siamo raccontata fin troppo: coraggio, mettiamoci comodi e diamo un’occhiata al calendario azzurro, mai così fitto.
Ci aspetta un autunno stabilmente da passare a Ovalia, con i recuperi del Sei Nazioni 2020 e la nuova Autumn Nations Cup, di fatto inventata per sostituire i tradizionali test match di novembre, causa impedimenti a numerosi spostamenti intercontinentali che hanno tenuto sotto l’Equatore gli squadroni dell’emisfero Sud, Isole Fiji a parte.
Scorriamolo quindi, l’intenso calendario dell’ovale azzurro.
Oggi, ore 16,30
Irlanda-Italia, Aviva Stadium di Dublino
Recupero quarta giornata Sei Nazioni 2020
Sabato 31 Ottobre
Italia – Inghilterra, stadio Olimpico di Roma, ore 17,45
Ultima giornata del Sei Nazioni 2020
Sabato 14 Novembre
Italia-Scozia, stadio Artemio Franchi di Firenze, ore 13,45
Autumn Nations Cup
Sabato 21 Novembre
Italia – Fiji, sede da definire (possibile Ancona), ore 13,45
Autumn Nations Cup
Sabato 28 Novembre
Francia-Italia, Stade de France, Parigi, ore 21
Autumn Nations Cup
Sabato 4 Novembre o Domenica 5 Dicembre
Match finale, avversario, ora e sede da definire (in Gran Bretagna)
Autumn Nations Cup
LA SFIDA DI OGGI
Contro l’Irlanda, tra l’altro in trasferta, è irrealistico sperare di evitare la ventiseiesima sconfitta consecutiva nel Sei Nazioni. I verdi sono a caccia di mete e punti per superare Inghilterra e Francia al primo posto e giocarsi tutto nell’ultima giornata, contro i francesi. Francamente, firmeremmo per una sconfitta onorevole, sotto i venti punti di scarto, che costituisce già un pronostico ottimista. Nella conferenza stampa stampa pre-match, l’head coach Franco Smith è stato chiaro: “Una delle chiavi è l’intensità da mettere in campo. Loro sono più avanti perché hanno molti uomini che sono stati impegnati nel finale della scorsa stagione sia a livello di Pro 14 sia di coppe europee. Un altro aspetto è la fisicità, sulla quale stiamo crescendo ma siamo un gruppo giovane e come in tutti gli sport ci vuole tempo”. L’ex allenatore e giocatore del Benetton Treviso si è poi soffermato sul calendario: “Non è quasi mai capitato di avere tutte queste partite ravvicinate. La cosa mi entusiasma perché abbiamo l’occasione di cementare il gruppo, di solito i ragazzi trascorrono molto più tempo nelle loro squadre. L’obiettivo è formare un bloco di 45-50 giocatori che arrivino fino alla Coppa del Mondo del 2023“. Sulla formazione che scenderà in campo, ci sono due giocatori da tenere d’occhio, Paolo Garbisi e Marcello Violi. Il primo, classe 2000, mediano d’apertura di Treviso, già capitano dell’Under 20, esordisce oggi in Nazionale maggiore. Il secondo è il più esperto mediano di mischia delle Zebre Parma, classe 1993, che torna in azzurro dopo l’infortunio che gli ha negato il Mondiale 2019 in Giappone. Smith ha spiegato: “Sia loro sia altri mi hanno chiaramente fatto capire che vogliono prendersi delle responsabilità. È fondamentale coinvolgere i giovani per aumentare la loro esperienza internazionale”.
LA PANDEMIA
Naturalmente, il rugby azzurro non è estraneo al Covid-19, col massimo campionato italiano, il Top 10, che partirà sabato prossimo e le serie inferiori ancora più avanti. Si sta giocano invece la Coppa Italia, alle prese però con molte partite rinviate. Tutto questo non tocca la Nazionale, che attinge oltre che dai campionati inglese e francese dalle due franchigie del Benetton Treviso e delle Zebre Parma, impegnate come detto nel Pro 14. Giusto ieri sera il Benetton ha perso in casa di misura (10-3) contro i gallesi degli Scarlets. Molto peggio è andata alle Zebre, schiantate a Dublino dal Leinster 63-8. Tra gli azzurri, è risultato positivo al Coronavirus Stephen Varney, mediano di mischia del Gloucester, classe 2001 e di madre italiana (è già stato protagonista nell’Under 20). Infine, senza lasciare il raduno azzurro, Maxime Mbandà è stato insignito dal Presidente Mattarella dell’Onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, per il suo impegno attivo come volontario di soccorso nella scorsa primavera, nei mesi più drammatici della pandemia in Italia. Una storia bellissima che Sportsenators ha già raccontato.
Ruggero Canevazzi
(Foto tratta da eurosport.it)