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Sci

Brignone, buona la prima. Ma dov’è l’altra Italia?

Da Pierangelo Molinaro 27/10/2018

Grande secondo posto a Soelden di Federica nella gara che apre la Coppa del Mondo: è pronta per la coppa di gigante. Malissimo le compagne.

Alcune gare che sono vere battaglie e uscirne vivi significa avere certezze e accumulare esperienze importanti. Federica Brignone con il secondo posto nel gigante che sul ghiacciaio di Soelden ha aperto la Coppa del Mondo femminile ha di mostrato di essere cresciuta, di non essere più solo quello splendido talento ma un po’ discontinuo che l’ha caratterizzata nelle precedenti stagioni, ma di avere ormai le basi per poter puntare agli obiettivi più importanti. Quello austriaco era un gigante difficile, in alta quota, con neve, poca visibilità raffiche di vento assassine, su un fondo ghiacciato che non permetteva di vedere le sue rughe, su un percorso regolare che non richiedeva particolari cambi di ritmo.
   In queste condizioni è sempre facile sbagliare. La chiave è l’interpretazione della gara, capire dove lanciare gli sci alla massima velocità e dove invece prendersi un margine di sicurezza per rispondere agli imprevisti. In questo l’azzurra è stata maestra, ha dimostrato finalmente di avere una strategia, di capire i vari passaggi, di non incaponirsi sul particolare senza mai perdere la visione generale della gara che aveva davanti. Un passo importante che rende davvero possibile l’attacco alla coppa di specialità seppur contro avversarie fortissime, di poter essere sempre lì, fra le prime, a caccia di punti importanti.
    E’ vero, la Brignone alla fine è stata battuta dalla francese Tessa Worley per 35/100 di secondo, ma è un nonnulla nel quadro complessivo di questa gara. Federica nella prima manche è partita per prima, senza il riferimento dell’atteggiamento delle avversarie, con quel filo di nevina sulla strada che rallentava i suoi sci. Eppure lei è filata sicura, senza prendere troppi rischi e cercare avventure impossibili. Ha basato la sua prova sulla continuità di azione, mostrando tutta la sua classe sulle porte nella parte più pendente del muro finale, accumulando un tesoro di velocità che le ha permesso di volare sul lunghissimo falsopiano finale infliggendo 24/100 di distacco alla francese. Un capolavoro.
   Ma la vera maturità agonistica, pur perdendo, l’ha mostrata nella seconda, quando si è trovata sotto gli sci una pista massacrata dai passaggi. Ha gestito la situazione, facendo scorrere i suoi attrezzi ancora con continuità, conscia di quanto fosse importante qualsiasi piazzamento sul podio per proseguire con fiducia il resto della stagione. E’ vero, la Worley l’ha battuta, ma la francese per farlo ha dovuto prendere più rischi e le è andata bene. Federica era davanti, sarebbe stato stupido rovinare quanto di buono aveva costruito nella prima discesa. La differenza? Forse qualche folata di vento in faccia. Ma non è questo che conta.
   Comunque Soelden ha già delineato la gerarchia della specialità con sei atlete tecnicamente superiori alle altre: Brignone, Worley, Schiffrin, Rebensburg, Mowinckel e Brunner. Saranno loro a giocarsi la coppetta del gigante. A loro, se e quando rientrerà, potrebbe aggiungersi Sofia Goggia che in allenamenti stava ritrovandosi in questa specialità.
   Potrebbe esserci anche Marta Bassino, ma la giovane azzurra ancora una volta non ha mostrato quella maturazione che da due stagioni si sta aspettando. La sua gara è durata una quindicina di secondi, prima di trovarsi alla nona porta sdraiata sul fianco sinistro irrimediabilmente fuori dalla lotta. La sua sciata è sempre divina, leggera e potente, su linee quasi impossibili per le donne, però Marta deve cominciare ad usare la testa. Ormai la cuneese di Borgo San Dalmazzo una certa esperienza l’ha costruita ma deve cominciare a ragionare. La leggerezza di pensiero è un’arma vincente, ma non si può andare sempre a tutta se si vogliono i risultati, bisogna scegliere i settori di gara in cui si può fare la differenza ed invece dove si devono limitare i danni.
   Come lei il resto dell’Italia è sparito. Non può certo bastare come piazzamento di quadra, oltre alla Brignone il 22/esimo posto di Irene Curtoni. Non si possono addossare responsabilità neppure a Francesca Marsaglia, pure lei uscita nella prima manche per troppa foga, ma va capita dopo un anno e mezzo di assenza dalle gare per l’intervento su un tumore osseo benigno. Anche le ragazzine, Della Meda, Bertani, Sandulli, Midali potevano far meglio. In fondo sono riuscite ad accedere alla seconda manche ben 7 atlete partite come loro oltre il numero 30: significa che la pista, seppur compromessa non era impossibile, che si poteva fare di più. Manca un mese al prossimo gigante, c’è tempo per pensare e capire gli errori. Per non ripeterli.
Tags: #federicabrignone #scialpino #coppadelmondo

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Nota sull’autore: Pierangelo Molinaro

Ha studiato Biologia all’Università di Pavia. Dopo le esperienze all’Informatore, Corriere di Pavia e SuperGol, ha seguito da inviato per la Gazzetta dello Sport 12 Olimpiadi, 27 Mondiali e 7 Europei di atletica, 5 Paralimpiadi. E’ specializzato anche di sci e doping.

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