Agli Internazionali d’Italia 2025 anche entrare nel Foro Italico è un’esperienza: ci sono tre ingressi, e ognuno racconta una storia diversa.
Scegli il tuo ingresso… se riesci a trovarlo
L’ingresso principale, quello dell’Obelisco, richiede una serenità zen: oltre cinquanta metri di fila davanti a otto varchi, sotto il sole e tra sbuffi – eufemismo – assortiti. All’altro estremo, l’ingresso dal lato ex aula bunker — il più comodo per chi vuole fiondarsi subito al Centrale — da quest’anno è riservato a disabili e ospiti con biglietto sponsor. Se non fate parte di queste categorie, scordatevelo.
E poi c’è il terzo ingresso, quello lato campo SuperTennis Arena, anche noto come Palazzo di Frozen. Lì si accalcano scolaresche, un fiume di ragazzini con gli adulti accompagnatori, ancora ignari del destino che li attende. Un’orda chiassosa e allegra che restituirà in serata accompagnatori sfiniti.
Sul campo, le storie non sono da meno.
Cristian, la brasiliana onoraria
Cristian batte Putinseva 7-6(5) 7-5.
L’incontro si gioca nel palazzo di Frozen, ovvero ai confini dell’Impero romano.
Sugli spalti, ai cori “Alè Julia!” di un gruppetto di ragazzi con tanto di bandiera kazaka, rispondono con cori “Alè Joao” quasi tutti gli altri. La giocatrice rumena si chiama Jaqueline Cristian, ma dopo aver vinto il primo set, il suo nome cambia. Quasi la metà degli spettatori è brasiliana, l’altra metà sono amanti del Brasile e tutti in fervente attesa per la partita successiva del loro giovane beniamino Joao Fonseca. E visto che la rumena ha vinto il primo set, diventano subito suoi fan: un caso di tifo per interposta persona.
Putinseva gioca con l’ombelico al vento e, a inizio secondo set, parte forte con l’aria di chi dice “adesso qui comando io”. Gioca, si diverte, sorride. Va a servire per il set e si ritrova brekkata. Scaglia la racchetta, si infuria con se stessa e non sorride più. L’altra incita il pubblico a chiamarla con il suo nuovo nome e loro l’accontentano subito. Finisce tra gli applausi, molto calorosi, perché ha avuto la gentilezza di chiudere in due set.
Chi ha bisogno del bodyguard? Lei no
Finita la partita, Putinseva esce dal campo con borsone in spalla e racchetta in mano, stile clava. Chiunque conosca la kazaka teme per l’incolumità della racchetta. La giocatrice schiva la macchinetta da golf che dovrebbe riportarla negli spogliatoi (ci troviamo pur sempre ai confini dell’Impero romano, tempo di percorrenza circa 15 minuti) e si incammina da sola, nessun bodyguard ad accompagnarla. Anche perché, con la racchetta ancora intatta in mano e lo sguardo che sconsiglia qualsiasi approccio, tutti le lasciano spazio.
Joao e il parrucchiere ungherese che spegne la torcida
E quindi finalmente, a seguire, tutto è pronto per il match di Joao Fonseca. I brasiliani sono ovunque: bandiere, cori da stadio, boati a ogni punto. L’atmosfera è più da Maracanã che da torneo ATP. Fonseca affronta l’ungherese Marozsan, un tennista che sembra non sudare mai. Ha i capelli freschi di barbiere e la maglietta perfettamente stirata, pieghe comprese. E soprattutto oggi gioca meglio.
Senza scomporsi nella bolgia tipicamente calcistica, l’ungherese manda il giovane e talentuoso Fonseca negli spogliatoi in due set. I tifosi brasiliani, fortemente delusi ma sempre sportivi, applaudono il vincitore anche se non è quello che speravano. E da quel momento gli spalti si svuotano. Non ci sono altri giocatori brasiliani da tifare, e lentamente ripiegano le bandiere.
Indovina chi viene a cena
Nel frattempo, sulla Grandstand, Svitolina si deve impegnare contro Bouzas Maneiro: 6-4 7-6(2). Il coach di Svitolina sfoggia un cappellino con la scritta: “Drink more water”.
Sul 6-4 3-0 la spagnola sembra spacciata. Il coach di Svitolina guarda l’orologio.
Sulla palla del 4-1 per Svitolina, il suo coach la incita con un non molto originale “Come on, this one!”, che tradotto in italiano significa: “Dai che si va a cena, ho prenotato il ristorante.”
Si sa che invece gli spagnoli vanno a cena sul tardi, per cui Bouzas Maneiro si impegna a mandare in confusione Svitolina, che non tiene più una palla in campo. Si arriva sul 4 pari: il coach valuta di spostare la prenotazione.
Sul 4-5, si dice che forse conviene ordinare con Just Eat. Ma l’idea del delivery non è gradita all’ucraina, che improvvisamente si ricorda le misure del campo, non sbaglia più e porta il set al tie-break. Qui, dopo pochi minuti, guarda il punteggio sul tabellone che indica 6 match point per lei. Svitolina sorride. Il coach si rallegra di non aver spostato la prenotazione. Per stasera cacio e pepe per tutti e un bicchiere di vino. L’acqua la lasciamo per domani.
Sul Centrale, la giornata è breve ma costosa.
Bautista Agut – Arnaldi 6-4 6-3
Swiatek – Cocciareto 6-1 6-0
Paolini – Sun 6-4 6-3
Tre match, 6 set, 51 game totali. Costo del biglietto: da 60 a 206 euro più prevendita. Facendo due conti, ogni game è costato da 1,18 a 4,04 euro. Considerando che Swiatek-Cocciaretto è finita 6-1 6-0, qualcuno potrebbe aver speso circa 15 euro per assistere a un solo game. Speriamo che le prossime giornate offrano più spettacolo e più games.
Queste sono briciole di storie raccolte al Foro Italico: tra ingressi affollati, cori incrociati e racchette sopravvissute, il tennis in fondo, è solo una parte dello spettacolo.
Da Roma, Angelica Fratini (Foto delle nostra inviata Marta Magni)