Il Gran Premio del Giappone 1990 si conclude per tutti alla prima curva quando Ayrton Senna sperona Alain Prost e conquista il suo secondo titolo mondiale. Un’immagine iconica che ha fatto la storia della Formula 1, ma che ha messo in ombra decine di altre storie, dalla prima doppietta della Benetton al primo podio di un giapponese.
Per capire cosa è successo quel 21 ottobre 1990 a Suzuka bisognerebbe tornare indietro di un anno quando alla chicane del Triangolo CASIO Prost e Senna finiscono per scontrarsi, parcheggiando le proprie McLaren a bordo pista e facendo segnare un punto di non ritorno fra i due. Il “Professore” è campione del mondo, mentre il brasiliano deve fare i conti con una discussa squalifica che regala il successo al senese Alessandro Nannini.
Quel 21 ottobre 1990 le cose sono però cambiate: Senna è in testa al campionato, tallonato da Prost con la Ferrari e deciso a farla pagare al diretto avversario. Nannini è invece costretto a dire addio definitivamente alla Formula 1 a causa di un incidente in elicottero patito nove giorni prima con un’elica che gli aveva tranciato di netto l’avambraccio destro. La Benetton decide così di puntare su Roberto Moreno, appiedato dall’EuroBrun, costretta a saltare gli ultimi due gran premi a causa dei problemi finanziari che affliggono la squadra italiana.
La qualifica conferma di fatto quello che tutti si sarebbero aspettati: Senna in pole seguito a due decimi da Prost, obbligato a vincere per tenere vivo la lotta al Mondiale, mentre Nigel Mansell e Gerhard Berger a completare la seconda fila ad appannaggio ancora una volta di Ferrari e McLaren. Niente da fare per le Benetton che scattano rispettivamente dalla sesta piazza con Nelson Piquet e dalla nona con Roberto Moreno.
Senna non è felice della sua posizione perché posta sul lato sporco della pista, chiede ai commissari di spostarla, tuttavia da tradizione la casella del poleman è posta all’interno, quindi in una condizione più scomoda. Le proteste del brasiliano sono vane, la domenica deve partire dal lato peggiore con Prost pronto a strappargli la leadership.
Neanche farlo apposta tutto ciò accade con il francese che brucia il pilota carioca alla partenza affrontando la prima curva in testa. Per Senna è il momento giusto per far scattare la sua feroce vendetta: prende la traiettoria interna e, come se Prost non esistesse, affronta la curva speronandolo dopo pochi secondi. Le due vetture finiscono nella via di fuga consentendo così a Senna di festeggiare il titolo nonostante le vivaci proteste di Prost. Memore di quello che accaduto l’anno precedente, la FIA non interviene e permette al pilota della McLaren di festeggiare.
Alle loro spalle Berger ha uno spunto migliore di Mansell diventando di fatto il nuovo leader della gara, una situazione che dura poco visto che, tempo qualche curva, finisce in testacoda, insabbiato a bordo pista. Il motore si spegne e per la McLaren si profila un secco zero in classifica. A quel punto è Mansell al comando, ma nel caos della partenza a scattare meglio sono proprio le Benetton di Piquet e Moreno, decise a tallonare l’inglese della Ferrari.
Le monoposto della scuderia di Flavio Briatore provano a tenere testa al “Leone” britannico, ma Mansell pian piano fugge portando il vantaggio a oltre cinque secondi su Piquet quando al ventiseiesimo giro rientra ai box per cambiare le gomme. Passano pochi secondi e la sua Ferrari si blocca nella corsia d’uscita a causa di un problema alla trasmissione, costringendo Mansell al ritiro.
Per le Benetton è trionfo con Piquet che conduce tranquillamente in porto la macchina anticipando il compagno di scuderia Moreno che conquista il primo podio in carriera. Un traguardo raggiunto anche da uno scatenato Aguri Suzuki che, dopo esser partito dalle retrovie, porta la Larrousse in top three diventando il primo giapponese a riuscirci. Il tutto davanti al suo pubblico, tuttavia di quel giorno verranno ricordate le auto di Senna e Prost parcheggiate dopo la prima curva.