Una donna direttore di un golf club: Barbara Teodorani non è l’unica fra le pochissime in Italia che possono vantare questo delicatissimo ruolo, col surplus di aver ospitato l’Open d’Italia all’Adriatic Golf Club Cervia.
Come si diventa direttore di un golf club?
“Io sono di Cesena, ricopro la carica dal novembre 2007, ma lavoro per l’associazione dall’1 ottobre 1998. Ho iniziato un po’ per gioco e un po’ per sorte a un golf club non distante da qui, poi ho accettato questa proposta come ragioniera, principalmente in amministrazione, poi occupandomi dell’aspetto turistico, le prenotazioni estere, soprattutto del mercato tedesco. Negli anni d’oro del turismo, la presenza straniera da Germania e Svezia è stata altissima. Poi, un po’ per l’avvento dell’euro qualcosina si è perso, poi c’è stato il Covid, ora il mercato è nuovamente florido con presenze importanti, specie dalla zona di Monaco, che è la cliente numero 1 a livello di turismo estero.
Abbiamo la grande fortuna di essere collocati nel cuore di un località turistica a 500 metri dalla spiaggia e a 600 da centro di Milano Marittima, con un servizio alberghiero molto forte e servizi anche per la famiglia. Con anche l’aiuto del clima, la temperatura è abbastanza mite, quindi, da fine marzo, e poi aprile, maggio e giugno è presente il turismo straniero che speriamo sempre maggiore, specie dopo quest’Open d’Italia, è poi in estate abbiamo tantissime presenze turistiche soprattutto dall’Italia, con famiglia: chi fa mare, chi golf chi movida”.
Com’è nata l’idea di ospitare un Open d’Italia?
“Ce l’ha proposto a Regione Emilia Romagna: il presidente Stefano Bonaccini ha fortemente voluto questa edizione in Regione, e noi abbiamo valutata un’opportunità grandiosa poter ospitare su questo campo una gara così importante”.
Avete dovuto fare tanti lavori al circolo?
“Lo abbiamo un po’ ammodernato, non abbiamo fatto tanti lavori. Il campo ha quasi 40 anni, abbiamo rifatto i bunker, i drenaggi, ci siamo impegnati molto con l’agronomo del Tour e il direttore del torneo David Williams, che ci ha affiancato”.
Chi ha pagato queste spese?
“Il circolo. Ci abbiamo cominciato a lavorare da subito, a novembre, appena avuta l’assegnazione. Questo è un campo di proprietà comunale, del Comune di Cervia, gestito da un’associazione sportiva dilettantistica, che si estende per circa 100 ettari e volevamo fare bella figura anche per la comunità”.
Perché siete stati scelti per ospitare l’Open?
“E’ di sicuro l’unico campo della Regione con 27 buche da campionato, regolamentari, per le 18 buche del percorso di gara, più villaggio commerciale, aree famiglia: abbiamo quindi approfittato di qualche buca di un altro percorso per starci il più comodo possibile”.
Si sente orgogliosa di essere una delle pochissime direttore di circolo golf d’Italia?
“Sono cresciuta nel mio ruolo nel tempo, anch perché sono stata supportata e sempre aiutata dai soci, dal circolo, dal presidente passato e da quello attuale”.
Che cosa dà in più una donna-direttore ?
Non lo so, anche se sento che sento ed avverto che ha significato. So di certo che ho grandi stimoli e ho cercato e cerco continuamente di fare e di dare il meglio di me. Ci metto tanta passione ed entusiasmo, e tutte le mie energie da mattina a sera, al 100%. Ho anche una famiglia, due figli e un marito meraviglioso che mi ha permesso di fare tutto questo”.
Da lunedì che succede del circolo?
“Dopo i 400 spettatori di giovedì, i 4500 di venerdì e quelli di sabato che erano anche di più, dopo aver avuto circa 1200 addetti ai lavori in questa macchina importante che è l’organizzazione di un Open d’Italia, cominceremo ad accogliere i nostri 400 soci che si sono sacrificati, tutti comunque super orgogliosi e super contenti di aver colto quest’opportunità dell’Open. Le attese e le aspettative sono tante e importanti, dopo un evento di queste proporzioni, siamo peraltro in piena stagione. E i turisti sono già qui”.
Intanto l’Italia sogna con Gregorio De Leo, che con un -5 di giornata scala il tabellone portandosi a -8 con 205 (72-67-66), a due colpi dai 4 apripista, quando parte l’ultimo giro. Il 24enne di Biella, bel viso aperto, denti bianchissimi, è l’ennesima versione del golfista: non già “enfant prodige” ma costruito passo dopo passo da 5 anni con coach Alain Vergari, fino al rapodo passaggio di due anni fa sull’Alps Tour con 3 successi e la promozione al più duro scenario Challenge, col ritorno al futuro Gran Premio Città di Cervia, sei anni fa da amateur.
E’ la forza dello sport che – a parte il maledetto doping – mette tutti nelle stesse condizioni di gareggiare, senza raccomandazioni, senza sgambetti, senza tradimenti, senza falsi messaggi. Che valgono lo spazio di uno spot incomprensibile e della comparsata di un influencer. E volano via, impalpabili come le finte strette di mano, i finti abbracci, le finte promesse. Finché un giorno qualcuno non grida: “Il re è nudo”. Alla Biden. Con una risata che vi seppellirà.