“La montagna è un posto dove sentirsi liberi e lasciarsi andare” raccontava Matilde Lorenzi in un’intervista a Rai Gulp. La 19enne di Villarbasse si è spenta proprio lì, dove si sentiva più a proprio agio, fra la neve delle piste e il vento che sferza quando si scende a tutta velocità. Una tragica circostanza che nella mattinata di lunedì 28 ottobre ha spezzato l’esistenza della giovane portacolori dell’Esercito, caduta durante un allenamento con la Nazionale Juniores in Val Senales.
La piemontese si stava testando in compagnia di Sara Allemand e Ludovica Righi sulla pista Gravald G1 quando gli sci si sono improvvisamente divaricati causando una terribile scivolata. Lorenzi ha quindi picchiato la testa sul ghiaccio riportando un politrauma che se l’è portata via troppo presto.
Una tragedia per tutto il mondo dello sport italiano che si stringe alla famiglia Lorenzi, alla sorella Lucrezia (slalomista della Nazionale) e al settore degli sport invernali che perde uno dei suoi talenti più brillanti nelle gare di velocità. La vittoria nel supergigante ai Campionati Italiani davanti a Laura Pirovano e Nicol Delago ci avevano fatto capire che era nata una stella, ancora troppo acerba per debuttare in Coppa del Mondo, ma pronta a prendere l’eredità di fuoriclasse come Sofia Goggia e Federica Brignone.
Scorrendo il suo curriculum non mancano la doppia top ten ai Mondiali Juniores in discesa libera e super-g e un undicesimo posto in Coppa Europa a Sankt Moritz proprio in questa specialità. Ciò che colpiva di Matilde era la spontaneità e quella dedizione al sacrificio che l’ha portata a vestire la tuta azzurra. Elementi che emergevano nelle passioni fuori dalla pista come la fotografia o il lavoro a maglia, necessarie per allentare la tensione prima delle gare.
“Il rapporto che ho con la velocità non è ancora molto solido; ho ancora paura di andare più veloce del solito” spiegava Lorenzi nel 2018 nell’intervista alla Rai. Nel frattempo Matilde era cresciuta e aveva fatto pace con la velocità prima che quella tragica caduta cancellasse quel sorriso stampato in una delle sue fotografie. Perché, come ricordava la promessa dello sci italiano, “una foto è bella quando è molto vivace, quando ci sono molti colori”.