“Noi italiani siamo eleganti di natura”, proclama orgoglioso Lorenzo Musetti al microfono sul Philippe Chatrier che si spella sempre le mani per i suoi tocchi unici, spesso col rovescio a una mano che ricorda Federer il Magnifico. Noi italiani, siamo una squadra vera. Sinner applaude il compagno di Davis: ”Sono sempre il suo primo tifoso, gioca un tennis forse anche più bello del mio”. Lorenzo risponde: “Se potessi gli ruberei attitudine, mentalità, freddezza che a lui vengono naturali come a me altre cose”. Noi italiani, da lunedì, oltre al numero 1 del mondo, il Profeta dei capelli rossi – e da 52 settimane di fila – , abbiamo già assicurato comunque anche il numero 6 della classifica. Perché “Muso” da Carrara, toscanaccio col vizietto dei soliloqui (e qualche svirgolata blasfema), doma di classe e pazienza Frances Tiafoe per 6-2 4-6 7-5 6-2 qualificandosi alle sue prime semifinali al Roland Garros. Terzo azzurro dopo Pietrangeli e Sinner a fra gli ultimi 4 sulla terra di Parigi come sull’erba di Wimbledon, terzo più giovane – a 23 anni e 83 giorni – semifinalista sul rosso in una stagione, nello Slam di riferimento come nei 3 Masters 1000, dopo Nadal e Djokovic.
BRIVIDI E ROVESCIO
Coach Simone Tartarini lo elogia: “E’ un campione. Ha gestito una partita molto difficile, ancora da favorito, in condizioni complicate, col vento e la stanchezza nervosa che ha accumulato senza mai fermarsi da Madrid”. I nervi di “Lore” si sono miracolosamente placati solo quest’anno col primo figlio e il secondo in arrivo: il servizio è decollato semplificando il lancio di palla e il dritto è diventato più perentorio. Parola di “coach, padre, fratello” che lo segue dagli 8 anni: “Forse perché era in panne mi ha ascoltato più del solito ma quand’ha calciato via la palla sul 3-5 del secondo set e s’è preso il warning perché ha colpito una raccattapalle, ho tremato. Quelle cose possono costare caro”. Lorenzo, che follia! “Ho chiesto subito scusa, l’arbitro ha capito che non era intenzionale e mi ha lasciato continuare”, spiega contrito il protagonista. “Fare tutto il cammino insieme, da ragazzino a ragazzo a uomo è la nostra forza, stare con persone che ti vogliono bene, sempre e comunque, e che ti tengono la testa ferma o ti riportano coi piedi per terra è fra gli insegnamenti che voglio trasmette ai miei figli”. Così come crescere pian pianino lui: “Ho preso coraggio da subito di avere qualità da quando sono diventato numero 1 del mondo junior, poi ho vinto gli Australian Open di categoria e mi vedevo competitivo nei Challenger”.
THIEM-WAWRINKA
Il progetto Lorenzo diventa Magnifico: “Si avvicina
di più al campo, gioca vicino alle righe, ha acquisito consapevolezza. Ricorda Wawrinka e Thiem”. A Parigi, sa giocare le partite brutte, sporche e cattive degli Slam contro un avversario ostico e atipico come Tiafoe con dritto, piedi e smorzate fulminee. Vince fin troppo facile il primo set domando il vento, poi cede l’iniziativa e non recupera più il break: “Nel secondo e nel terzo si giocava come sul cemento e non era facile trovare soluzioni contro Tiafoe. Fortuna che ci sono stati anche errori suoi e quel set è stato la chiave del match”. Tornerà in campo venerdì: “Stacco 24 ore la spina, magari mi faccio un giretto per Parigi che mai piace tanto, poi la sera perdo a Burraco con il team. Porta bene”. E’ nato un campione? “Credo di avere le opportunità di poterlo diventare e farmi ricordare così, ma ho ancora tanta strada e tanti ostacoli da affrontare. Intanto spero che l’Italia porti anche il secondo semifinalista a Parigi”. Oggi Sinner scopre se Bublik è il solito sconsiderato o quello che ha schiantato Draper.
Vincenzo Martucci (tratto dal messaggero del 4-6-2025)
Foto di Patrick Boren