Francesco Molinari che, crescendo come uomo e come atleta si sentiva stretto nel diminutivo Chicco, sarà stato il primo a stupirsi di essere diventato in un attimo Chiccuzzo nel momento stesso del trionfo. Cioé del primo titolo di un italiano sul Pga Tour Usa, conquistato frantumando il record dei colpi di distacco dal secondo, diventando il numero 14 del mondo, entrando in modo indelebile nella storia del golf “de noartri”, marciando verso la terza convocazione in Ryder Cup il 28-30 settembre, rafforzando la posizione in vetta alla classifica europea, la Race to Dubai. Bravo, bravissimo, eccezionale, unico. Perché il successo nell’Atlanta Open 1947 di Toney Penna, nato a Napoli, ma cresciuto ad Harrison e naturalizzato americano, è davvero troppo poco italiano per essere messo alla stregua di quello di Molinari.
Bravo, Chicco, il vero esempio di uomo normale che diventa campione col lavoro e l’umiltà
Molinari non è super, non fa scalpore, non è smodato, ma s’è costruito pezzo dietro pezzo, partendo da un’ottima testa e solidi principi familiari. Il simbolo ideale di un’Italia che, purtroppo, non c’è