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Tennis

Sinner implacabile, in finale c’è Alcaraz

Da Vincenzo Martucci 07/06/2025

 

Djokovic 2.0 ha 23 anni, si chiama Jannik Sinner è italiano, è il numero 1 del mondo, ha vinto gli ultimi 2 Slam (US Open 2024 e Australian Open 2025) e, battendo Djokovic 1, si aggiudica il match consecutivo numero 20 nei Majors, qualificandosi, senza perdere un set, alla finale annunciata del Roland Garros, domani, la sua prima (e primo italiano da Panatta ’76), contro il campione uscente e favorito per il bis, Carlos Alcaraz. L’unico che lo batte da agosto a Cincinnati (bilancio 47-2), e in totale 7 volte su 11, con le ultime 4.

 

ALLO SPECCHIO

La versione del campione serbo primatista di 24 Slam è ancora valida, tanto che ha appena toccato quota 100 come titoli ATP (a Ginevra, la settimana prima di Parigi) e come vittorie al Roland Garros, dove addirittura è diventato il più anziano semifinalista, a 38 anni e 15 giorni. Ma anche se dà tutto se stesso, spremendo le ultime energie che prende chissà dove, non può sconfiggere l’evoluzione della sua stessa specie. Cioé il campione altoatesino modellato da mastro Riccardo Piatti studiando Nole I di Serbia, così bravo in difesa, così reattivo in risposta, così implacabile nel forcing da fondocampo, così perfezionista nello studio di nuove tecniche e nuove possibilità di miglioramento, così abile a crescere nella proiezione offensiva, a cominciare dal servizio. E, intanto, più giovane e veloce, più capace e svelto nel recupero. Così la sfida fra l’allievo e il maestro sulla terra rossa, la superficie meno amata e vincente di entrambe, fra due dritti che nei momenti topici scricchiolano, finisce 6-4 7-5 7-6 per il profeta dai capelli rossi. Che porta a 5-4 il bilancio, 4-0 nelle ultime puntate dopo una lotta all’ultimo sangue.

 

MESTIERE

Novak mette sul tavolo tutti i 22 anni sul circuito con slice, palle corte e cross negli angoli. Soffre, ansima, sbuffa, nel Philippe Chatrier stracolmo, fra cui spiccano anche ex numeri 1 come del tennis Andre Agassi e star del cinema come Dustin Hoffman, e tiene orgogliosamente botta alle spallate del primo italiano numero 1. Il problema è che il suo clone migliorato avrà anche “una tormenta di emozioni dentro”, come sostiene, ma la tiene a bada in modo egregio e conosce così tanto il suo idolo da anticiparne le mosse. Emblematico il break che decide il primo set: Djokovic serve carico d’effetto, peraltro benissimo, con la palla a uscire da sinistra a destra, ma Sinner è in agguato, al posto giusto, col rovescio a due mani, tutto alla-Nole, meglio di Nole. E, come farebbe il maestro, dal 4-3 passa al 6-4 con un rovescio longilinea che spacca.

 

FISICITA’

Zverev nemmeno ci ha provato, bocciato ancora a livello Slam, Sinner trascina Djokovic dentro un match fisico, lo attacca e tiene il ritmo alto dal primo punto all’ultimo. Non ha l’urgenza di far finire in fretta, ha trascorso in campo meno tempo di tutti i semifinalisti, ha 15 anni meno di Novak. Che, da tenace ultimo dei Fab Four, si porta dalla sua parte il pubblico recuperando il break del 4-3, dopo una micidiale palla corta di Jannik (Spiderman, come lo chiama Mats Wilander, 3 volte campione di Parigi) e fa pensare che riaprirebbe il discorso e anche il match. Figurati quando toglie finalmente la battuta all’italiano che serve per il secondo set sul 5-4. Invece, dal 5-5, Jannik scatta ancora sui pedali e si prende di forza il 7-5 spedendo l’anziano campione sul lettino dei massaggi e poi fuori dal torneo. E fa qualcosa di analogo anche nel terzo set quando salva tre set point ma, al tie-break, prende per stanchezza Nole dopo 3 ore 16 minuti in una partita durissima, con troppi errori (36 a 53) ma tantissimo pathos. “E’ per partite così che amiamo tanto il nostro sport”, chiosa al microfono Alex Corretja, 2 volte finalista. “Siamo tutti fortunati che il migliore di sempre del nostro sport giochi ancora a questo livello”, applaude Sinner – più festante che mai – il campione originale. Che gli dice più volte “Bravo” alla stretta di mano sul net.

 

*articolo ripreso da Il Messaggero del 7/6/25

 

 

 

 

Tags: #rolandgarros

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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