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Tennis

Coppa Davis, c’è l’Italia sul tetto del mondo

Da Vincenzo Martucci 25/11/2024

Campioni del mondo. Campioni di due coppe Davis di seguito dopo aver aspettato 47 anni per rivincerla dal Panatta e compagni nel 1976. Campioni, sempre a Malaga, sul veloce indoor che storicamente non era la superficie preferita dagli italiani, sempre dominando 2-0 la finale, dall’Australia 2023 all’Olanda 2024, talmente nettamente che sembra facile e scontato.

Certo, come pilastro, c’è tanto, tantissimo Sinner, il primo italiano numero 1 del mondo: l’anno scorso con Arnaldi e Sonego mura portanti, quest’anno con Matteo Berrettini come architrave. Ma anche come miracolo, dopo tanti sgambetti del destino e 6 mesi di forzato stop, dopo l’ennesima ripartenza del romano, a marzo, e quindi una ricostruzione dal fisico al gioco al morale.

Peraltro di un giocatore non giovanissimo, alto e pesante 95 chili, con un evidente sbilanciamento atletico fra un tronco possente da cui scaturiscono colpi di maglio di servizio e dritto, e gambe e caviglie sottili che non spingono e recuperano: “Vincenzo (Santopadre) mi chiama l’ispettore Seminata, di Lupin, è genetica, ho dovuto accettare anche questo”. Un miracolo che rilancia perentoriamente il tennista che ha sdoganato l’Italia al vertice con la finale di Wimbledon 2021, il primo a toccare tutti i quarti Slam, il prototipo moderno del giocatore uno-due, servizio-dritto. Di più: “The Hammer”, Il Martello, due anni numero 6 del mondo, che in extremis, da favorito, aveva saltato i Championships per Covid.

TRASCINATORE

Se lo sciatore che il tennis ha strappato alle montagne trascina con le continue ed esaltanti vittorie, con l’esempio, con l’impegno e i progressi costanti, e anche con l’invidiabile controllo in qualsiasi situazione, Berrettini trascina con l’umanità classica dell’italiano che manifesta pienamente le emozioni e le partecipa con la gente. Che, ovviamente lo adora. Non solo quello femminile. Anche Jannik, anche la nazionale. Così si piega anche l’alchimia naturale, immediata,
chens’è instaurata fra i due campioni, poi si traduce in campo anche in doppio.

Matteo è un trascinatore nato e, una volta recuperato, ha trascinato l’Italia subentrando in singolare al deludente Musetti del primo giorno, battendo il coriaceo Kokkinakis, e lo stesso fa con una prestazione ancor più convincente e perentoria, superando Van de Zandschulp – che ha mandato ufficialmente in pensione Rafa Nadal – dominandolo oltre il 6-4 6-2 del punteggio, senza concedere palle break, con l’89% di punti con la prima e 16 ace, ma soprattutto con una tenuta da fondo
davvero sorprendente. Che intende migliorare ulteriormente ingaggiando proprio quell’Umberto Ferrara che invece Sinner ha licenziato da preparatore atletico dopo la vicenda Clostebol e l’accusa di doping: non è un autogol proprio fra due amici, quando è ancora aperto l’appello WADA per negligenza della Volpe?

SCHIACCIASASSI

Con questa nazionale azzurra così “lunga”, anche il capitombolo di Musetti contro Cerundolo diventa positivo. “Stava giocando benissimo”, giurano tutti Berrettini compreso. Decisivo in doppio con l’Argentina e poi nei due singolari, corroborando Sinner nella conquista del punto decisivo contro Griekspoor. Uno tipetto solido da fondo e gran contrattaccante che quest’anno è terzo nella classifica dei cacciatori di testa top 10 e top 5, ed addirittura primo, con 9 scalpi contro i top 3. Tanto che ha sempre impegnato a fondo anche Jannik, pur inchinandosi poi alla capacità del campione di cambiare ancora marcia.

Così è ancora, soprattutto col surplus della seconda coppa Davis lì a un passo, quando anche il gelido Jannik, sempre più stanco, si fa riprendere di un break in tutti e due i set. Ma il primo lo chiude al fotofinish del tie-break per 7-2, e il
secondo, per 6-2, mandando ancora fuori giri l’avversario, col brivido del doppio match point sfumato con due dritti a metà rete. Prima di regalarsi il successo numero 73 della stagione (con solo 6 sconfitte) un vero sorriso felice in mezzo al campo, per legarsi poi nell’abbraccio di capitan Filippo Volandri che lo solleva come una coppa, e quindi di tutta la squadra. Con Berrettini, “l’eterno ritorno”, come sottolinea l’Equipe, che si lascia andare a un pianto liberatorio. Il cielo è sempre più blu, canta all’altoparlante Rino Gaetano.

Vincenzo Martucci (Tratto dal messaggero del 25-11-2024. Foto ufficio stampa Fitp)

Tags: c'è l'Italia sul tetto del mondo, Coppa davis

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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