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Atletica

Possiamo sorridere va in campo una nuova Italia

Da Pierangelo Molinaro 12/08/2019

Il quarto posto nel Campionato Europeo per Nazioni è un passo importante dopo stagioni davvero buie. Emergono giovani di qualità, che soprattutto sanno lottare

Cominciamo a vedere una lucina in fondo al tunnel. E non è poco dopo anni in cui pareva che l’atletica italiana si fosse dissolta. Anni in cui in ogni rassegna eravamo solo timide comparse che raramente riuscivano a passare il primo turno. Avvilente. Ma il quarto posto conquistato a Bydgoszcz, in Polonia, nel Campionato Europeo per Nazioni riempie il cuore e ci permette di guardare al futuro con un po’ più di ottimismo.

Mai eravamo arrivati così avanti nella classifica finale della kermesse continentale, che a dire la verità con questa formulacervellotica a 12 squadre ha perso molto fascino rispetto all’originaria Coppa Europa. Meno male che dalla prossima edizione si tornerà ad 8 nazioni in campo e nelle corsia. Tutto più semplice, immediato e spettacolare. E l’Italia sarà in serie A.

Certo, alcuni limiti vanno posti. Come il fatto che non tutte le nazioni si sono presentate con la miglior formazione, che il livello tecnico della Vecchia Europa non è più quello degli anni Sessanta. Ma la squadra azzurra si è battuta, ha consegnato la maglia a nuovi ragazzi che si sono buttati nella mischia senza risparmiarsi. Pure noi non avevamo tutte le nostre stelline con Tortu e Tamberirimasti al box si spera per piccoli infortuni. Meglio così, hanno lasciato i fari accesi su tutti gli altri.

L’Italia ha vinto quattro gare e non riusciva a mettere un atleta davanti agli altri dal 2015 in questa manifestazione. Troppo tempo a questo livello. Sabato Davide Re ci ha gonfiato di orgoglio con un successo nei 400 metri che con dominio che un azzurro non aveva dai tempi di Fiasconaro. Poi Yemen Crippa nei 5000, una gara degna di un Antibo, un Panetta o un Cova. Luminosa Bogliolo ha dominato i 100 hs, specialità dove in quarant’anni non avevamo trovato l’erede della Bottiglieri. Per finire con la staffetta 4×400 (Scotti, Galvan, Lopez e ancora Re) in quella gara che dovrebbe rappresentare il valore di un intero movimento. Bravidavvero.

Ma anche le piazze d’onore non sono state da buttare, come quella di Marta Zenoni nei 3000 o di Jacobs nei 100, di Desalu nei 200 e Cestonaro (triplo) sono state importanti. Persino Alessia Trostnell’alto, dopo anni di inferno ha dimostrato almeno per una volta le qualità agonistiche che le permettevano di primeggiare a livello giovanile ed ha conquistato con i denti un terzo posto con una misura (1.94) che è ai suoi attuali limiti. Tutti da applausi. E chi non era in gara con un livello tecnico che non permetteva di puntare al podio, ha lottato con intelligenza ottenendo il massimo. E’ il caso di Barontini (800),  della Fantini (martello), Abdewahed(3000 sp), Faloci (disco), Stecchi (asta). Insomma, niente controprestazioni, niente facce tristi e rassegnate ai nastri di partenza.

Alle spalle c’è di sicuro un buon lavoro tecnico ed i complimenti vanno fatti al c.t. La Torre ed ai suoi collaboratori, ma soprattutto da fuori pare di aver assistito ad un vero cambio di mentalità, quella voglia di lottare che attira anche il pubblico profano. Non facciamoci troppe illusioni pensando ai Mondiali di Doha in settembre. Il livello del mondo è ancora troppo lontano. Ma almeno vedremo dei ragazzi che sanno combattere, che possono essere sconfitti, ma anche uscire dal campo a testa alta.

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Nota sull’autore: Pierangelo Molinaro

Ha studiato Biologia all’Università di Pavia. Dopo le esperienze all’Informatore, Corriere di Pavia e SuperGol, ha seguito da inviato per la Gazzetta dello Sport 12 Olimpiadi, 27 Mondiali e 7 Europei di atletica, 5 Paralimpiadi. E’ specializzato anche di sci e doping.

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