Il Giro d’Italia 1973 è a tutti gli effetti un “Giro per belgi”. Si parte da Verviers con una crono a coppie vinta da Eddy Merckx in compagnia del connazionale Roger Swerts, si prosegue verso Colonia sempre con il belga dominatore e sempre più maglia rosa e infine si approda in Lussemburgo con Roger De Vlaeminck a segno.
La terza tappa potrebbe esser quella buona per spoderare i belgi dal gradino più alto del podio, ma l’arrivo di Strasburgo è una cosa per velocisti e i fiamminghi sono pronti a ripetersi. De Vlaeminck è deciso a entrare nella mischia, eppure ci sono colleghi più forti come Rik Van Linden a cui si aggiunge l’olandese Gerben Karstens, sempre in quota Centro-Europa.
L’esito della frazione è fra i più scontati: la Molteni di Merckx vuole evitare qualsiasi colpo di mano così tiene la corsa chiusa fino alla città francese bloccando ogni tentativo di fuga. Si arriva così sulle Alpi transalpine con la Rokado e la Brooklyn che sono pronte a lanciare rispettivamente Karstens e De Vlaeminck.

Fra le due formazioni c’è parecchia rivalità, ma soprattutto ciò chi dà maggiormente fastidio è Marino Basso, campione del mondo in carica dopo aver conquistato il titolo l’anno precedente a Gap strappandolo negli ultimi metri a Franco Bitossi. I belgi lo considerano “antipatico” tanto che proveranno in ogni maniera a tenerlo fuori dalla sfida, tuttavia lo sprinter vicentino non fa nulla per rendersi più simpatico agli avversari.
Quando si arriva lungo il pavé di Strasburgo succede il finimondo: Walter Riccomi cade brutalmente sulle pietre venendo portato direttamente in ospedale, mentre Karstens usa le maniere forti per bloccare gli avversari. Il belga spinge prima contro le transenne il francese Daniel Ducreux, poi si ripete con Basso che inizia a inveire contro di lui perdendo la possibilità di giocarsi il successo.
Non contento prende per una spalla il compagno di squadra Van Linden dandosi la spinta e aggiudicandosi la frazione davanti al collega Gustaaf Van Roosbroeck e a Basso. Il gruppo è una totale polveriera: André Dierickx urla contro il vincitore che, nemmeno il tempo di tagliare la linea d’arrivo, tira un pugno a un tecnico avversario che lo rimprovera per il trattamento nei confronti di Ducreaux.

Più che una gara di ciclismo, sembra un incontro di boxe con Basso che si avvicina a Karstens per picchiarlo, ma gli altri atleti riescono a tenerlo a freno. Merckx è sconvolto, lamenta che i suoi colleghi sono dei folli pronti a spaccarsi l’osso del collo e a causare gravi conseguenze anche agli altri corridori. Invoca pene sommarie e minaccia pure di ritirarsi se gli organizzatori non prendono provvedimenti.
Detto, fatto: la giuria prende di mira Karstens e Van Linden retrocedendoli nelle ultime due posizioni del gruppo e infliggendo loro una multa di 50.000 lire nonostante le giustificazioni del secondo che prova a dirsi estraneo dalle lotte interne. A conquistare la tappa è quindi Van Roosbroeck, mentre per Marino Basso non resta altro che accontentarsi del secondo posto davanti a un giovane Pierino Gavazzi. Più che una magra ricompensa, una vera e propria beffa.