Dal campo numero 14 si intravede il maxischermo del Suzanne Lenglen. C’è Federer. La figura pixelata dello svizzero sovrasta Matteo Berrettini, impegnato nel secondo turno con Casper Ruud. I due match viaggiano in parallelo, si concludono a pochi minuti di distanza, ma l’esito non è quello sperato dai pochi tifosi azzurri accorsi per supportare il romano nella seconda prova Slam della stagione. 6-4; 7-5; 6-3 il punteggio che ha consegnato l’ambito tête-à-tête con Federer al norvegese e che ha messo un freno all’assalto di Matteo alla Top 30 (almeno per ora).
Ci racconti cos’è successo? Raramente ti abbiamo visto giocare così indietro…
“Riguarderò il match. Lui mi faceva male col servizio e il diritto mentre io ho avuto alti e bassi. Nel match c’è stata una differenza di energia nervosa. Non ero brillante, mi sentivo un po’nervoso e meno pronto ad affrontare le difficoltà. Si è deciso tutto su pochi punti anche se lui ha avuto più possibilità. Sentivo che bastava poco per rigirarla ma è stata una lotta di nervi. Lui rispondeva meglio di me, spingeva molto col diritto, ma mi mancava qualcosa, non so come chiamarla…”
Cazzimma?
“Sì, un pochino forse (ride, ndr). Mi sentivo meno frizzante. Mi sono allenato con lui in passato ma non mi ricordavo questa pesantezza di palla col diritto. Sul 3-3 ad un certo punto ho avuto due palle break, lì poteva girare, ma nei break che ho preso ho fatto degli errori abbastanza brutti. Merito suo ma anche demerito mio oggi.
Forse, l’idea di poter giocare il terzo turno con Federer sul Centrale ha influito a livello inconscio?
“Sì, ci ho pensato ma non è stata una cosa che mi ha portato via energie. Le energie sono andate via nelle ultime settimane, in generale ho giocato parecchio, poi Roma è un torneo impegnativo sotto questo punto di vista. Dopo Montecarlo ho fatto uno sforzo interiore, mi sentivo parecchio giù, non felicissimo di quello che stavo facendo e questi sono i risultati. Dispiace perché questo è un palcoscenico importante. Purtroppo quando uno non ha tanta benzina è difficile fare rifornimento mentre viaggia. Ho continuato comunque a provarci, è andata così. Ho già parlato col mio team, dalle sconfitte si impara e questa è la cosa positiva di oggi”.
Oggi nei recuperi sul diritto arrivavi parecchio in ritardo…
“Non sono mai stato un fulmine di guerra. Ma non mi sentivo pronto. Non sono un robot. Sono molto contento per la battaglia al primo turno e per il doppio vinto ieri. Ho provato a tirare fuori tutto quello che avevo ma lui oggi è stato più bravo di me”.
Potrebbe essere anche un discorso legato alla preparazione fisica?
“Sicuramente giocare 3 su 5 è difficile e diverso, ho giocato un match in Australia e poi uno qui. Oggi però non mi sono sentito in difficoltà dal punto di vista fisico. Nelle ultime partite ho affrontato avversari forti, come Zverev, Schwartman… e nessuno di loro mi ha dato così fastidio col diritto. Magari oggi ero un pochino più lento ma normalmente non sono Djokovic. Credo sia solo un fatto nervoso. Le energie nervose portano anche lentezza nei riflessi. In questo sport poi si tratta di millesimi di secondo quando si gioca a così alte velocità”.
Hai fatto riferimento al doppio con Sonego. Si tratta di un esperimento che proseguirà o è nato tutto per caso?
“L’idea è nata perché siamo molto amici, siamo cresciuti insieme e condividiamo anche l’allenatore Umberto Rianna. Quest’anno abbiamo raggiunto un ranking che ci ha permesso di entrare in tabellone, non so se giocheremo tutte le settimane singolo che doppio , anche perché richiede parecchie energie ma se ne avremo la possibilità lo faremo sicuramente”.
Programmazione?
In questo momento sono iscritto a tutti e 4 i tornei su erba, non credo di giocarli tutti, dipenderà dai risultati. Adesso ho bisogno di qualche giorno per ricaricare le batterie. La stagione è ancora lunga, quest’anno sarò in tabellone nei 1000 americani e anche in quelli asiatici, dovrò programmare bene”.
Daniele Flavi (AGL)