Il torneo farà la seconda apparizione della storia in Irlanda del Nord (contro le 50 in Inghilterra e le 96 in Scozia) sullo stesso percorso dove approdò nel 1951, il Royal Portrush GC nella città da cui il circolo prende nome. Tre gli azzurri in gara, con il torinese affiancato da Andrea Pavan, alla seconda esperienza in un major, dopo quella nell’US Open (2014), e da Nino Bertasio, alla prima dopo essere entrato nel field con il quarto posto di domenica scorsa nello Scottish Open
Molinari proverà a centrare la doppietta, che non si verifica dal 2007/2008, autore Padraig Harrington, seguita a quella di Tiger Woods (2005-2006). In un field, come sempre stellare in queste occasioni con 84 degli 85 giocatori migliori al mondo, Harrington non sarà probabilmente in grado di puntare in alto, mentre Woods non nasconde l’idea di portare a 16 i major vinti – per avvicinarsi al record di Jack Nicklaus (18) – con il quarto The Open (come lo chiamano i britannici) nel palmarés.
I bookmakers danno Rory McIlroy, a segno nel 2014, quale candidato con più alte possibilità di ricevere la Claret Jug, il trofeo che Molinari ha riconsegnato, nella speranza che sia solo momentaneamente, al board del R&A, ma in un contesto del genere ogni previsione è del tutto aleatoria. Magari c’è qualche past winner che non attraversa un gran periodo come Jordan Spieth (2017), Henrik Stenson (2016) o Phil Mickelson (2013), ma tutti hanno tanta classe da poter compiere anche il miracolo.
Hanno sicuramente più certezze Brooks Koepka, numero uno mondiale e una sorta di macchina da major con quattro vinti negli ultimi due anni (su sei vittorie totali) e Dustin Johnson, numero due, che ha più titoli (20), meno major (1), ma maggiore continuità. Senza dimenticare Justin Rose, oro olimpico a Rio 2016, Jon Rahm, fresco di successo nell’Irish Open, Bryson DeChambeau e Justin Thomas. Sembrano più portati al ruolo di outsider, data la condizione attuale, Rickie Fowler, Patrick Reed, Xander Schauffele, Adam Scott, Jason Day, Sergio Garcia, Hideki Matsuyama e Tommy Fleetwood. Il montepremi è di 10.750.000 dollari.
Molinari e Woods – Diverso rispetto al 2018 l’approccio al major di Molinari. Lo scorso anno si presentò arrivando direttamente dagli Stati Uniti, dopo essersi classificato secondo la domenica prima nel John Deere Classic, con due successi e due secondi posti nelle cinque uscite precedenti e con le credenziali di un 40 sotto par negli ultimi otto giri effettuati sul PGA Tour. Questa volta il campione torinese ha scelto una via diversa, rimanendo a riposo per tre settimane dopo aver giocato in sequenza l’US Open e il Travelers Championship. Elemento comune nelle due circostanze la piena fiducia nei propri mezzi.
“Difendere il titolo – ha detto – in un torneo che ha cambiato la mia vita è qualcosa di unico. Non trovo le parole giuste, ma sono tante le motivazioni e gli stimoli e proverò a godermi l’evento istante per istante, come ho fatto a Parigi nella Ryder Cup”. Poi ha aggiunto: “Il percorso è piuttosto difficile, complicato e va affrontato con le strategie giuste. Ci ho giocato nel 2012, per l’Irish Open, e di sicuro non bisogna strafare”.
Anche Tiger Woods ha seguito la linea di Molinari nell’avvicinarsi al torneo, osservando una settimana di riposo in più. Infatti non è più sceso in campo dopo l’US Open.
Il “Belt” e la Claret Jug – Nelle prime edizioni dell’Open Championship il vincitore indossava il “Challenge Belt”, una cintura di marocchino rosso ornata di medaglioni d’argento, destinata per regolamento a divenire proprietà del giocatore che avesse vinto la gara per tre volte consecutive. Se la portò via definitivamente Tom Morris Jr nel 1870, che poi conseguì il quarto successo di fila, record ancora imbattuto, così come quello di giocatore più giovane a imporsi (17 anni, 5 mesi, otto giorni nel 1868). La vittoria del 1870 mandò in crisi il sistema. Infatti quando l’anno dopo gli organizzatori si ricordarono che il Belt non c’era più non ebbero tempo per far fare un’altra cintura e furono costretti ad annullare la gara. Si riprese nel 1872, con la quaterna di Tom Morris jr, e fu deciso di mettere in palio la Claret Jug con la norma che non sarebbe divenuta proprietà di nessuno. Il trofeo, però, non fu pronto per la premiazione e non fu consegnato a Morris jr, che ebbe una medaglia, ma il suo fu il primo nome a esservi inciso. Fisicamente ricevette la Claret Jug per la prima volta Tom Kidd nel 1873.
Le partenze – Giovedì prossimo Francesco Molinari salirà sul tee di partenza alle ore 9,58 locali insieme a Bryson DeChambeau e ad Adam Scott. Sarà anticipato alle ore 8,25 da Andrea Pavan in terna con Ryan Palmer e con Dylan Frittelli e seguito alle 10,09 da Rory McIlroy, Paul Casey e da Gary Woodland. Nel pomeriggio, alle ore 14,15, Nino Bertasio inizierà insieme a Lucas Glover e a Joost Luiten e al 15,10 saranno al via Tiger Woods, Patrick Reed e Matt Wallace. Il primo tee shot sarà eseguito alle ore 6,35 dal nordirlandese Darren Clarke.
(foto in alto di Claudio Scaccini)