Nasce a San Pietroburgo, da genitori polacchi, Irena Kirszenstein (Szewinska dopo il matrimonio), fenomenale atleta capace di vincere ai Giochi Olimpici 7 medaglie (3 ori, 2 argenti e 2 bronzi) in 5 differenti discipline tra il 1964 e il 1976: nei 100 è bronzo a Città del Messico, nei 200 è argento a Tokyo, oro a Città del Messico e ancora bronzo a Monaco di Baviera, nel salto in lungo è argento a Tokyo, nei 400 è oro a Montreal e infine nella staffetta 4 x 100 è oro a Tokyo.
Elegante, regale, aveva uno stile sublime: non a caso fu definita la “gran dama delle piste”. Una donna schiva, di poche parole, ma sempre gentile. Nata alla fine della Seconda Guerra Mondiale in un campo profughi da genitori ebrei (padre polacco e madre russa), si avvicina all’atletica a 14 anni. Faceva tutto con estrema naturalezza, tranne la partenza che però compensava con delle accelerazioni stupefacenti che divennero il timbro di fabbrica dei suoi innumerevoli successi.
Un carriera lunghissima in cui trovò tempo per studiare (laureata in ingegneria econometrica), sposarsi (con Jenusz Szewinski) e diventare madre coltivando la passione per la letteratura, il teatro e la musica.
Due i momenti da ricordare fuori dai Giochi. Dopo l’esplosione di Tokyo 1964, Irena Szewinska tenta, agli Europei di Budapest del 1966, di ripetere quanto fatto da Fanny Blankers-Koen a Bruxelles nel 1950. Ci riesce alla grande: oro nei 200, nel lungo e nella staffetta, argento beffa nei 100 alle spalle di Ewa Klobukowska che di lì a poco verrà stoppata dal test della femminilità, ma non privata della medaglie. E infine l’ultima sfida: dopo la maternità torna alle gare allungando il proprio raggio d’azione fino ai 400 metri. Li prova la prima volta coprendo la distanza in 53″, poi la seconda volta, a Varsavia il 22 giugno 1974, è la prima donna a infrangere la barriera dei 50 secondi: il cronometro si ferma su 49″9. Nel suo palmarès sono finiti 13 record del mondo, unica ad averli ottenuti nei 100, 200 e 400.