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La testimonianza

Giuliani: “Onore a Tabarez, il maestro ideale, il simbolo della “Garra”, la napoletana “cazzimma” dell’Uruguay”

Da Sport Senators 03/07/2018

La malattia sta progressivamente bloccando i movimenti dell’allenatore uruguagio che, col suo carisma, illumina i sogni di Cavani & compagni

Non si può capire Oscar Washington Tabarez, senza passare dalle notte dei tempi calcistici. Dall’Uruguay del 1930, dal mito di Jose Nasazzi, “El Gran Mariscal”, e del primo Mondiale di sempre, vinto in casa contro i nemici di sempre, la vicina e potente Argentina. Non ci sarebbe stato Tabarez, senza il Maracanazo, l’Uruguay eroico e maledetto (per i brasiliani) del ’50. Ghiggia che stende un Paese intero e stampa se stesso nel mito, in quel frame sgranato del 2-1 al povero portiere Barbosa. Non parleremmo di Tabarez, senza la leggenda della “Garra”, termine intraducibile in italiano e avvicinabile solo dalla napoletana “cazzimma”. Bandiera di un popolo interno, la Garra, quasi come il drappo biancoazzurro. Come potremmo provare a comprendere il Maestro, senza tutto questo? Tabarez poteva nascere solo in Sud America, ma poteva essere solo uruguagio, nella sua specialissima declinazione dell’amore per il calcio e la sua terra. Lontano dall’esplosività, costantemente venata di dramma, del Brasile. Distinto dall’anima tormentata e egocentrica dell’Argentina. Oscar Tabarez è l’Uruguay, costretto a inventarsi sempre qualcosa, per sopravvivere fra i giganti, che gli sono toccati in sorte come vicini.

   Tutto questo molto prima della malattia, che sta progressivamente bloccando i movimenti del Maestro. Tabarez non buca lo schermo e non è l’idolo di mezzo mondo, perché – novello Enrico Toti – getti la stampella contro il nemico in campo. In Tabarez, riconosciamo l’amore sconfinato per ciò che fa da una vita e l’ossessione più bella che ci sia: non lasciare mai nulla di intentato e abbandonare il campo solo quando si sa di non poter fare nulla di più. Non stiamo parlando di calcio, parliamo di vita.
   Tutti abbiamo sognato, almeno una volta, di aver avuto un Maestro come lui. L’uomo o la donna a cui affidare i nostri sogni, senza esitare. I ragazzi della “Celeste”, i suoi ragazzi, sono pronti a qualsiasi cosa, per il loro leader. Non c’è bisogno di sceneggiate, di isterismi da panchina. Basta il Maestro, il suo carisma (quello non si allena), per provarci fino all’ultimo.
   Potrebbe non bastare a superare avversari formidabili, a cominciare dalla talentuosissima Francia, ma dall’Olimpo del mito Nasazzi, Varela, Ghiggia e Schiaffino saranno felici di vedere che la Garra è immortale e Oscar Washington Tabarez è il suo Maestro. Per sempre.
Fulvio Giuliani
Tags: calcio, giuliani, mondiali russia 2018, oscar tabarez

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