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Golf

Riecco la classe di Bertasio, lo svizzero rubato allo snowboard che per tre anni aveva lasciato il golf…

Da Vincenzo Martucci 17/10/2017

Col decimo posto all’Open d’Italia, Nino salva la carta per l’European Tour e riparte alla conquista dei primi 50 del mondo. Coach Binaghi scommette su di lui, e sul “gemello” Manassero!

Coach Alberto Binaghi era preoccupato del -16 finale ed è rimasto in fibrillazione intorno ai green fino all’ultima buca dell’ultimo concorrente dell’Open d’Italia, in attesa dell’esito complessivo: “Col -17 era sicuro, purtroppo ha fatto bogey alla 17, e così rischia fino all’ultimo”. Ma il suo allievo di sempre, Nino Bertasio, il “gemello” di Matteo Manassero, ha comunque acciuffato il decimo posto al Golf Milano di Monza e quindi ha salvato la carta per l’European Tour 2018, che era l’obiettivo stagionale. Per la felicità del maestro dal 2006, dopo essere stato impostato da Franco Maestroni a Garda Golf. “E ora spero proprio che abbia preso definitivamente consapevolezza della qualità dei suoi colpi, di quanto può valere e di quello che può fare da professionista. Perché è un giocatore che ha un po’ tutto, potente, ha un’ottima mano attorno al green”.

Nino Bertasio corre da sempre su due binari. Da una parte c’è l’anima svizzera, che gli viene dall’essere nato a Zurigo il 30 luglio 1988 da genitori svizzeri ed essere cresciuto lì fino ai 10 anni: “Sono riservato e puntuale, sono sempre il primo ad arrivare, crescere in Svizzera mi ha aiutato anche con le lingue: parlo tedesco, inglese, italiano e un po’ di spagnolo”. Poi ci sono le passioni sportive diverse, che gli vengono da papà Gianni, che insegnava tennis e snowboard. Quindi c’è l’anima italiana: “Amo mangiar bene, da qualche tempo ho l’hobby della cucina”. Utile per metter su famiglia con la fidanzata di sempre, Laura, che sposerà l’anno prossimo. “Sono italiano anche nella guida, in auto, diciamo che non aspetto proprio tutti tutti i limiti, non litigo, no, diciamo che sono un italiano del nord”. Anche se poi la sua auto è straniera: “Audi se la dovrò comprare, Mercedes, se me la daranno in uso”.

Visto da fuori, mentre si aggira sul green, Nino è molto compassato, posato, freddo: “In gioventù ho fatto le mie sciocchezze, compreso il motocross, ma adesso sono molto più tranquillo. In snowboard ci vado solo una volta l’anno e papà mi fa venire l’ansia ancor prima di mettere gli scarponi perché ha paura che mi faccio male. Ha ragione: oggi non dipende solo da te, ma piuttosto dagli altri, della neve…”. Visto da vicino, è un bravissimo ragazzo, semplice e disponibile, per chi lo conosce, come la famiglia Manassero, che l’ha abbracciato sin quando ha fatto capolino al Gardagolf: “Io avevo dieci anni e Matteo 5, e già giocava da due-tre anni…. Siamo amici da allora, ci gustiamo il Tour, ci aiutiamo, stiamo tanto assieme. Io Matteo non lo vedo assolutamente in crisi, non vedo grossi problemi nel suo gioco, semmai, in questo momento, è più egoista verso la vita privata piuttosto che verso il golf. Ma con l’anno prossimo, quando gli scade l’esenzione sull’European Tour, ridiventerà affamato ed avrà le forti motivazioni e la determinazione che ho avuto io quest’anno. Cose che non avrei avuto se avessi saputo che il prossim’anno sarei rimasto sicuro fra i primi 100”.

Nella vita golfista di Bertasio c’è un buco di tre anni, un giallo: “Quando sono arrivato in Italia, non avendo tanti amici, in quarta e quinta elementare, stavo sempre al Gardagolf, poi a 12-13 anni ho cominciato a frequentare l’oratorio, è arrivato il motorino e fino ai 16-17 anni mi sono dimenticato del golf… Mastro Binaghi la racconta così: “L’ho rivisto all’improvviso dopo tre anni, gli ho detto: “Tagliati i capelli, li aveva lunghi così, l’ho messo subito in nazionale, era il 2006-2007. Con le qualità che aveva, non ho mai avuto dubbi che potesse venir fuori come professionista: si è impegnato sempre tanto, con dedizione e l’atteggiamento giusto, dimostrandosi un professionista al 100%. Per me vale i primi 50 del mondo”. Nino ricorda: “Un mio amico, Michele Zanini, un giorno mi disse: “Andiamo a tirare due palle al golf”, ci sono andata e, semplicemente, m’è tornata la voglia. Poi sono arrivati subito i risultati…”.

Le sue qualità golfistiche sono tante. Sicuramente colpisce per la sensibilità nei colpi attorno al green. Lui nicchia:” Mi risulta difficile descrivere il mio golf. Sicuramente sono un giocatore di feeling, Alberto (Binaghi) dice che sono abbastanza completo, anche se nel golf non si finisce mai di lavorare e migliorar tutto, quest’anno ho cambiato putt e, dalla Repubblica Ceca in poi, si sono visti i risultati. Mi hanno fatto molto piacere i complimenti della settimana scorsa al Dunhill di McDowell, per il mio gioco. Anche se non basta una gara come quella o questa di Monza per svegliarsi la mattina e dire che cambia tutto. Io sono svizzero anche in questo, sono un perfezionista, vedo il golf come una catena di montaggio, un processo, una serie di conferme di certi colpi che pratichi che poi esegui come vuoi, quando ne hai bisogno anche in gara. Devi sentirti sicuro”.

I suoi idoli sono tanti: “Ho visto tanto golf alla tv, ma certamente quando c’era Tiger per me non c’era nessun altro, oggi c’è McIlroy che è un fenomeno per quello che fa e per come lo fa, è unico. E in Italia c’è Chicco, gioca in America e purtroppo lo vedo poco, anche se lo conosco come una persona semplice, ma come giocatore lo considero da tempo di prima categoria, uno di quelli che sta fra i primi 50 del mondo e ci resta per dieci anni. Poi nella mia valutazione ci stanno quelli che vincono un torneo in 10-15 anni e quindi quelli che vanno e vengono. Il mio obiettivo è certamente quello di rientrare nella prima categoria, ma ancora non ho giocato un Major, l’obiettivo è conquistarmi il diritto di giocarli tutti. Il numero 1? Il Masters, “Il” Major. Un passo alla volta, quest’anno puntavo alla Race to Dubai e, come numero 86, giocando questa settimana a Valderrama, spero di rientrare nei primi 80 e quindi di qualificarmi. La carta per l’European Tour l’ho confermata. Sono convinto che l’anno prossimo con Matteo ci stimoleremo l’un l’altro a fare una grande 2018”.

Insomma, il golf italiano non è solo Chicco Molinari, che mastica amaro per il -17 finale a Monza, a quattro colpi dal vincitore, Tyrrell Hatton, ma in realtà s’è confermato al vertice anche se stavolta non ha trovato la sesta marcia nell’ultimo giro. Al Golf Milano, contro i migliori professionisti, si sono fatti valere anche Enrico Di Nitto a -8, Andrea Pavan a -7 e il dilettante Lorenzo Scalise (miglior amateur all’Open d’Italia 2015) a -5. Con Edoardo Molinari e Matteo Manassero in evidente risalita.

Vincenzo Martucci

Tags: golf, nino bertasio, open d'Italia, vincenzo martucci

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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