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Tennis

Il tennis che verrà: tra cancellazioni e rinvii, gli Us Open sono il torneo-chiave

Da Sport Senators 19/04/2020

I vari scenari della stagione rivoluzionata dal Corona Virus che ancora non ha una fisionomia certa. Lo Slam statunitense potrebbe traslocare a Indian Wells oppure...

L’ultimo tassello del domino a cadere è stata la Laver Cup, che ha annunciato la cancellazione dell’evento previsto a Boston rimandandolo al settembre 2021.

Dopo la sfrontata mossa della Federazione francese di spostare l’avvio del Roland Garros al 20 settembre, ora più probabilmente il 27, la manifestazione organizzata da Tony Godsick e da Roger Federer non aveva molte chance.

Di settimana in settimana aumenta il numero dei tornei che annunciano l’addio dell’edizione 2020.

Poco prima della Laver Cup era toccato alla Rogers Cup, versione femminile, annunciare che il torneo è stato rinviato, sempre a Montréal, nel 2021. Pur senza un comunicato ufficiale, è logico pensare che anche il corrispettivo torneo ATP, in programma a Toronto a partire al 10 Agosto, verrà rinviato.

Secondo il presidente ATP, Andrea Gaudenzi, il perno della stagione di tennis 2020 è ora quello degli US Open. Se ad oggi non vi è alcuna certezza sul fatto che si potrà giocare, diversi ordini di problemi incombono sulle sorti della stagione tennistica.

Il primo riguarda senza dubbio la sicurezza. La pandemia è ancora in corso, e se gli scienziati discutono tra chi auspica un vaccino nel minor tempo possibile e chi lo ritiene non fattibile o addirittura inutile, si profilano timori riguardo una seconda ondata di contagi a livello globale.

Tutto ciò coinvolge il futuro immediato, i prossimi mesi, mentre al presente gli USA contano circa 700000 casi e un numero di decessi che supera i 3000 nelle ultime 24 ore. Numeri che allontanano di giorno in giorno le speranze che lo slam newyorkese si possa svolgere.

A meno che non si pensi a due soluzioni alternative: giocarlo a Flushing Meadows a porte chiuse oppure a Indian Wells fra ottobre e novembre.

Entrano allora in campo altri due problemi: la logistica e l’economia.

Uno dei principali sponsor del torneo, JP Morgan, banca con sede a New York, sarebbe contrario allo spostamento in California dell’evento. E se anche la USTA, la Federazione tennis statunitense, che organizza le due settimane di gare e incassa 400 milioni dallo Slam, potesse permettersi di rinunciare a uno sponsor così importante, avrebbe a che fare con l’opposizione di ESPN. L’emittente ha acquistato i diritti televisivi del torneo, ma in autunno inoltrato i suoi interessi e ascolti sono puntati su altri sport di più vasto pubblico: basket, baseball, football americano.

In fin dei conti sembra più facile lasciare il torneo a New York, anche se ad oggi è questa la città col maggior focolaio di Covid-19 e il Billie Jean King National Tennis Center è diventato un ospedale. C’è tempo fino a giugno per prendere una decisione definitiva.

Nello scenario più ottimistico possibile, gli US Open si giocheranno a porte chiuse. A quel punto, l’ATP ha deciso che, subito dopo, si svolgeranno, senza soluzione di continuità, Madrid Roma e French Open. Con molta probabilità, sempre a porte chiuse.

Il torneo spagnolo partirebbe il 14 settembre, Roma il 21, Parigi il 27, data molto rischiosa per quanto riguarda il meteo. Se a giugno la capitale francese registra in media temperature fra i 14 e i 24 gradi, in ottobre scende fra i 10 e i 17.

Un tour de force per gli atleti sarebbe il minore dei mali. Subito dopo lo Slam su terra battuta volerebbero in Asia, con Shanghai in programma dall’11 ottobre, ma con il problema di spostare più avanti Tokyo e Pechino che altrimenti sarebbero fagocitati dal Roland Garros.

L’approdo alle Finals di Londra è il traguardo più agognato dall’ATP, dal momento che frutta circa la metà degli introiti annuali, ma le sue date non sono modificabili, dato che sono le uniche rese disponibili dall’O2 Arena.

Se però la USTA decidesse davvero di far giocare gli US Open a Indian Wells tra ottobre e novembre, il calendario sopra prospettato dovrebbe gioco forza essere stravolto. L’onore e l’onere della ripresa passerebbero all’Europa, ai due Masters su terra di Madrid e Roma e al Roland Garros. A rischiare sarebbe la trasferta asiatica, a meno che non si apra l’opzione di giocarla a Dicembre, post Finals, post Davis Cup.

A frenare le fantasie su questo roseo scenario, una riflessione: se a settembre non si potrà giocare uno dei quattro tornei più importanti del mondo, è difficile pensare che si potranno giocare altri tornei in Europa, a partire dai Masters 1000 su terra battuta che Gaudenzi vorrebbe recuperare.

A quel punto anche il Roland Garros sarebbe spacciato, nonostante la sua mossa spregiudicata di cambiare d’ufficio date sia passata impunita da parte dei vertici ATP, come era logico aspettarsi. In un anno in cui si rischia di non giocare alcun torneo, se mai ci fosse la possibilità di giocare uno Slam, lo si farebbe disputare a braccia aperte, in ogni luogo e in ogni data.

L’ATP è pur sempre l’associazione dei tennisti professionisti, non solo dei top 10 ma anche di quelli di classifica ben inferiore, che con il premio in denaro per il passaggio di un primo turno Slam vivono per un anno. Intanto il Board dei giocatori, capeggiato da Nole Djokovic, ha proposto una colletta tra i primi 100 classificati per aiutare i colleghi in difficoltà.

Il mondo del tennis è pronto a tutto, pur di ripartire. Anche ad appianare i conflitti intestini fra ATP, WTA, ITF e Federazioni nazionali. E chissà che proprio una catastrofe come la pandemia non sia foriera di un traguardo storico e fondamentale per il bene del tennis futuro.

Silvia Aresi

(foto di archivio)

Tags: gli Us Open sono il torneo-chiave, Il tennis che verrà: tra cancellazioni e rinvii

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Nota sull’autore: Sport Senators

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