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Pallacanestro

Milano e il basket: 60 anni fa, la prima volta in Europa

Da Luca Chiabotti 04/03/2018

La coppa dei Campioni, oggi Eurolega, debuttò in Italia il 4 marzo del 1958: il Simmenthal venne poi eliminato ai quarti di finale per un canestro da metà campo allo scadere dell’ungherese Lazlo Banhegyi. Da allora, tutto è cambiato meno la necessità del basket italiano di tornare nell’èlite continentale se vuole avere successo e un futuro

Il 4 marzo del 1958, il Simmenthal Milano disputa la prima partita di una squadra italiana nella neonata coppa dei Campioni di pallacanestro. Sono passati 60 anni ma a quella edizione inaugurale parteciparono nomi a noi molto familiari anche oggi: Real Madrid, Maccabi Tel Aviv, Galatasaray Istanbul, Asvel Villeurbanne, Olimpia Lubiana. Al primo turno, l’Olimpia affronta i misteriosi Lupi di Amsterdam, i Wolves. La Gazzetta dello Sport presenta l’avvenimento con un paio di articoli in prima pagina, nessuno però conosce bene la consistenza tecnica degli sconosciuti olandesi. Si suppone però che, in quanto tali e quindi atleticamente molto dotati, non avrebbero rappresentato un grande ostacolo per Milano. Tanto che l’Olimpia, con il beneplacito della Federazione Internazionale, si offre ben prima di aver affrontato e eliminato gli olandesi, di organizzare proprio a Milano gli scontri del turno successivo, un triangolare, di fatto i quarti di finale della manifestazione, con due compagini, lo Slovan Orbis Praga e l’Honved di Budapest alle quali viene evitato il primo turno. Nessun complotto, solo una previsione facilmente azzeccata: il Simmenthal batte i Wolves a Milano 115-47, con 29 punti dell’americano George Bon Salle (che dopo 5’ di gara perde gli occhiali ed è costretto a saltarne una decina per rimediare al guaio) e, poi, 90-42 ad Amsterdam.
   Milano è pronta per le partite vere: il triangolare si gioca al Palaghiaccio a metà aprile, con una formula strana: l’ultima delle tre è eliminata, e se a passare sarà Milano, dovrà affrontare il ritorno sul campo dell’avversaria rimasta in gioco, considerando come gara di andata la partita disputata nel triangolare. La Gazzetta fa un buon lavoro: con i suoi corrispondenti esteri riesce a far trapelare notizie interessanti sulle avversarie, ad esempio che lo Slovan Orbis ha appena perso lo scudetto vinto dallo Spartak Brno per colpa della sua cattiva difesa che subisce 84.3 punti di media. In quella squadra c’è Jaroslav Sip che avrebbe poi anche allenato la Virtus Bologna. L’Honved è molto più pericoloso, con la sua grande stella, Lazlo Banhegyi, una longilinea ala di 1.90. Sandro Gamba è infortunato e non gioca. L’Olimpia e l’Honved battono lo Slovan e il 17 aprile si affrontano di fatto nella gara di andata dei quarti: vince il Simmenthal 80-72 in quella che viene etichettata come la miglior partita in maglia biancorossa di Bon Salle. La Gazzetta, nelle note, parla di palazzetto gremito e tifo alle stelle, la gara viene definita entusiasmante. Rimunicci realizza 19 punti, Sardagna 13.
   Adesso però bisogna andare a Budapest: l’organizzazione è difficile, passa un mese e mezzo prima della sfida fissata solo il 29 di maggio (non esiste un calendario vero e proprio, sono le squadre che devono mettersi d’accordo sulle date). Riminucci ha un esame universitario, viene dato per assente ma riesce a spostarlo, stavolta Gamba è della partita. Davanti a 3000 spettatori scatenati, l’Honved tocca il +16 ma il solito Bon Salle, 27 punti complessivi, propizia un 13-1 del Simmenthal che mette le mani sulla qualificazione.
   A 2” dalla fine, Milano è a -8, scarto che pareggia il +8 dell’andata, ma è proprio Banhegyi, autore di 38 punti, che, ricevuta la palla da una rimessa a metà campo, tira e realizza il canestro che elimina il Simmenthal dalla prima edizione della coppa dei Campioni. Cesare Rubini si lamenta dell’arbitro svizzero Raedler ma il destino è segnato nonostante la grande prova di Pieri, 20 punti, e Riminucci, 15. Solo otto anni dopo, nel 1966, l’Olimpia raggiugerà la finale vincendo il primo trofeo continentale della storia della nostra pallacanestro.
    Sono passati 60 anni, le squadre italiane hanno vissuto epopee straordinarie ed irripetibili tra la fine degli anni Sessanta e il nuovo millennio, ma dal 2001 non siamo più riusciti a vincere, pur competendo in massa per il titolo continentale fino a qualche anno fa (l’ultima Final Four disputata da Siena è del 2011). Da allora, l’Olimpia Milano ha giocato 402 partite di Coppa dei Campioni/Eurolega vincendone 213, con tre titoli conquistati, l’ultimo nel 1988.
    Che i tempi recentemente siano cambiati, lo dimostra il fatto che da quando, nel Duemila, la massima competizione internazionale è gestita dalla Euroleague, la percentuale di vittorie di Milano è scesa al 38%. Ma la coppa dei Campioni, che la Virtus Bologna ha assaporato per la prima volta nel 1960 e l’Ignis Varese nel 1961, fa parte non solo della nostra storia ma del Dna delle società più importanti, soprattutto di Milano. E sarebbe fondamentale che questo valore fosse trasferito alle squadre che competono nelle coppe di oggi, al di la dei nomi, dei budget, della potenza delle avversarie o del fatto che, anche quest’anno, l’Olimpia è uscita troppo presto dai giochi.
   Già 60 anni fa, la stampa e il pubblico avevano capito la forza e l’importanza di essere tra i migliori d’Europa per dare valore a tutto il basket italiano. Non è un caso che la Nazionale ha cominciato a vincere medaglie quando i nostri club dominavano il continente e ha smesso di ottenere  risultati nel momento in cui le squadre italiane non hanno più fatto parte dell’èlite del basket europeo. Poi c’è la fortuna e la sfortuna e quel tiro da metà campo di Lazlo Banhegyi a 2” dalla fine ce lo ha insegnato fin dagli albori del gioco. Ma è un’altra storia.
Luca Chiabotti
Tags: la prima volta in Europa, Luca Chiabotti, Milano e il basket: 60 anni fa

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Nota sull’autore: Luca Chiabotti

(La Firma) Inviato a 6 Olimpiadi, 7 mondiali e 15 europei basket, oltre 200 partite dello sport che è il suo grande amore ed ha caratterizzato la sua carriera, 35 final four, finali italiano del 1978. Esperto anche di sport americani, dal football al baseball.

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