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Golf

Meno alibi e lamenti: così Garcia s’è finalmente avvicinato agli idoli Olazabal e Ballesteros

Da Sport Senators 11/04/2017

Da campione amateur del Masters a giacca verde: lo spagnolo si toglie la maglia nera dei grandi senza Major colmando le lacune caratteriali e anche quelle sul green che l’hanno sempre penalizzato

 Quando Sergio Garcia entrò nella Butler Cabin per ricevere il premio riservato al miglior amateur del Masters non pensò certo che avrebbe dovuto aspettare così tanti anni per indossare la giacca verde più famosa dello sport.

Quell’anno a vincere il titolo dei professionisti fu uno dei suoi due idoli, José Maria Olazabal, dopo un duello con Davis Love e Greg Norman. Il basco, e soprattutto Seve Ballesteros, sono stati i giocatori che più hanno ispirato il gioco di Sergio Garcia. Il primo, per la grande precisione nei colpi al green, il secondo per la straordinaria abilità nel gioco corto. Anche se Garcia è addirittura superiore ai due idoli nei colpi di partenza, perché il driver è sempre stato uno dei suoi bastoni preferiti. E lui è sempre preciso potente, e capace di dare ai colpi effetti e traiettorie che molti colleghi del tour non riescono neanche ad immaginare.

Sergio è sempre stato, inoltre, un giocatore con una grande fantasia e una passione per il golf fuori dal comune e questo si percepisce quando è in campo. Ad Augusta, i Patrons (i Padroni, che poi sono gli spettatori che fanno una gran fatica per accaparrarsi i biglietti) tifavano tutti per lui, per la sua storia, perché superasse il suo limite tecnico. Perché, sui green, è molto meno forte di Olazabal e Ballesteros. Infatti, aver vinto un major soltanto dopo aver fallito 73 tentativi e dopo essersi accontentato quattro volte del secondo posto, è in parte dovuto ai problemi che Garcia ha avuto sul putt: spesso, nei momenti decisivi, non riusciva ad essere freddo, sbagliando anche dalla corta distanza come nell’Open Championship del 2007, quello regalato ad Harrington.

Da un paio di anni Garcia ha cambiato la sua filosofia di vita, diceva di essere fortunato, di avere comunque una vita meravigliosa e che vincere o non vincere un torneo del Grande Slam non lo ossessionava più di tanto: insomma, aveva finalmente smesso di lamentarsi e di addossare la colpa delle sue sconfitte ad altri. E questo l’ha aiutato a sfatare il suo tabù. Perché questa è stata la più grossa differenza con Olazabal e Ballesteros, che, in campo, erano due leoni, due personaggi estremamente carismatici che odiavano fortissimamente proprio la cultura dell’alibi di cui Garcia ha rischiato di essere imprigionato.

Ma, si sa, gli esami non finiscono mai. E, adesso che è arrivata la vittoria nel Masters – il Major che Sergio amava di più, ormai diventato americano più di ogni altro spagnolo -, non ha fatto nemmeno in tempo a uscire prepotentemente dalla lista nera dei fortissimi che non hanno mai vinto un Major che già è stato inserito in quella del più forte giocatore ad averne vinto uno solo. “Penso di poter vivere tranquillamente lo stesso”, ha esclamato ridendo Sergio Garcia. “Ora però lo faccio con una giacca verde sulle spalle”.

Silvio Grappasonni

* 54 anni, ex professionista sull’European Tour, ha vinto due Omnium e il campionato italiano Pga, oggi telecronista Sky. Il padre Ugo è stato uno dei più importanti golfisti italiani.

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