“Era a Miseno e teneva direttamente il comando della flotta. Il 24 agosto, verso l’una del pomeriggio, mia madre lo informa che spuntava una nube fuori dell’ordinario sia per grandezza che per aspetto. […] Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna (si seppe poi in seguito che era il Vesuvio): nessun’altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la figura e la forma. Infatti slanciata in su come se si sorreggesse su di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami” – Lettera di Plinio il giovane a Tacito
“Era come stare seduti su un vulcano che cominciava a tremare fino a che non arrivava a eruttare” – pensieri e parole di Toto Wolff.
Lewis Hamilton e Nico Rosberg ridevano, scherzavano e si divertivano insieme prima di ritrovarsi uno accanto all’altro e, quindi uno contro l’altro, alla Mercedes nel 2013. Ci sono filmati e fotografie in cui si vedono Lewis e Nico, ancora ragazzi, quasi bambini, spassarsela in compagnia come due grandi amici. Eppure arrivavano da due storie diametralmente opposte. Nico figlio di un campione del mondo, nato in Germania e cresciuto nell’ agiatezza di Montecarlo, messo sui kart a quattro anni perché se sei figlio di uno come Keke difficilmente puoi finire a fare altro. Lewis, cresciuto in una famiglia modesta ai margini della grande Londra, con il padre costretto a spaccarsi la schiena per permettere al figlio di cominciare a correre sui kart. Uno studia nei migliori collegi europei e impara cinque lingue, l’altro non lascia grandi ricordi nella scuola di Stevenage che ha frequentato e cerca sempre di far pagare i conti al biondino.
Li unisce solo la passione e alla fine prova a unirli anche la Mercedes, ai tempi del loro ingaggio non ancora gestita da Toto Wolff, che non si rende conto di star formando una coppia destinata a scoppiare.
Due piloti Alfa: entrambi volevano diventare campioni del mondo e nessuno di loro era disposto a passare da numero due. Una coppia dal destino segnato. Due che guardandosi negli occhi farebbero come Pat Garrett e Billy the Kid:
“Che effetto fa? Beh, fa l’effetto che sono cambiati i tempi adesso”.
Una coppia molto squilibrata dalla parte di Lewis Hamilton come testimoniano impietosamente i numeri delle quattro stagioni che hanno vissuto guidando le frecce d’argento. Il predominio Mercedes in quegli anni era tale da non risentire della lotta interna. Hamilton e Rosberg hanno vinto 54 gare su 78 dal 2013 al 2016, che diventano addirittura 51 su 59 se consideriamo solo gli ultimi tre anni, quelli del passaggio alle Power unit ibride che la Mercedes ha interpretato meglio del resto del mondo, arrivando a dominare il campionato per sette anni di fila.
Quando sono diventati compagni di squadra per la prima volta, erano solo dei ragazzi. Era il 2000 e correvano in kart per la MBM (Mercedes-Benz McLaren), era stato Keke, il papà di Nico, a segnalare a Dino Chiesa, che gestiva il team, di ingaggiare quel ragazzino inglese che era già sotto l’ala protettiva di Ron Dennis. Andavano d’accordo, ma erano diversi. Per tutti Nico era il Principe perché era bello, ricco e viveva a Montecarlo, così Lewis divenne lo Sceicco. Più volte in albergo in quegli anni chiamavano Dino dalla reception per avvisare che dalla camera di quei ragazzi arrivava troppo chiasso. Erano così golosi di gelato che lui spesso nella notte doveva andare alla caccia di qualche vaschetta di gelato alla vaniglia. Giocavano a calcio, ping- pong e con i videogame. Raccontavano a tutti che sognavano un giorno di ritrovarsi compagni anche in Formula 1. Erano giusto ragazzi. Quell’anno Hamilton vince il campionato europeo e la Coppa del Mondo, ma il risultato non compromette il loro rapporto. Rimangono amici anche quando passarono in Formula 3 e poi in Formula 1 (Rosberg nel 2006, Hamilton l’anno successivo).
Le cose tra loro vanno poi bene, ma non benissimo, anche nel 2013, al primo anno di convivenza in Mercedes, dove il 28 gennaio aveva cominciato a lavorare un nuovo team principal che era anche socio al 30% del team: Toto Wolff. Ma quando, nell’anno successivo, cominciano a lottare tra loro per il titolo, il vulcano si sveglia e inizia a lanciare i primi lapilli. I due prendono a guardarsi in cagnesco e ciascuno assume agli occhi dell’altro le sembianze della lepre. La scelta di Lewis Hamilton di lasciare la McLaren, dove era cresciuto e aveva già vinto un titolo, per andare alla Mercedes che era ancora un team senza gloria, stupisce tutti. Ad aprire le porte di Brackley è Lauda. Niki, mandato in missione, riesce a colpire Lewis al cuore e a convincerlo ad accettare la sfida che gli cambierà la vita. Già a settembre Lewis annuncia la sua decisione, firmando un contratto triennale con la squadra dove troverà il suo vecchio amico Nico. Hamilton prenderà il posto di Michael Schumacher, ma nessuno al momento lo interpreta come un vero e proprio passaggio di consegne.
La prima scintilla tra Lewis e Nico scoppia in Malesia nel 2013, al loro secondo gran premio insieme. Galeotto fu un ordine di scuderia. Il team chiede a Rosberg di non attaccare Hamilton che è terzo dietro alle due Red Bull. Toto decide di proteggere il primo podio di Lewis con la sua nuova squadra. Lo stesso Hamilton contesta la chiamata, dicendo che Nico avrebbe meritato quel podio. Caso chiuso, forse mai realmente aperto, anche perché quella domenica in Malesia il caso vero scoppiò in Red Bull tra Vettel e Webber.
Nel 2013 Rosberg vince due gare, Hamilton solo una ma conquista più pole (5-3) e alla fine totalizza più punti in campionato (189-171). L’ultimo anno di quiete.
Il cambio regolamentare trasformerà la Mercedes in un auto imbattibile e tra i due amici la temperatura comincia irrimediabilmente a crescere. “Ancora prima che la stagione 2014 iniziasse, sapevamo che la battaglia per il campionato sarebbe stata una battaglia tra Hamilton e Rosberg” – parole di James Vowles, oggi team principal della Williams ma ai tempi capo della strategia Mercedes, redige ancora prima che la stagione 2014 veda il semaforo verde un documento speciale con le linee guida per la lotta per il titolo. Sarà Vangelo: il testo determina in che misura avrebbe agito la squadra e come avrebbero dovuto comportarsi i piloti. Il tutto dietro una fondamentale premessa: “Bisogna far capire quanto sia importante vincere il campionato in maniera leale, altrimenti te ne pentirai per il resto della tua vita.”
Non serve a molto. Il dominio Mercedes comincia con un successo di Rosberg in Australia e uno di Hamilton in Malesia, poi in Bahrain va in scena il primo vero duello. Addirittura annunciato dai due dopo le qualifiche quando promettono: “Vi faremo divertire”. Toto Wolff, ancora sereno, aggiunge: “Noi non diamo ordini di scuderia”. Lo scontro è totale, ma anche corretto. Sorpassi, controsorpassi, staccate ruota a ruota. Comincia al via e si conclude negli ultimi giri dopo che la Safety Car aveva anche rimesso Nico alle spalle di Lewis, oltretutto con gomme più fresche.
“E stata una gara bellissima”, commenta Lewis. “Nico è stato leale, tenerlo dietro con le gomme soft è stata una delle imprese più difficili della mia vita. Ripensavo ai tempi dei kart, una volta l’ho superato all’ultimo giro, credevo facesse lo stesso.” E Nico a ribattere: “Uno spettacolo da vedere in Tv, una bella giornata per lo sport, le critiche ora smetteranno. Mi dispiace molto arrivare secondo dietro Lewis ma è stata la gara più entusiasmante della mia carriera.”
Sembra esista solo il lato bello della medaglia. Nico e Lewis fingono anche di prendersi a pugni appena scesi dalle loro auto, mentre Lauda alla Tv conferma: “Li abbiamo semplicemente lasciati lottare e loro lo hanno fatto nel migliore dei modi”. Solo dopo emergerà il fatto che Nico, per tentare di passare Lewis nei giri finali, avrebbe usato uno step di motore vietato dal team. Lewis non prende bene neppure il fatto che una parte del team abbia collaborato con Nico, dandogli dei dati sulle performance di Hamilton per fargli capire dove migliorare per batterlo. Esser stato superato due volte in qualifica e battuto di oltre 17″ in Malesia da Lewis, aveva fatto impazzire Nico. “Farò lo stesso per il prossimo round in Cina e spero di riuscire a capitalizzare” – parola di Hamilton. Hamilton vince sia in Cina che in Spagna dove l’arrivo è quasi allo sprint con Lewis che, si scoprirà dopo, ha usato lo stesso step vietato, impostato da Nico in Bahrain.
Ogni mezzo per battere il compagno sta diventando lecito. Il livello di tensione si alza anche perché è ormai evidente che nessuno può intromettersi tra loro nella lotta per il titolo. La vecchia amicizia si rompe definitivamente a Montecarlo quando Rosberg, giocando di furbizia, si prende la pole. Dopo aver ottenuto il miglior tempo nel primo stint, esce davanti ad Hamilton con il secondo, decisivo, set, ma va lungo alla discesa del Mirabeau costringendo Lewis ad abortire il giro. Lo ha fatto apposta o ha semplicemente sbagliato? I commissari che nel 2006 avevano punito Schumacher per una manovra simile, lo perdonano. Hamilton no. Dai microfoni della BBC gli chiedono: “Siamo alla riedizione delle guerre tra Senna e Prost?” Lui non ha dubbi: “Sostanzialmente sì”, risponde, entrando ancora più nello specifico quando gli chiedono se si siederà al tavolo con Rosberg a chiarirsi. “Non so se loro due l’abbiano fatto… Piuttosto, preferisco il modo in cui Senna ha regolato la questione con Prost”, aggiunge riferendosi al tamponamento volontario di Ayrton a Suzuka. In gara poi non succede nulla. Rosberg vince per il secondo anno di fila a casa sua e dice: “Era importante interrompere il momento d’oro di Hamilton”. Lewis non usa mezzi termini: “Non credo che io e Nico saremo ancora amici”.
In Ungheria e in Belgio vanno in scena altri due atti di quella che ormai è diventata guerra di classe. Hamilton rinfaccia l’agiatezza, “la bambagia” sicut dixit, nella quale il compagno è cresciuto. “Io da piccolo dormivo sul divano. Per questo ho più fame”. A Budapest, dopo che era scattato dal fondo per una perdita di carburante, Hamilton sfrutta la Safety Car e risale fino a ritrovarsi davanti a Rosberg che è su una strategia diversa. Il team gli chiede di farlo passare. Lui risponde tranquillo:
“Non rallenterò per Nico, se si avvicina può superarmi.”
Una decisione che blocca Nico, lasciando ad Hamilton la terza posizione dietro a Ricciardo e Alonso in una delle rare sconfitte stagionali della Mercedes.
Lauda assolve Lewis, ma tra i due ex amici non c’è più rispetto. Un mese dopo in Belgio arrivano al contatto. Rosberg parte in pole, ma dopo essere stato sorpreso da Lewis, prova a riprendersi la posizione e ci prova con una manovra al limite, tanto che l’ala anteriore della sua Mercedes taglia la gomma posteriore sinistra di Hamilton. Nico riesce a continuare e chiude al secondo posto, Lewis dopo esser rientrato ai box su tre ruote, con la vettura danneggiata, prova a rientrare, ma alla fine si ritira. Il vantaggio di Rosberg in classifica sale a 29 punti. Hamilton non lo perdona, parla di gesto intenzionale, lo accusa platealmente parlando con gli inglesi. Nico nega tutto e si nasconde dietro alla decisione dei commissari che non hanno preso provvedimenti dopo il contatto. E il giorno dopo torna sull’argomento con un video postato sui social mentre rema in canoa ad Amburgo:
“Ho saputo cosa ha detto Lewis alla stampa, qual è la sua versione dei fatti. La mia è molto diversa. Ma è meglio che me la tenga per me e non entri troppo nei dettagli.”
In Mercedes cominciano a preoccuparsi che la lotta interna possa far rientrare in gioco qualche avversario. E così convocano Rosberg in sede. Alla fine Nico finisce con lo scusarsi e paga una multa.
“Chiacchierando con Prost una volta gli chiesi che cosa non aveva funzionato tra lui e Senna. Lui mi raccontò che in McLaren era mancata la trasparenza. Non si sapeva mai da che parte stessero i vertici del team. Quello che ho cercato di fare io con Lewis e Nico è di essere sempre chiaro anche se non è facile. Però sono arrivato a minacciare di fermarli per due gare, in caso non avessero messo la squadra al di sopra dei loro egoismi”
– raccontò anni dopo Toto Wolff. Arrivarono all’ultima gara della stagione 2014, con doppio punteggio in palio, divisi da soli 7 punti, dopo che Hamilton aveva vinto a Monza, Singapore, Suzuka, Sochi, Austin e Nico solo a San Paolo. Lo show è chiamato “The duel in the desert”, ma dopo aver raggiunto livelli altissimi in qualifica con Nico in pole, la gara dura solo 22 giri fino a che Rosberg è rallentato da un problema all’ERS.
Hamilton, schizzato davanti al via e sta comunque gestendo la gara che Rosberg era obbligato a vincere per ribaltare la situazione. Hamilton vince il suo secondo titolo, il principe Harry, arrivato ad Abu Dhabi, gli grida via radio “Sei il migliore”, la fidanzata Nicole Scherzinger non aspetta neppure che si tolga il casco per baciarlo. Anche Nico alla fine gli fa i complimenti: “Hamilton ha vinto in modo corretto e chiaro: è stato il migliore”. Complimenti per la sincerità. Lewis apprezza: “Mi ha fatto piacere ricevere i complimenti di Nico e mi spiace che non abbia potuto giocare fino in fondo le sue carte”.
Rosberg ha chiuso con 11 pole, dodici volte meglio di Hamilton in qualifica, ma poi la domenica Lewis ha ribaltato il discorso: 11 vittorie contro le 5 del compagno. Sembra davvero tornata la pace in città. Ma non dura molto. Nella stagione successiva arriva la Ferrari di Vettel (ingaggiato al posto di Alonso) a mettere un po’ di pepe tra i litiganti, vincendo in Malesia e in Cina riparte la guerra. Questa volta verbale. In mondovisione, in conferenza. Rosberg accusa Hamilton di aver tenuto un ritmo troppo basso all’inizio e di aver compromesso la sua gara perché ha dovuto difendersi da Vettel. Toto Wolff prova a spegnere l’incendio. Lauda commenta a modo suo:
“I piloti devono essere dei bastardi egocentrici.”
In Giappone, nella stessa curva dove Senna buttò fuori Prost, Hamilton e Rosberg se la giocano duramente ruota a ruota con Lewis che spinge il compagno sull’erba. Duro, ma corretto, tanto che dal podio Nico non si lamenta e sottolinea come si sia divertito a rimontare dal quarto al secondo posto. Il suo sogno di riaprire la lotta per il titolo va a sbattere in Russia contro una rottura dell’acceleratore, dopo che era stato in testa per i primi sette giri. In Texas Lewis vince con tre gare d’anticipo il suo terzo titolo. Questa volta Nico non la prende bene. Aveva solo una chance per restare in gioco: vincere. Ma alla prima curva Lewis fa il duro e va in testa. Nico rimonta, riprende la leadership al 49esimo giro, poi va lungo tra la curva 14 e 16 e regala la vittoria e il titolo al rivale. Hamilton è commosso, avvolto nella bandiera britannica, resta in silenzio un paio di minuti ringrazia la squadra, la famiglia e fa una dedica:
“La figura di Ayrton è stata una guida e oggi ho il suo stesso numero di titoli”
Racconta anche quella che diventerà la sua missione: ispirare la gente.
Nel retro podio però deve prima fare i conti con la rabbia di Rosberg. Quando gli tira il cappellino da indossare sul podio, Nico glielo ritira dietro con una faccia che definire arrabbiata è dir poco. Ad Hamilton scappa quasi un sorriso, ma intanto si mette ben in testa il cappellino dedicato al vincitore. La stagione si chiude con tre vittorie di fila di Nico a Città del Messico, San Paolo e Abu Dhabi. “Sono molto felice”, dice Nico. Lewis lo gela a modo suo: “Sono più felice di aver vinto il campionato che le ultime gare”.
Ci si prepara all’anno più duro. Il 2016 deve essere l’ anno di Nico. Il suo momento magico cominciato in Messico l’anno prima, continua con altre quattro vittorie di fila che allungano a sette gran premi la sua striscia vincente. Arriva a Barcellona con 43 punti di vantaggio sul compagno, ma in Spagna il loro duello raggiunge l’apice.
Finiscono fuori insieme alla terza curva e regalano la prima vittoria della carriera al giovane Max Verstappen. Quello che tra due avversari potrebbe anche passare come un normale incidente di gara, se avviene tra due compagni di squadra è qualcosa di inaccettabile. È la riedizione di Senna-Prost in terra catalana. Con la differenza che Hamilton e Rosberg una volta erano amici, Senna e Prost non lo sono mai stati. Dentro quell’incidente c’è tanto. C’è Hamilton, che, dopo sette vittorie di fila di Nico, vuole rimettere le cose in ordine, ma c’è anche Rosberg che vuole ribadire al mondo come le cose siano cambiate e ora il migliore sia lui. Per questo nessuno alza il pedale dall’acceleratore. Nico era scattato meglio al via, beffando il compagno che partiva in pole, poi aveva pasticciato con il manettino sul volante inserendo il comando sbagliato, la modalità Safety Car, cosa che lo ha fatto entrare in curva 3 con 17 km/h in meno. Hamilton ha visto il buco e ci si è infilato, Nico ha chiuso la porta, Hamilton è finito con le quattro ruote sull’erba girandosi e, finendo in testacoda, ha colpito ed eliminato il compagno. Davvero un big bang.
Lewis getta il volante. I due non si guardano, proprio come Senna e Prost. Per i commissari di gara nessuno ha responsabilità. Per la Mercedes, che non finiva una gara con zero punti dal Gran premio d’Australia del 2011, è un grande problema. Niki Lauda interviene: “Lewis è stato troppo aggressivo, è stupido perché avremmo vinto la gara”. Toto Wolff costringe i suoi piloti a un lungo faccia a faccia con i tecnici e la dirigenza. “Entrambi, ovviamente, erano scontenti della situazione, di aver deluso la squadra”, commenta Toto. “E credo che entrambi sappiano di non essere senza colpe nella situazione specifica”. Lewis chiede scusa:
“Anzitutto chiedo scusa a tutto il team, mi è sprofondato il cuore quando mi sono fermato. Non riuscire a portare il risultato, onestamente è indescrivibile quanto mi senta abbattuto. Non mi interessa di chi sia la colpa, solo un enorme “Scusate” alla squadra. Farò tutto quel che posso perché questo non accada di nuovo”.
Non accadrà in forma così eclatante, ma accadrà di nuovo eccome. A Montecarlo un ordine pro Lewis farà girare le scatole a Nico; in Canada, dove la Ferrari torna protagonista e Vettel schizza in testa dalla terza posizione al via, i due finiscono con il toccarsi ancora alla prima curva. Nico ha la peggio, alla fine dovrà accontentarsi del quinto posto e dice: “La prossima volta sarà Lewis a finire fuori”. Ma Lewis ha altro e cui pensare, quando scende dall’auto mima un pugile e dedica il successo a Muhammad Ali che è appena scomparso:
“Ali ha ispirato tutta la mia vita, negli ultimi 15 giri non riuscivo a pensare che a lui”.
Ad Ali ruba la forza (e la rabbia) quando a Baku commette un errore in qualifica e rientrando nei locali della Mercedes con calci pugni distrugge il suo stanzino. Gli faranno pagare danni. Il match con Nico continua anche in Austria dove finiscono con il toccarsi ancora all’ultimo giro. Rosberg è in testa, ma con gomme supersoft e un problema ai freni che lo costringe anche a finire lungo, Hamilton con le soft ha un ritmo migliore e lo sta braccando. A sei curve dalla bandiera a scacchi lo passa all’esterno, ma Nico resiste e si toccano. L’ala anteriore di Rosberg si rompe e Nico scivola fuori dal podio superato da Verstappen e Raikkonen. “Non è esattamente il risultato che volevamo..” – dicono in Mercedes. “Ero all’esterno, non è stata colpa mia il crash”, mette le mani avanti Hamilton via radio.
Entrano in scena i commissari che giudicano scorretta la manovra di Rosberg. Paragonano la sua traiettoria del giro precedente e vedono come per difendersi da Hamilton sia andato molto più largo. Dieci secondi di penalità (che non cambiano la sua classifica) e due punti di penalità sulla patente. Toto Wolff, che al momento della collisione tra i due era con Mara Sangiorgio di Sky, commenta:
“Dopo Barcellona sono stato un ingenuo. Pensavo avessero imparato la lezione, ma mi sembra che non sia così. Non possiamo più continuare con questa situazione, saremmo costretti a valutare se ricorrere agli ordini di squadra, anche se l’idea mi fa vomitare. Ma se non sono capaci di correre senza toccarsi sarà una normale conseguenza”.
La situazione sta diventando sempre meno gestibile. E i due litiganti vengono convocati a Brackley da Toto Wolff, Niki Lauda e Paddy Lowe, il direttore tecnico.
Ora il vantaggio di Nico si è ridotto a 11 punti. E prima della pausa estiva Lewis si riprende la leadership vincendo a Silverstone, Budapest e Hockenheim. Al ritorno in pista dopo le vacanze, Rosberg infila tre vittorie consecutive e a Singapore torna in testa al campionato dopo essersi preso la libertà di festeggiare cantando in italiano dal podio di Monza, sull’onda della musica diventata celebre dopo la vittoria dell’Italia al Mondiale di calcio in Germania nel 2006. Si sente campione del mondo, mentre Hamilton è tornato dalle vacanze un po’ in crisi e proprio a Monza, dopo una pole fantastica, sbaglia clamorosamente la partenza ritrovandosi addirittura sesto dopo tre curve.
La situazione per Hamilton si complica definitivamente in Malesia quando mentre era in testa al 41° giro i suo motore va a fuoco. Dall’abitacolo arriva via radio un urlo disperato:
“Quali parole per descrivere quello che provo? Dolore. Non è il punto più basso che ho toccato nella mia carriera, ma non mỉ sono mai sentito così indifeso, impotente. Chiedo alla Mercedes perché abbiamo tanti motori, ma quest’anno si rompono solo i miei? Perché? Mi devono dare delle risposte perché tutto questo è inaccettabile. Qualcuno non vuole che io vinca, ma io non mi arrendo”.
Un Lewis Hamilton disperato. Vede un complotto attorno a sé. È il quarto motore che gli si rompe quest’anno e Lewis non riesce ad accettarlo. Non gli era mai capitato di vedersi battere da un compagno di squadra e tutto questo lo rende nervoso, addirittura maleducato in conferenza stampa. Finisce che sbaglia ancora la partenza, ma poi recupera fino al podio.
A quattro gare dalla fine ha 33 punti da recuperare su Rosberg che proprio a Suzuka comincia a crederci davvero e, confesserà molto dopo, inizia anche a pensare di mollare tutto in caso dovesse finire come sogna. Hamilton vince le successive tre gare, ma con Rosberg sempre secondo, e si arriva ad Abu Dhabi con soli 12 punti di distacco tra i due.
Hamilton entra nel weekend decisivo a modo suo. In una conferenza organizzata solo per i due rivali, esce con una frase che è tutta un programma: “Tra dieci anni, quando scriverò un libro, compratelo tutti e saprete esattamente che cosa è successo. Sarà una lettura interessante”. E poi aggiunge: “Sono stato sfortunato, a un certo punto sembrava che i problemi colpissero soltanto la mia monoposto. Ma da questa situazione sono riemerso più forte dimostrando che tutto è possibile”. Niki Lauda, intervistato dal Corriere della Sera, gli risponde così: “Credo che la sua sia stata una battuta. Se io Toto decidessimo di fare un libro sarebbe molto più lungo del suo. Lewis e Nico sono ragazzi eccezionali, è da tre anni che sono perfetti. Metà stagione è più veloce uno, metà l’altro. Ma alla fine spingono tutti nella stessa direzione ed è quello che vogliamo. Io non faccio il tifo per nessuno. Per me sono assolutamente uguali”.
Lewis vince anche l’ultima gara, ma il secondo posto basta a Rosberg per diventare campione del mondo. Hamilton ci ha provato fino alla fine, rallentando in ogni modo la gara con la speranza che da dietro Vettel e Verstappen riuscissero a mettersi tra lui e il rivale. Dai box hanno anche dovuto gridargli di spingere, ma lui ha risposto a modo suo: “Questa è la mia gara”. E dopo il traguardo aggiungerà: “Non ho fatto nulla di scorretto, lottavo per il titolo e mi sono limitato a controllare il ritmo, queste sono regole, non c’è nulla di sbagliato”.
Rosberg è stato bravo a mantenere la calma, la lucidità. Poi al traguardo scoppia a piangere. Gli tremano le gambe, viene sommerso dalle emozioni e dalla gente. Poi dal podio parte il Po-Po-Po-Po. Il campione del mondo adesso è lui. Si sente L’uomo più felice del mondo, trentaquattro anni dopo papà Keke. “Non ho mai avuto questa fiducia in me stesso. Non ho mai pensato di poter vincere davvero. Nemmeno fino all’ultima curva dell’ultima gara. Pensavo ancora che qualcosa sarebbe andato storto”, ha detto Rosberg aggiungendo poi: “Quando lotti per il Mondiale non esiste il concetto di “pace e amore”, Devi superare i tuoi limiti, specialmente quando ci sono due piloti di alto livello, Prima le cose andavano bene, ma non appena abbiamo iniziato a lottare per il campionato, gara dopo gara, si è accumulato tutto. Personalmente non ho rimpianti”.
La grande gioia di Nico dura cinque giorni. Poi, all’improvviso, comunica su Facebook la sua decisione: “Ho scalato la montagna, ora penso alla famiglia. Ha deciso il cuore.” Il 12 dicembre, poco prima di ritirare il premio al galà della FIA a Vienna, lascia il mondo senza parole. E spiega: “Credo che sia il momento migliore per chiudere. È difficile da spiegare, ma è da quando avevo sei anni che inseguo il sogno di conquistare questo titolo. Adesso che l’ho coronato, è il momento di fermarsi. Per venticinque anni ho messo tutto me stesso per centrare l’obiettivo: finalmente, con l’aiuto di tutti, dei tifosi, del team, della famiglia e degli amici, ce l’ho fatta. È stata un’esperienza incredibile ma durissima. Ho perso due Mondiali contro Hamilton e ho vissuto momenti difficili. Però queste due cose mi hanno dato la forza per combattere: non credevo di poter lottare in questo modo”.
La lotta lo ha svuotato e lo ha lasciato senza forze. Davanti all’idea di ricominciare a battersi contro un fenomeno come Lewis ha deciso di vivere. Di dedicarsi alla moglie, alla figlia, agli affari che non gli mancheranno. Ammette di aver cominciato a pensarci a Suzuka (“Da quando il titolo è stato nelle mie mani e la pressione è aumentata”), ma di aver poi deciso in fretta: “Il lunedì dopo il trionfo, al termine di un solo giorno di riflessione”. Aggiungendo che in caso di sconfitta non avrebbe mollato: “Perché non sono una di quelle persone che scappa davanti alle sconfitte”. “Se devo essere sincero, non credevo che avrei avuto il coraggio di farlo”, confesserà Nico qualche giorno dopo a Londra ritirando il premio di Autosport.
Hamilton, avvertito direttamente prima che la notizia diventasse pubblica, ha commentato a modo suo: “Sarà strano e triste non averlo più in squadra: mancherà allo sport e gli auguro tutto il meglio” – aggiungendo però una frase che avrebbe potuto risparmiarsi: “È la prima volta che ha vinto un titolo in diciotto anni, quindi non è una sorpresa che abbia smesso. Ma ha anche una famiglia su cui concentrarsi e probabilmente vorrebbe avere più figli. La Formula 1 richiede così tanto del tuo tempo”. In realtà Nico è stato campione anche in GP2, ma non cambia il senso del discorso.
Hamilton sa di essersi tolto dai piedi un avversario che è stato in grado di batterlo. Anche se lui ha sempre dichiarato di sentirsi il vincitore morale di quella stagione. E sa anche che la Mercedes non oserà più mettergli accanto un pilota alla sua altezza, scegliendo Bottas come sostituto di Nico. “Ne abbiamo approfittato per resettare, Abbiamo scelto un pilota in grado di spingere Lewis, ma senza arrivare ad avere le lotte vissute con Nico”, ha ammesso Toto Wolff. Il duello ha prosciugato anche il team che non ha mai avuto paura di perdere i campionati, ma ha dovuto gestire la situazione per evitare che degenerasse come a Barcellona. In fin dei conti la Mercedes è più di un team di Formula 1 e non può permettersi di andare oltre certi livelli di battaglia.
Anni dopo tra Nico e Lewis l’amicizia non è ancora tornata. Nico ha avuto solo belle parole per i successi di Hamilton che sono diventati infiniti. Ogni tanto si sono mandati delle frecciatine a distanza. Nico, sul suo canale YouTube, ha anche detto:
“Eravamo davvero buoni amici ai tempi e ho ancora molto rispetto per lui e lo avrò sempre. In privato è un bravo ragazzo, quindi ovviamente è sempre diverso il modo in cui vieni percepito dall’esterno. Ha dei buoni valori. Quindi spero che con il tempo potremo tornare a essere amici”. Sam Peckinpah l’aveva previsto: “Perché non l’uccidi? Beh, è mio amico”.
Magari un giorno succederà davvero. E in un mondo nel quale anche Liam e Noel Gallagher sono riusciti a ritornare insieme per un World Tour non è difficile da immaginare…