Basket, D’Antoni comanda la Nba, ma di notte ha sempre gli incubi! E somiglia a un certo Sacchetti… |
  • Chi Siamo – Le nostre firme
  • Sport
    • Accadde Oggi
    • Atletica
    • Calcio
    • Ciclismo
    • Ginnastica
    • Golf
    • Motori
    • Nuoto
    • Pallacanestro
    • Pallavolo
    • Pugilato
    • Sci
    • Sport di contatto
    • Tennis
    • Vari
    • Politica Sportiva
  • TennisVintage
  • La testimonianza
  • Galleria
  • Sport per Tutti
Basket, D’Antoni comanda la Nba, ma di notte ha sempre gli incubi! E somiglia a un certo Sacchetti… |
  • Chi Siamo – Le nostre firme
  • Sport
    • Accadde Oggi
    • Atletica
    • Calcio
    • Ciclismo
    • Ginnastica
    • Golf
    • Motori
    • Nuoto
    • Pallacanestro
    • Pallavolo
    • Pugilato
    • Sci
    • Sport di contatto
    • Tennis
    • Vari
    • Politica Sportiva
  • TennisVintage
  • La testimonianza
  • Galleria
  • Sport per Tutti
Pallacanestro

Basket, D’Antoni comanda la Nba, ma di notte ha sempre gli incubi! E somiglia a un certo Sacchetti…

Da Luca Chiabotti 22/03/2018

Con il fantastico Harden, che ha inventato il tiro da tre saltando all’indietro, e Paul, gli Houston Rockets sono in testa alla classifica grazie al gioco "inventato" dal grande Mike. Che, però, come quando allenava da noi, fa certi brutti sogni

Gli Houston Rockets di Mike D’Antoni guidano la Nba con 57 vittorie e 14 sconfitte: mercoledì avevano 4 successi in più degli avversari più vicini, Golden State e Toronto, forti di 23 vittorie nelle ultime 24 partite. Hanno  interrotto la striscia di 13 successi consecutivi dei Trail Blazers battendoli a Portland con l’ennesima straordinaria prova di James Harden. Il magico Barba è il capocannoniere della Nba con oltre 31 punti di media, ma è anche terzo negli assist e settimo nelle palle rubate. “E’ il più forte attaccante che abbia mai visto, assolutamente immarcabile” ha dichiarato D’Antoni proprio a Portland dove la sua stella ha realizzato 42 punti in 33 minuti, con 6 rimbalzi e 7 assist. Harden possiede un repertorio offensivo infinito, ma c’è un movimento che probabilmente lo porterà nella storia: il tiro da tre punti con lo step back, il saltello all’indietro diventato ormai un’arma letale, il suo marchio di fabbrica. Ci tiene a spiegare che quei canestri segnati allontanandosi dal difensore non sono frutto del caso ma un fondamentale sul quale sta costantemente lavorando in allenamento. Il titolo tornerà a Houston 23 anni dopo la doppietta di Hakeem The Dream Olajuwon? Personalmente lo spero.
Ammetto di fare il tifo per Mike non solo perché ho l’onore e la fortuna di conoscerlo bene dai tempi dei suoi anni italiani e neppure perché credo che se la Giustizia esiste, nessuno meriterebbe più di lui il titolo dopo aver rivoluzionato il basket col suo gioco ma avendolo visto trionfare con una squadra non sua, i Golden State Warriors. Mike ha attraversato anni nei quali la sua pallacanestro veniva dileggiata e così è stato anche recentemente ai Los Angeles Lakers, salvo poi essere diventato un santone per  il credito che gli ha dato Steve Kerr dopo la conquista del titolo. Il motivo è un altro. Ogni volta che Mike apre la bocca, mi sorprende per la sua modestia intelligente, l’autoironia, la capacità di sdrammatizzare in un mondo che si prende troppo, drammaticamente, sul serio. A chi recentemente chiedeva a D’Antoni quanto fosse stato difficile far convivere due All Star come Harden e Chris Paul, tutte e due amanti della palla e di grande personalità, la risposta è stata: “Facilissimo, non c’è voluto nessun colpo di genio”. Inserire durante la stagione Gerald Green e il veterano Joe Johnson? “Facile”. Cosa risponderebbe se gli chiedessero come riesce a primeggiare nel campionato più duro e bello del mondo con un pivot svizzero di 23 anni, Clint Capela (che in un anno e mezzo con D’Antoni ha raddoppiato le sue statistiche) e una guardia che ha giocato a Montegranaro, PJ Tucker, in quintetto? “PJ? E’ uno dei migliori difensori che abbia mai visto” ha dichiarato Mike. Facile, no?
Ho avuto la fortuna di parlare a lungo recentemente con Meo Sacchetti, il c.t. azzurro, e sono tante le cose che lo avvicinano a D’Antoni, non solo avere una fiducia assoluta e incrollabile nella filosofia del suo gioco pur apparendo, tutti e due, a volte, sacerdoti di una pallacanestro “leggera”, poco meditata e sofferta. Soprattutto, con loro i giocatori vengono messi nelle condizioni di dare il meglio di se stessi, migliorare le statistiche, e quindi il loro valore di mercato, di sentirsi sostenuti per quello che sono non per ciò che dovrebbero essere secondo l’allenatore. Poi magari spiegano il loro successo in modo semplicistico: Mike sostiene che più alzi il numero dei possessi offensivi, più i giocatori hanno palloni a disposizione in attacco, più c’è la possibilità per ognuno di ritagliarsi un ruolo importante anche di fianco a stelle mangiapalloni, come si diceva negli anni Settanta, come James Harden e Chris Paul, peraltro indispensabili per vincere. Quindi molti più giocatori si sentono realizzati, migliorano e sono contenti. Anche di difendere: andrebbe sfatato il mito che D’Antoni non si applichi su quello che accade nella propria metà campo. Come per il suo attacco, vanno cambiati i parametri con cui si giudicano le sue difese: se giochi ad alto ritmo, bisogna valutarle per l’efficienza nelle giocate importanti e decisive, non sui numeri totali. Houston è probabilmente la miglior squadra difensiva di Mike.
Ma non è semplice mettere la propria vita professionale nelle mani dei giocatori. E non è vero che rendere più facile la pallacanestro per chi la gioca significhi essere allenatori più rilassati. E’ uscito un bell’articolo sull’Houston Chronicle nel quale, partendo dai malori patiti da Tyrone Lue, il tecnico dei Cleveland Cavs assente per un po’ dalla panchina, hanno chiesto al serafico Mike cosa ne pensasse. Scoprendo che ha lottato per tutta la vita contro lo stress per riuscire a “digerire” una sconfitta e che solo ultimamente è riuscito ad essere un po’ più equilibrato, a leggere un libro durante la stagione (D’Antoni è un grande lettore d’estate…), a dormire più di tre o 4 ore per notte. Racconta un aneddoto italiano: “Agli inizi della mia carriera, ho perso 6 partite di fila di misura (parla del campionato 1992-93 con  Milano) in una stagione di sole 30 gare. Tornando da una trasferta a Fabriano in pullman, per tutto il viaggio lungo 5 ore ho pensato che la mia testa stesse letteralmente per scoppiare. Ho cominciato a sforzarmi di pensare che non avrei potuto andare avanti così”. Lo lotta è durata tutta la vita, probabilmente oggi avendo una squadra così forte la tensione è diminuita per la fiducia nei suoi giocatori. Ma Mike ammette: “Sogno ancora di tentare dei lay up e di sbagliare dei canestri facilissimi, prendo il rimbalzo e sbaglio di nuovo”. Insomma, l’allenatore che rende tutto facile per i giocatori deve ancora imparare a dormire sonni tranquilli. Ecco perché faccio il tifo per lui, perché si carica addosso la complessità delle cose rendendole semplici per gli altri, senza fare il santone, senza spezzare il pane del basket. Anche in questo è molto simile a Sacchetti.
Ma ce la farà a vincere? Tutti ricordano la terribile prestazione di James Harden, candidato al titolo di Mvp dell’anno ma evidentemente paralizzato dalla tensione, in gara-6 della semifinale Ovest dell’anno scorso contro i San Antonio Spurs che costò la stagione ai Rockets. E tutti sottolineano quanto il grande Chris Paul abbia fatto poca strada nei playoff, considerando la sua forza, fino ad oggi. E, prima o poi, a Ovest dovranno vedersela con i Warriors campioni. Riusciranno i Rockets ad esprimersi anche schiacciati da una pressione mai provata prima? La strada è difficile ma ovviamente Mike dichiara: “Ci proveremo”. Come dire, siamo del loro livello. Niente giri di parole. Facile.
Luca Chiabotti
Tags: Basket, D’Antoni comanda la Nba, Luca Chiabotti, ma di notte ha sempre gli incubi! E somiglia a un certo Sacchetti…

Condivisione...

Articolo precedente
Arianna Fontana ospite alla presentazione dell’e-book “donne di Sport”
Articolo successivo
Roger campione-uomo, che dubita

Nota sull’autore: Luca Chiabotti

(La Firma) Inviato a 6 Olimpiadi, 7 mondiali e 15 europei basket, oltre 200 partite dello sport che è il suo grande amore ed ha caratterizzato la sua carriera, 35 final four, finali italiano del 1978. Esperto anche di sport americani, dal football al baseball.

Post correlati

  • Italia: tutti guardano la difesa ma il problema è l’attacco
  • Basket: Torino è un romanzo, Milano una comica
  • Che bello se “Poz” avesse successo anche come allenatore. Restando Poz, ma senza esagerare…
  • Oscar: “Il no all’Nba per fedeltà al Brasile. Dell’Agnello e Nando Gentile mi cacciarono da Caserta”
  • La Nba in Italia? Storie e misteri oggi sono un podcast
  • Gallo, è il canto decisivo

Ultimi articoli

  • Pallavolo, al Trento lo scudetto 2025. É il sesto
  • Giro in Testa – Strasburgo e l’incontro di pugilato di Van Roosbroeck
  • Briciole dal Foro Italico fra racchette rotte, urla e selfie
  • Giro in Testa – Simon Yates diventa l’imperatore d’Ungheria
  • Briciole dal Foro Italico, Joao e il parrucchiere ungherese che spegne la torcida
  • Giro in Testa – Savoldelli plana in Belgio: il Falco va subito in rosa a Seraing

Sport Senators

Le grandi firme di 45 Olimpiadi, 8 mondiali di calcio, 86 tornei del Grande Slam, 13 Tour de France, 43 giri d’Italia, 20 GP di Formula 1, 31 Mondiali di Atletica leggera, 100 campionati Mondiali ed Europei di nuoto, ginnastica, scherma, judo, e tanti altri sport.

Accounts Social

  • Facebook
  • Twitter

Newsletter

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
Iscriviti!

Cerca

Sport Senators © 2018 - All Rights Reserved | Testata registrata al Tribunale di Milano. Registrazione n.168 del 30.05.2018. Direttore responsabile Vincenzo Martucci

  • Home
  • Chi Siamo – Le nostre firme
  • Sport
  • Accadde Oggi
  • Galleria
  • Sport per Tutti
  • TennisVintage
  • Privacy policy

Continuando la navigazione, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi