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Nagasu, star a 17 anni, fuori dai Giochi a Sochi, triplo axel oggi: ecco la pattinatrice che visse due volte

Da Sport Senators 13/02/2018

I nostri occhi privilegiati dall’Olimpiade in Corea analizzano un protagonista dalla storia particolare 

Mirai Nagasu, la pattinatrice che visse due volte. Il suo triplo Axel nella gara a squadre a Pyeongchang, con medaglia di bronzo, la riporta alla luce otto anni dopo la sua “nascita”. Già, perché la 25enne statunitense,
figlia di immigrati giapponesi che non hanno mai richiesto per loro la nuova cittadinanza (al contrario di Mirai che ha poi preso il passaporto Usa), diede segnali di grandezza in un’altra Olimpiade, Vancouver 2010, con un quarto posto che sembrava lanciarla, a soli 17 anni, come possibile erede di una campionessa come Michelle Kwan, anche lei figlia di immigrati, da Hong Kong, 5 titoli mondiali vinti. Un’altra asiatica pronta a far grande l’America di chi, come il cosiddetto presidente Trump, crede che a farla grande possano essere solo gli americani! Ma da quel momento comincia un’altra storia per la Nagasu, una favola alla rovescia che adesso, però,
potrebbe riprendere la narrazione a lieto fine.
   Il balzo più impegnativo per lei è proprio quello che deve farle superare otto anni di delusioni e disillusioni. E, naturalmente, il segnale che può dare inizio a una nuova vita deve essere il più importante, quindi il triplo Axel, il salto più difficile del pattinaggio, riuscito in gara solo a sette
altre pattinatrici in tutta la storia. E’ il più difficile perché è l’unico con partenza frontale, al contrario di Rittberger, Salchow, Lutz, Flip e Toeloop, tutti con lo stacco che avviene di spalle. Quindi, per realizzare l’Axel bisogna fare mezzo giro in più, visto che la conclusione di ogni salto è di spalle. La prima a realizzarlo è la giapponese Mitori Ido nel 1988. Seguono Tonya Harding (Usa) nel 1991, Yukari Nakano (Giappone) e
Ludmila Nelidina (Russia) nel 2002, Mao Asada (Giappone) nel 2004, Elizaveta Tutkamysheva (Russia) nel 2015 e infine Rika Kihira (Giappone) nel 2016.
    Qualcuno assegna il triplo Axel anche a Kimmie Meissner ai Campionati statunitensi 2005, ma a quel salto in realtà non si può attribuire la terza rotazione completa, il piede va sul ghiaccio dopo due rotazioni e poco più di un quarto.
   Mirai Nagasu ci lavora per tanto tempo e riesce a eseguirlo già nel 2017, ma farlo all’Olimpiade, col carico di tensione e di responsabilità, è un’altra
cosa. E lei si porta dietro anni di infortuni, di speranze svanite dopo il lampo a Vancouver. In quei Giochi Olimpici, è la sorpresa alle spalle di campionesse già affermate: quarta dopo l’oro di Kim Yuna (Sud Corea),
l’argento di Mao Asada (Giappone) e il bronzo di Joannie Rochette (Canada).
   In quel 2010, fra l’altro, si incrociano i percorsi suo e di Carolina Kostner, in un confronto che diventa anche simbolico di modi diversi di interpretare il pattinaggio e di strade che poi si separano e portano a
fortune alterne. Mirai si allena in California, dove vive, con Frank Carroll, proprio il tecnico cui, da giugno 2009, si è affidata la Kostner per tentare il salto di qualità. Ma quell’esperienza di Carolina si rivela negativa, tanto da arrivare alle critiche del presidente del Coni, Gianni Petrucci, che, dopo la prova fallimentare all’Olimpiade di Vancouver (16ma, un crollo totale), mette in dubbio la sua bravura (“forse la Kostner non è una campionessa”) e fa notare che per lei il Coni ha stanziato parecchi soldi per permetterle di allenarsi in California, con risultati pessimi. Ma
cosa c’entra la Nagasu con tutto questo? Il punto è che, allenandosi entrambe con Carroll, viene fuori un confronto impietoso. I sistemi di lavoro di Carroll sono duri, la Nagasu esegue in allenamento l’intero programma libero più e più volte. La Kostner ha ritmi del tutto diversi, spezza continuamente l‘allenamento, riprende il lavoro, fa qualche salto, poi si ferma. Certo, la struttura fisica è diversa, la Nagasu è più compatta
e potente, Carolina più slanciata e fragile, ma un lavoro pesante di base è comunque necessario, si tratta di uno sport, non di una esibizione. Il risultato è che Carroll addirittura disconoscerà che la Kostner sia una sua
allieva e che Carolina, un anno dopo il suo arrivo in California, tornerà in Europa dal suo vecchio allenatore Michael Huth.
  La Nagasu, quindi, appare in crescita e sembra ripetersi subito dopo ai Mondiali a Torino, nei quali si piazza addirittura al primo posto dopo il programma corto, con Asada e Kim dietro. Ma proprio in quel momento la sua corsa si arresta. Nel programma libero, la prova è disastrosa, tanto da ottenere solo l’undicesimo punteggio che la porta a finire settima nella classifica finale. Davanti a lei, sesta, proprio la Kostner, che non brilla, esegue un programma con difficoltà tecniche minori (4a nel corto e 5a nel
libero), ma viene premiata nella parte artistica e di lì comincia per lei un nuovo corso.
   Mirai Nagasu, invece, si avvia lungo una discesa che appare senza fine. Infortuni, malanni, scarsa forma, l’addio a Carroll, le delusioni fino a quella più grande, la mancata convocazione per l’Olimpiade di Sochi 2014, a vantaggio di Ashley Wagner. E’ una decisione che provoca
polemiche e la reazione di Nagasu. Ai Campionati Nazionali, Mirai è terza dietro Gracie Gold e Polina Edmunds, in quarta posizione c’è la Wagner. I dirigenti federali, però, decidono di portare a Sochi Wagner come terza perché, sostengono, ha migliori risultati in campo internazionale. Le proteste di Nagasu non producono cambiamenti e lei, negli anni successivi, non ce la fa a ritrovare la forma e la continuità di risultati. Fino a
quando nel 2017, l’antica fiamma sembra ravvivarsi. Una prima scintilla è proprio il triplo Axel, che lei riesce a realizzare e a inserire in gara. Poco alla volta, qualche piazzamento in competizioni internazionali e, ai
Campionati Nazionali 2018, è seconda dietro Bradie Tennell, conquistando il posto per l’Olimpiade di Pyeongchang, insieme alla Tennell e a Karen Chen.
    La Tennell è schierata nel programma corto della gara a squadre, Mirai in quello libero. E qui si libera finalmente dei fantasmi con una prova eccellente, esegue il triplo Axel, terza di sempre a farlo in una Olimpiade
e prima non giapponese dopo Midori Ito ad Albertville 1992 e Mao Asada a Vancouver 2010. E lo esegue alla grande, tanto da ottenere dai giudici un “grado di esecuzione”, vale a dire il giudizio sulla qualità del salto, dall’1 al 3 (il massimo), nessuno negativo, che fa aggiungere 1,57 punti agli 8,50 del valore di base, per un totale di 10,07. Guarda caso, esattamente lo stesso punteggio ottenuto dalla Tutkamysheva con il suo
triplo Axel nel programma corto dei Mondiali di Shanghai 2015 da lei vinti, anche se, per dire la verità, quel triplo Axel fu un capolavoro che avrebbe meritato un grado di esecuzione più alto per sancirlo come il migliore mai eseguito nella storia del pattinaggio. Il che non sminuisce il valore del triplo Axel di Nagasu, che può essere tranquillamente considerato come il
miglior secondo della storia, a un soffio dalla Tutkamysheva.
   E infine, quasi a voler tornare alla teoria degli incroci simbolici, ecco che nella gara olimpica la Nagasu, seconda nel libero dietro l’inarrivabile russa Alina Zagitova, torna davanti alla Kostner, solo quarta. Se è il bivio decisivo nella seconda vita della Nagasu lo si vedrà, ma è certo che quella vista sul ghiaccio appare davvero come la ragazza che aveva incantato tutti otto anni fa. Il nome Mirai, nella lingua giapponese, significa “futuro”: non ne potevano dare uno migliore alla pattinatrice che visse due volte.
Gennaro Bozza
Tags: fuori dai Giochi a Sochi, gennaro bozza, Nagasu, olimpiadi invernali, star a 17 anni, triplo axel oggi: ecco la pattinatrice che visse due volte

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