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Sport

Lo sport nei campi di sterminio

Da Sport Senators 03/02/2020

Come veniva considerato lo sport nei campi di concentramento, direttamente dai luoghi di quest'orribile pezzo di storia

Era da tempo che volevo fare visita ai campi di Auschwitz e Birkenau. In questi giorni mi sono preso quattro giorni per soddisfare questa mia voglia. Dalla città di Cracovia è partito un pullman che mi avrebbe portato davanti al campo di sterminio di Auschwitz I. Una volta arrivato, la guida ha cominciato a raccontare le barbarie che venivano fatte su quei poveri uomini. Un accumulo di resti rendevano la visita sempre più toccante, i capelli di donne rendevano l’idea di cosa erano obbligate a passare, le scarpe di bambini e bambine erano come una pugnalata al cuore e infine i quintali di Zyklon B facevano capire come quelle povere creauture morivano.
Dopo Auschwitz I la guida ha proseguito la spiegazione ad Auschwitz -Birkenau. Cento ettari di terra, dormitori e latrine facevano capire l’igiene di quei deportati. Bugie e false illusioni portavano quei poveri essere umani (che arrivati lì di umano avevano ben poco) al tragico destino…la morte.
In questo posto si comprende fino a dove la cattiveria umana è capace di arrivare, non scappava nessuno alle SS. Gli anziani, reputati non idonei al lavoro venivano eliminati; le donne, capaci di mettere al mondo essere impuri, inutili o di peso, i bambini; gli uomini che venivano seviziati, torturati dal lavoro per poi soccombere alla morte, o addirittura su bambini, che venivano illusi con bugie assurde, come il Dr. Mengel (che di dottore non aveva nulla se non il titolo) che prese venti bambini come cavie con la scusa “Faccia un passo avanti chi vuole rivedere la sua mamma” chi non farebbe di tutto per poter rivedere la propria mamma o il proprio papà? E invece chi avanzava era destinato alla morte, la mamma non l’avrebbe più vista.
Un bambino messo in vita per poi presentarsi alla morte troppo presto.
Ingresso di Auschwitz con la scritta “Arbeit Macht Frei” che significa”Il lavoro rende liberi”
TRA LAVORI FORZATI UN PO’ DI SPORT, SEMPRE PER LORO…
All’interno dei campi si praticava anche dello sport, primo tra tutti il pugilato, sport che piaceva al Fuhrer in quanto ricordava forza e velocità d’azione conciliate all’attenzione di non abbassare mai la guardia. Questo sport era molto praticato, tanto da imbastire veri e propri match diurni ma anche di notte. I Kapò erano soliti dividere i deportati, da chi del pugilato vedeva solo un semplice sport a chi del pugilato ne aveva fatto il suo lavoro. Johann Trollmann ne è la prova, dopo aver vinto il titolo nazionale (subito tolto da Hitler perché di etnia sinti) viene portato nel campo di sterminio. Ucciso con una pallottola in testa dopo aver messo al tappeto un Kapò, tutto premeditato dai “Capi” che lo ritenevano inutile.
Anche il calcio era uno sport di gradimento ai Kapò e al Fuhrer. Dopo ore e ore di lavori forzati, di linciaggi o di frustate sulle mani ormai rovinate dal lavoro i prigionieri potevano giocare a calcio. Se avevi delle abilità calcistiche sopra la norma potevi anche essere esente dalle barbarie comuni. I tornei mettevano in palio razioni di cibo più abbondanti, ma il dramma era che le squadre, di giorno in giorno potevano perdere diversi dei loro calciatori. Il cibo era la cosa su cui puntare, si lavorava per ricevere una fetta di pane in più, si ubbidiva alle guardie nella speranza di ricevere un bicchiere di acqua in più.
Questa visita ti trasmette la voglia di vivere, la voglia di essere fiero di quello che abbiamo e di quello che possiamo avere ricordando che lì dentro non avevi nulla e non ambivi a nulla se non a riprenderti la tua sola dignità. Vedere bambini a bocca aperta mi ha fatto capire fino a dove arriva quell’orrore, vedere gente ebrea piangere a distanza di settantacinque anni mi ha fatto capire cosa ancora trasmette a loro, a chi ci ha perso i genitori, i nonni o semplicemente chi ci ha perso la dignità lì dentro.
Il filo spinato rendeva impossibile la fuga per i deportati
Auschwitz, 31.01.2020
Alessandro Bergamaschi
Tags: Auschwitz, calcio, Campidiconcentramento, pugilato, sportneicampidisterminio

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