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Golf

L’America è (ancora una volta) ai piedi di Tiger Woods

Da Jacopo Crivellari 16/12/2019

La Presidents Cup fino a mercoledì sera era una delle competizioni più scontate del mondo del golf. Si disputa ogni due anni e se la contendono le squadre di Stati Uniti e resto del mondo (l’Europa è esclusa): è stata vinta sempre dagli USA tranne una volta. Nel 1998 al Royal Melbourne Golf Club vinse infatti l’International Team capitanato da Peter Thomson. Quest’anno il torneo si è giocato per la terza volta in Australia, al Royal Melbourne. Gli internazionali erano in vantaggio 6.5 a 3.5 alla fine del secondo giorno. E poi?

E poi hanno vinto gli Stati Uniti. È stata una delle edizioni più avvincenti di sempre, che ha reso la Presidents Cup un trofeo ancor più storico e prestigioso. Si é decisa alla penultima buca del penultimo match in campo: il putt da cinque piedi di Matt Kuchar ha consegnato agli USA la dodicesima vittoria, dopo che erano stati a un passo dalla sconfitta. Tiger Woods è diventato il capitano più giovane della storia a vincere la Presidents. È diventato anche il giocatore ad aver portato alla propria squadra più punti da quando esiste il torneo superando Phil Mickleson, vincendo tutti e tre  in cui si è auto-schierato, visto che oltre che capitano era anche giocatore. Tiger è il miglior condottiero che l’America potesse desiderare. È il Goat, come dicono dalle sue parti. Il più grande di sempre. 

“Ce l’abbiamo fatta. Insieme”. Nell’intervista che precede la premiazione Woods è parso felicissimo, quasi commosso. Ha vinto 82 titoli sul Pga Tour e poche, pochissime volte lo si è visto così orgoglioso. Per lui il 2019 é stato l’anno del vero comeback, con la vittoria del quindicesimo major all’Augusta National (oltre a quella dello Zozo Championship di un mese fa). “I ragazzi sono stati fantastici – ha commentato Tiger. Dopo i primi due giorni abbiamo fatto ancora più gruppo e capito che avremmo potuto vincere se avessimo giocato come sappiamo. E così è stato.” Giovedì e venerdì il playing-captain ha giocato in coppia con Justin Thomas. Nel fourballs del day 1 la Tigre di Jupiter ha fatto sei birdie, mentre il suo compagno più giovane solo due. Su Twitter in molti si sono ironicamente chiesti come stesse la sua schiena, visto che si è (metaforicamente) portato sulle spalle JT per tutto il Royal Melbourne. Venerdì, nel foursome, Thomas ha imbucato il birdie decisivo alla buca diciotto, dopo un match molto teso. Era un putt da 15 piedi. Tiger è esploso, ha abbracciato Justin che gli aveva appena fatto vincere un punto con un peso specifico clamoroso, altissimo. “Give me absolute chills, man!”, ha urlato Woods sul green dell’ultima buca, che in italiano è parafrasabile con “Mi stai facendo impazzire, amico!”.

Sabato Tiger Woods ha deciso di restare in panchina sia per i match del mattino che per quelli del pomeriggio. In molti si stanno ancora chiedendo il perchè, visto che nelle due giornate precedenti era stato davvero on fire tee-to-green. Tiger in questi anni ha imparato a conoscere il suo corpo alla perfezione e se ha ritenuto opportuno restare a guardare un motivo c’è stato. E forse possiamo ritrovarlo nel match di domenica.

Premessa: Abrahm Ancer, messicano rookie dell’International Team, aveva parlato chiaro nella conferenza pre-torneo: “Mi piacerebbe giocare nel singolo contro Tiger Woods.” Sabato sera sono stati resi noti gli incontri  della domenica: prima partenza, ore 10.02, Woods vs Ancer. Accontentato. Nonostante “Abe” abbia cercato di innervosirlo dalle prime buche non concedendogli nemmeno dei putt da 15 centimetri, il campione americano è stato spietato. Il punto non è stato quasi mai in discussione. I due sono arrivati alla buca 16 con Woods in vantaggio due up (tutte le sfide si disputavano ovviamente con formula match-play) e un putt da sei piedi da imbucare per vincere la sfida. Tiger a quel punto ha colpito e si è tolto il cappello per salutare Ancer ancor prima che la palla cadesse in buca. Per la tigre è stato il terzo punto su tre. “Dato che era un putt da quella distanza, sapevo che era finita.” L’America è impazzita.  

 

Con sei vittorie a due nei singoli, gli USA hanno completato la rimonta e hanno vinto la Presidents 16 a 14. Tiger ha alzato la sua prima coppa da Capitano. Nella conferenza finale, oltre agli elogi ai compagni di cui sopra, ha anche parlato del proprio match contro Ancer e della voglia che il messicano aveva di giocare contro di lui: “Abe wants it. He gets it”. Non c’è bisogno di traduzione. L’America è una volta ancora ai piedi di Eldrick Tont Woods.

Tags: #Usa, international team, presidents Cup, team usa, Tiger, woods

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Nota sull’autore: Jacopo Crivellari

Ho iniziato a praticare sport a cinque anni e solo quattordici primavere più tardi ho capito che sarebbe stato meglio scriverne o parlarne. Conduco un programma radiofonico su CiaoComo Radio, ho scritto un libro e collaboro con GazzaNet. La filosofia mi ha sedotto e conquistato, ma è un amore platonico. Il tennis è mia moglie, il golf l’amante; per questo ne scrivo dopo le 23.

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