Jasmine Paolini è in finale agli Internazionali d’Italia 2025. No, non è una simulazione su Tennis Manager: è successo davvero. Ha battuto la Stainer, giocatrice solida, con un nome che suona più come un prodotto per togliere le macchie dai vestiti. E così, nove anni dopo Sara Errani – sua compagna di doppio e grande amica – l’Italia ritrova un’azzurra nell’ultimo atto del torneo romano.
Una staffetta non dichiarata, ma efficace. Nel 2016 si mandavano ancora gli SMS, i social erano pieni di gattini (ok, quelli ci sono ancora) e si usava Facebook senza vergogna. Ieri c’era Sara, oggi c’è Jasmine.
Un metro e 63 di grinta in salsa toscana, che sembra dire alle avversarie – e anche a qualche spettatore distratto – “Oh, non sottovalutarmi, perché non sembra… ma poi vinco io”. E infatti vince davvero.
Ora l’Italia si ritrova in finale con una giocatrice atipica per il circuito attuale, ma molto concreta. Niente proclami, pochi fronzoli, tanto tennis. E forse è proprio questo che l’ha portata dove in pochi l’avevano prevista. Roma applaude. E Errani, spettatrice interessata, anche. Sempre seduta al solito posto, in tutti i match di Jasmine, accanto ai genitori anche loro seduti sempre ai soliti posti e al team anche loro fedeli al motto ‘Jasmine che vince, non ci si cambia di posto’. Non che siano superstiziosi, eh. Ma come diceva qualcuno, non esserlo porta male. Si spera anche che ad Errani sia rimasta qualche per la finale.
Che Paolini vinca o no, è già una bella storia. Raccontata con tono basso, colpi ben piazzati e nessuna necessità di effetti speciali. Con qualche urlo con la “erre” moscia. E almeno per me, va benissimo così