Ottantacinque centesimi equivalgono a circa cinquanta battiti d’ali di un colibrì, ma anche alla differenza che separa uno storico trionfo da una cocente sconfitta. Ripensando a quegli ottantacinque centesimi, Jay Vine ha probabilmente pensato al minuscolo uccello sudamericano e a quante cose si possano fare perché quegli ottantacinque centesimi qualche mese fa lo hanno separato dalla morte.
Dietro il sorriso del neo-campione del mondo del team relay c’è infatti una storica tanto curiosa, quanto drammatica contraddistinta dalla sfortuna che più volte si è abbattuta su di lui. Nel corso della quarta tappa del Giro dei Paesi Baschi, il corridore australiano è stato coinvolto in una terribile caduta in discesa finendo in un fossato di cemento con una vertebra cervicale e due toraciche fratturate, rimanendo immobile per per lunghissimi infiniti minuti.
Se fosse caduto ottantacinque centesimi dopo, probabilmente sarebbe finito a terra nel peggiore dei modi finendo in sedia a rotelle oppure perdendo addirittura la vita in una gara di ciclismo, a causa delle radici di alcuni alberi non segnalati dall’organizzazione. Ma proprio quei centesimi gli hanno dato una seconda chance consentendogli di festeggiare sul palco di Zurigo, raggiante, con la propria maglia arcobaleno.
Per arrivare a questo trionfo non è bastata soltanto una grande determinazione, magistralmente sfoderata sui ripidi strappi della competizione iridata, ma soprattutto la voglia di prendersi nuovamente una serie di rischi fuori del comune, frutto dell’immensa passione. E da qui la vittoria alla Vuelta a Burgos, le decine di fughe alla Vuelta di Spagna e la maglia a pois azzurri, conquistate soltanto per ritrovare una condizione sufficiente per alimentare il proprio sogno mondiale.
Proprio sul più bello, quando quel corridore giunto al professionismo nel bel mezzo della pandemia da Coronavirus soltanto grazie alla caparbietà e alla vittoria di un concorso virtuale sulla piattaforma Zwift, è caduto nuovamente gettando alle ortiche quanto costruito. Ancora una volta per un banale errore, un insignificante questione di pochi centesimi che lo hanno sbalzato via dalla bicicletta nel corso della prova a cronometro del Mondiale costringendolo a dire addio a una quasi certa medaglia di bronzo.
A quel punto chiunque avrebbe alzato bandiera bianca. Avrebbe appoggiato la propria bicicletta a bordo strada e sarebbe salito in ambulanza, direzione ospedale, chiunque tranne Jay Vine che è ripartito con una maschera di sangue in viso e una serie di escoriazioni lungo tutto il corpo. Il simbolo di un ragazzo che non si è mai fermato di fronte a nulla e soprattutto al dolore, ma dallo stesso è rinato sino a salire raggiante sul podio di Zurigo, con indosso una maglia arcobaleno da campione del mondo e una medaglia d’oro al collo.